Per iniziare, una precisazione. Penso che sia davvero molto difficile prendere una canzone di Fabrizio De André, o come in questo caso, un suo adattamento, e renderla propria senza snaturarne l’essenza.
Non so se è una cosa mia, ma non ho mai sentito una versione riarrangiata di un suo pezzo che mi soddisfacesse davvero. Raramente ho sentito qualcuno cantarlo o suonarlo in maniera diversa (rock, pop, classica) senza aver voglia di ascoltare la versione originale.
Con queste premesse va da sé che l’idea di una delle canzoni più conosciute di Faber, mirabilmente reinterpretata da Gabry Ponte, il “Gran Guru di quelli che sanno schiacciare il tasto play”, mi lasciava quantomeno perplesso.
Per quel che ne sapevo io, la cosa che più aveva avvicinato Ponte Gabriele al cantautorato italiano era stata quella canzone degli intramontabili Eiffel 65 in cui mischiavano parti dei testi di canzoni famose come “tributo” agli interpreti originali; anche perché i testi scritti da loro ti fanno perdere fiducia nell’umanità.
Sapevo che la sua indole da diggèi degli anni ’90 lo avrebbe probabilmente portato a fare delle scelte discutibili. Difatti, seguendo il criterio del: “facciamo l’esatto opposto di quello che dovrei fare”, il pezzo si apre con una voce da inquisizione spagnola che solo nei più arditi sogni del suo proprietario ricorda quella di De André che ci legge una storia:
Impiccheranno Geordie con una corda d’oro
È un privilegio raro
Rubò sei cervi nel parco del re
Vendendoli per denaro
Fortunatamente, dopo una riproposizione della melodia nel modo più squisitamente anni ’90 possibile, tutto cassa Rotterdam, synthoni e basso in levare, perlomeno la voce di una tipa ci dà un po’ di sollievo, non sarà Corona o la Gillette di “Don’t want no short dick man”, ma sempre meglio di Johnny Caverna di prima… E allora vai di cassa!
Impiccheranno Geordie con una corda d’oro
È un privilegio raro
Rubò sei cervi nel parco del re
Vendendoli per denaro
Va bene, lo ripete, probabilmente vuole cancellare l’orribile ricordo della voce all’inizio, grazie lo apprezzo, dai, vai avanti col testo:
Così lo impiccheranno con una corda d’oro
È un privilegio raro
Rubò sei cervi nel parco del re
Vendendoli per denaro
Ok, mi fa piacere per lui, ma non c’erano anche altri personaggi? Non c’era qualcuno che piangeva per la sua sorte? Non c’era un viandante a cui veniva raccontata questa storia? Non c’era dietro tutto un discorso di ingiustizie e leggi arbitrarie? Non è questa per caso la cover di una canzone di un artista che viene ascoltato soprattutto per i suoi testi e che per realizzare questo in particolare ha anche dovuto affrontare un lavoro di adattamento dall’originale inglese? No davvero, ve lo sto chiedendo, dopo aver sentito così tante volte questa versione non me lo ricordo più.
Quindi, com’era prevedibile, la canzone non ha praticamente più nulla da offrire: una sola strofa rimestata dalla cantante con un’ossessività che rasenta la follia, a un certo punto torna pure l’inquisitore e, per qualche motivo, quando la ripetitività sta quasi per concretizzarsi in un oggetto solido, ci sparano dentro la strofa di “Call Me” dei Blondie. Il che, ovviamente, non può che portare a un solo risultato… Disco d’Oro in una settimana!
Bravo Gabry, ce l’hai fatta di nuovo!
Gabriele Tura