Lucia Cassini è una poliedrica virtuosa, attrice (ottenne una parte ne La città delle donne di Federico Fellini) e cantante partenopea, che avrebbe voluto diventare l’astro nascente dell’entertainment ma, come il suo cognome ci suggerisce (o meglio non ci suggerisce), ha potuto esplorare lo showbiz solo mediante passaggi fugaci come una sonda spaziale.
La biondissima Lucia all’inizio degli anni ’80 ottenne una breve popolarità nelle televisioni private napoletane cantando questa “Balla Concetta” che gioca goliardicamente proprio sul dualismo insito nell’output creativo proposto dalla Cassini e sul fallimento che ne deriva: ci prova con il cinema ma le viene preferita Sofia Loren, ci prova con la musica ma arriva in ritardo rispetto a Donna Summer. Non contenta, tenta anche la via del matrimonio, innamorandosi però di un uomo sposato, con conseguente riavvicinamento alla moglie.
Insomma Lucia sembra incarnare davvero la sfiga con i capelli ossigenati.
Invece di andare a chiedere un’miracolo a San Gennaro la nostra, con stoica convinzione, non si dà per vinta e in seguito al racconto delle sue disavventure rinnova il suo proposito ad emergere, per venire però costantemente schernita da una voce maschile che commenta con nonchalance ai limiti dello sfottò:
Balla balla balla Concetta,
La tua vita è una sigaretta,
L’hai fumata troppo in fretta,
Balla balla balla Concetta.
Il pezzo, datato novembre 1981 e rivisitato varie volte da remixer più o meno dotati ma originariamente in stile funky, termina con una sorpresa: semplicemente il miglior solo di tastiera della storia, con buona pace di Keith Emerson e Chick Corea. Dopo i ritornelli finali infatti, lo strumento penetra i timpani con un suono di onda sinusoidale, saltellando veloce tra le note di una scala ascendente, spaccando tutto il possibile nel corpo dell’assolo ed uscendone con l’understatement di chi sgranocchia pop corn al caramello.
Uno dei migliori momenti di delirio strumentistico di sempre, meraviglioso fastidio eguagliato solo dal 45 giri ad opera dei Temple City Kazoo Orchestra.
Simone Caronno