Dopo ben sette film, sei dei quali con Franco e Ciccio (I maniaci, I due evasi di Sing Sing, 00-2 agenti segretissimi, I due pericoli pubblici, Come inguaiammo l’esercito, 00-2 Operazione Luna e I due parà), finalmente nel 1966 è possibile ascoltare nuovamente una canzone scritta da Fulci nella pellicola Come svaligiammo la Banca d’Italia, parodia “francoeciccesca” di 7 uomini d’oro e de I soliti ignoti. Il film parte come uno spionistico serio con tanto di furto di gioielli sensazionale. Con l’entrata in scena dei due comici ovviamente il registro cambia. Interpretano due fratelli di un celebre ladro chiamato da tutti “il maestro” al quale puntualmente finiscono per metter i bastoni fra le ruote. Per distrarli dalle loro velleità nel campo del crimine il fratello paga delle donne per tenerli impegnati. Tutto fila liscio fino a quando non gli mette di fianco due svampite cantanti di night affascinate dalla figura del bandito. Senza troppe insistenze convinceranno Franco e Ciccio svaligiare la cassaforte di un locale notturno, il Piper (letto come si scrive). Ed è proprio in questa scena che sentiamo Oh No Baby, brano scritto da Lucio Fulci con Esbe De Paulis, e interpretato dai Cantori Moderni di Alessandro Alessandroni. Lo ballano le persone nel locale mentre Franco e Ciccio, vestiti alla maniera di Kriminal (che era arrivato sul grande schermo quello stesso anno per la regia di Umberto Lenzi), tentano il grande colpo. Ovviamente le cose non vanno come previsto e i due vengono scambiati per i membri del gruppo che sta suonando in quel momento nel locale. Catapultati sul palco non trovano di meglio che improvvisare una versione beat di Vitti ‘na crozza.
Dello stesso anno è il suo primo e bellissimo spaghetti western, Le colt cantarono la morte e fu…tempo di massacro sceneggiato da un altro grande del nostro cinema: Fernando Di Leo. É anche il primo film in cui compaiono alcuni effetti quasi splatter che poi caratterizzeranno la carriera del regista e che lo renderanno celebre fra gli appassionati di tutto il mondo. Per questa pellicola Fulci, insieme a Sergio Bardotti, Ebe De Paulis e Sergio Endrigo, compone la canzone che accompagna sia i titoli di testa che quelli di coda: Back Home, Someday (A Man Alone), interpretata dallo stesso Endrigo. Stando a quanto raccontato da Bardotti il pezzo ebbe grande successo in Giappone tanto che pare raggiunse addirittura il primo posto della hit parade.
Come rubammo la bomba atomica esce nel 1967 ed è una parodia di 007 – Thunderball (Operazione Tuono). Protagonisti sono sempre Franco e Ciccio: il primo pescatore siciliano che vede precipitare un aereo che ha a bordo la bomba atomica e il secondo agente 87 della Spectrales che tenta di recuperarla. Nel film, oltre al canonico cameo di Fulci (è l’uomo che fuma al Waterfront Cafè) compare anche Bonvi, ideatore della serie a fumetti Sturmtruppen. Sul fronte musicale il film è rilevante in quanto vede la presenza di due nuovi pezzi scritti dal regista con Coriolano “Lallo” Gori, Shari El Nil, interpretati dalla misteriosa Elsa (un brano notturno e arabeggiante che si può sentire nei titoli di testa e di coda) e la più movimentata Protesto, rispettivamente fronte e retro di un rarissimo 45 giri edito dall’etichetta Beat.
A questo punto la produzione musicale di Fulci si fa molto più rada e per i successivi undici anni non comporrà nulla dedicandosi esclusivamente al cinema. In questo lasso di tempo scrive e dirige alcuni tra i suoi capolavori: Una sull’altra del 1969, All’onorevole piacciono le donne e Non si sevizia un paperino del 1972, e I quattro dell’apocalisse del 1975. È invece del 1971 il giallo Una lucertola con la pelle di donna che vede impegnato nel commento musicale il maestro Ennio Morricone, che dedica un brano della colonna sonora a Lucio Fulci.
Per riascoltare qualcosa a firmato dal regista romano bisogna aspettare il 1978, quando con Castellano & Pipolo, Giovanni Mauro e Michele Paulicelli sulle musiche di Vito Tommaso scrive le simpatiche Skate board (con la collaborazione dei Pandemonium) e Sarò Franco per Franco Franchi, utilizzate come sigle della trasmissione Buonasera con Franco Franchi. Quest’ultima darà il titolo all’LP promozionale al quale Lucio Fulci collaborerà anche nel brano Frankollection (anche questa scritta con Castellano & Pipolo e Vito Tommaso)
https://youtu.be/coZHYtBFkB8
https://youtu.be/hbqMGkGV9PU
Nel 1980 torna a scrivere canzoni che finiscono in TV, questa volta con Giorgio Mariuzzo sulle note composte da Nello Ciangherotti. Si tratta di Quando è tempo d’amore e Solo ciao, cantate da Claudio Villa nel suo Concerto all’italiana trasmesso sul secondo canale della Rai. La cosa ironica di questa collaborazione è che nel primo musicarello di cui ho parlato, I ragazzi del juke-box, il simbolo della vecchia musica da abbattere era rappresentato dal cantante melodico Claudio Appio, parodia nemmeno troppo velata proprio di Claudio Villa. Vent’anni dopo Fulci si trova invece a scrivere dei pezzi che i giovani protagonisti dei suoi film musicali avrebbero sicuramente detestato.
Nel 1980 è anche la volta della miniserie in sei puntate Un uomo da ridere con protagonista Franco Franchi e girata dal regista per ragioni “alimentari” come affermò il regista. Lo sceneggiato narra la carriera dell’attore Bianco Bianchi (interpretato dal comico palermitano) e con questa scusa ripercorre la storia dello spettacolo nel nostro paese (dall’avanspettacolo alla commedia sexy) in una curiosa ma apprezzabile opera a metà tra la parodia e il musical con cenni biografici. Anche qui non manca il solito cameo di Fulci che non a caso interpreta il portiere di Cinecittà. Le musiche sono composte da Marcello De Martino con i testi scritti a quattro mani dal regista e Giorgio Mariuzzo.
https://www.youtube.com/watch?v=7iHqe-e3pmE
Sempre nel 1980, reduce dal successo di Zombi 2 e ormai in rampa di lancio per diventare il nuovo messia del cinema gore, gira Luca il contrabbandiere, senza dubbio il poliziesco italiano più splatter in assoluto. La storia ha per protagonista Fabio Testi ed è ambientata nel mondo del contrabbando di sigarette napoletano. Dopo sole due settimane di riprese i soldi finirono e Fulci (che compare nell’immancabile cameo nei panni di un mafioso nel massacro finale) riuscì a terminare le riprese solo grazie all’aiuto dei veri contrabbandieri, che oltre a finanziare il film prestarono anche i loro motoscafi per le riprese marittime. Inoltre imposero il cambio del titolo del film, che originariamente doveva chiamarsi Violenza, e modificarono alcuni dialoghi in modo da mettere in chiaro che i contrabbandieri non avevano nulla a che fare con lo spaccio di droga. Si dice che alle riprese assistette anche Giuseppe Greco, figlio del potente boss Michele Greco detto “il Papa”. Come si diceva la pellicola è caratterizzata dalla presenza di svariate scene splatter e una di queste, quella cult in cui a una spacciatrice viene bruciata la faccia con una fiamma, verrà omaggiata nel 2005 da Eli Roth che ne inserirà una uguale nel suo Hostel.
Ma Luca il contrabbandiere è anche la pellicola nella cui colonna sonora figura l’ultima canzone scritta da Fulci, che da lì in avanti abbandonerà il mondo della musica per dedicarsi soltanto al cinema. Il pezzo è You Are Not the Same e lo si può sentire durante una scena ambientata in una discoteca; si tratta questa volta di un motivetto disco, musicato dell’ottimo Fabio Frizzi (che con Fulci collaborerà spesso) e cantato dalle ignote Cricket, che stride non poco col tono cupo della storia.
https://youtu.be/DhhEEd2bK2w
Il proficuo rapporto fra Lucio Fulci e la musica s’interrompe qui, ma il suo nome su un disco comparirà ancora nel 1993, a due anni di distanza dal suo ritiro dal mondo del cinema a causa della malattia. Non si tratta però di una nuova canzone, ma di un breve messaggio che il grande regista romano manda ai suoi fan al termine di una raccolta di pezzi tratti dalle colonne sonore di alcuni suoi film. Su tappeto sonoro composto da Giovanni Cristiani ci parla, prima in italiano e poi in inglese, della paura come del sentimento più liberatorio di tutti.
Quale miglior modo per chiudere lasciandovi alla sua voce e al suo augurio finale.