“Il Natale, quando arriva, arriva!” (Renato Pozzetto)
Il Natale è magico. Lo dicono tutti, quindi dev’essere per forza vero. La magia del Natale però opera in maniere diverse e misteriose. Ad alcuni porta gioia e felicità, ad altri il più grande sbattimento dell’anno, tipo ultima mazzata sulle palle prima del capodanno, come se festeggiare l’anno nuovo non sia di per sè fonte di grandissimo stress.
Nessuno però può negare che ci sia la volontà di rendere questa festività la più gioiosa in assoluto, la più grondante di smancerie e buonismo, sorrisi, addobbi, luci, parenti e vero orrore in assoluto: abbracci e baci. Il Natale però è bello, perché ci sono le ferie, ti sfondi di cibo senza peccato e si avvicina la tredicesima. A Natale si festeggia quello che vogliono spacciarci come il compleanno di Gesù, che però non offre mai da bere, a nessuno, il taccagno, forse perché la sua festa viene surclassata dal vero eroe dei festeggiamenti, Babbo Natale, che non offrirà da bere, ma si fa perdonare regalando cianfrusaglie a casaccio.
Ma c’è una cosa fondamentale che riempie le orecchie di questo mondo per tutti i due mesi di preparazione alla festa (c’è chi organizza in meno tempo un matrimonio): la musica! Da una società che teme il silenzio come la peggiore delle malattie, dove tutto deve avere una colonna sonora, cosa ci si può aspettare per questo immancabile evento? Ebbene sì, le canzoni, o gli interi album, a tema natalizio, senza contare i duetti, e le immancabili compilation.
Giusto per farvi capire da quanto tempo le compilation di dubbio gusto rovinano i vostri padiglioni auricolari, è doveroso rispolverare “Natale con i tuoi” raccolta uscita nel lontano 1983 bella quanto lo spot promozionale che ne accompagnò l’uscita.
Tra le canzoni di questa compilation troviamo un’improbabile versione synth-pop di uno dei più grandi evergreen natalizi: “Tu scendi dalle stelle”, qui eseguita da un Ivan Cattaneo ormai avvezzo alle cover venendo dall’enorme successo degli album “Duemila60 Italian Graffiati” del 1981 e “Bandiera Gialla”, proprio del 1983, entrambi contenenti solo riarrangiamenti di successi italiani anni ’60.
Se già la versione originale del brano è una nenia lagnosa, non me ne vogliano i credenti, che non si può proprio sentire, colpa anche delle bande di cori parrocchiali con il loro porta a porta, la versione di Ivan Cattaneo è decisamente estenuante. Certamente dobbiamo ringraziare il cantante bergamasco per essersi limitato a recuperare solo le prime due strofe delle sette strofe originali e un ascolto attento non può non notare che il testo è leggermente modificato in un paio di punti, ma azzeccatissimi. Prima di tutto c’è quel “quanto MI costò l’avermi amato” nella prima strofa, forse frutto dei sentimenti contrastanti dovuti al successo degli album di cover contro la propria produzione cantautoriale.
Per fortuna di Ivan Cattaneo, noi ricordiamo ben altri album e canzoni, e di questo brano possiamo solo dire che sia stato un errore dovuto alla maledetta magia del Natale.
Tu scendi dalle stelle
Tu scendi dalle stelle o Re del cielo
E vieni in una grotta al freddo e al gelo
E vieni in una grotta al freddo e al gelo
O Bambino mio divino
Io ti vengo qui a trovar
O Dio beato!
Ahi, quanto mi costò l’avermi amato!
Ahi, quanto mi costò l’avermi amato!
A te che sei del mondo il Creatore
Di pace, gioia, amore, o mio Signore
Di pace, gioia, amore, o mio Signore
O Bambino mio divino
Io ti vengo qui a trovar
O Dio beato !
Ahi, quanto ti costò l’avermi amato!
Ahi, quanto ti costò l’avermi amato!