Dimenticatevi i Righeira. Qui parliamo di uno dei tormentoni estivi più bizzarri che siano mai esistiti, sebbene non possa considerarsi la classica hit da spiaggia sudamericana e benché (per fortuna) non abbia mai raggiunto la nostra penisola.
Se vi lamentate ogni singola estate per il solito tormentone irritante di turno in lingua spagnola con ritmi latino-americani o, peggio, simil-reggaeton, questo disco probabilmente potrebbe rappresentare un equivalente della dimensione fatta di dolore puro in Hellraiser. Non si tratta di gusti personali, perché anche qualora foste fan sfegatati di questo tipo di musica vi ritroverete annichiliti da tutto ciò che ascolterete.
Siamo in Venezuela nel lontano 2003 quando un duo chiamato Francisco y Fernando pubblica questo “Vamos a la playa”, un piccolo album autoprodotto, realizzato in piena economia e con l’aiuto di amici stretti, probabilmente tutti vicini di ombrellone. Ovviamente il tutto passò completamente inosservato, probabilmente anche a causa della sua distribuzione molto limitata, che immaginiamo non andasse molto oltre il lido balneare in cui i due autori usavano stazionare durante l’estate.
il disco cadde immediatamente nel dimenticaio, finché l’anno successivo, del tutto inaspetatamente, una metà del duo, Francisco detto “El Playero” (un nome un programma) partecipò al programma TV Libre, una sorta di talent show specializzato in artisti emergenti trasmesso su Televen, una delle principali emittenti televisive del paese.
In questa occasione Francisco el Playero dopo essersi presentato come “cantautore reggaeton” (ah però!) decise, senza pudore alcuno, di cantare il già temibile brano che dava il titolo al disco in una versione inspiegabilmente a cappella. La terribile performance non passò inosservata, diventando un vero e proprio fenomeno virale del suo paese, sebbene forse non come aveva immaginato.
A seguito della leggendaria esibizione avvenne anche la riscoperta del disco ma i guai non finirono perché al povero duo toccò, come se non bastasse, di entrare anche in tutte le liste delle peggiori copertine di tutti i tempi. E a ragione, viste le tristi espressioni dei due ragazzotti che più che latin lover da spiaggia (possiamo chiamarli “playeri”?) sembrano profughi costretti all’esilio, passando per le sottili e involontarie suggestioni omosessuali, fino all’irrealistica foto appiccicata sullo sfondo opera di un maldestro lavoro di photo editing.
Ascoltando “Vamos a la Playa” la prima impressione è quella di una raccolta di basi pressoché identiche in tutti i brani, ripetitive e monotone fino allo straniamento psichico; abbiamo più di un sospetto nel ritenere che siano quelle pre-impostate sulla vecchia pianola che la loro zia usava per cantare in Chiesa la domenica. Per la gioia dell’ascoltatore i due ragazzotti ci cantano quindi sopra semplici frasi monotonali ripetute pedantemente seguendo la musica. Attenzione, il tutto senza alcuna melodia che tal possa definirsi né la benché minima variazione. Nemmeno una.
Neppure nel peggior villaggio vacanze o alla sagra della frittura troverete una cosa del genere, perché probabilmente suonare una musica del genere in pubblico costituirebbe un reato verso la comunità. A nulla servono le ballate d’amore più tranquille come “Mariluisa” o “Te Estudio”, iper-sdolcinate e stucchevoli senza ritegno.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLZIuE-cc37xKkRFCRLBPMbUR831yLiwTI
I veri “capolavori” sono però i brani più danzerecci che lasciando semplicemente allibiti, anche senza il bisogno di dare alcuna attenzione ai testi, che sembrano frutto del brainstorming più selvaggio, come nel brano “Con la P” («Con la P, con la P, con la PPP / Podemo decir pana, pana, panaderia / Ponte, ponte, ponte, las pilas / Para que bailes con alegria») o la romantica “Yo Quiero”, non più lirica e coerente, ma almeno più autobiografica e onesta riguardo la composizione del brano, prima di venir sommersi di rumori fatti suonando la tastiera a caso («me tardaria un minuto por escribirte una cancion / Mi tenia cinco goles en un juego de futbòl / te va daría una estrela, una luna y un sol / Muchacha de un casos claros de gran familia y education»). Impossibile poi non ballare sul ritmo di “Reggae”, il cui doloroso ritornello fa «rigui, rigui rigui rigui / rigui rigui rigui / rigui rigui rigui».
Come ciliegina sulla torta il successo virale di “Vamos a la playa” portò persino alla realizzazione di un videoclip in una versione internacional in cui si susseguono i versi della canzone in varie lingue tra cui anche l’italiano; qui i due reggaetoneri ci fanno un invito che non si può rifiutare «andiamo / andiamo alla piaia / andiamo a godere» presentando il tutto esplicitamente «à la Jovanotti».
Il senso di povertà e tristezza che trasmettono le riprese si accompagna alla perfezione alla musica, dove troviamo alcune tra le peggiori scene di recitazione che si possano immaginare con tanto di audio inspiegabilmente registrato in presa diretta.
Non mancano, ovviamente, anche dei passi di danza per un improbabile balletto dell’anno che, ovviamente, fallisce miseramente; sembra la parodia di una parodia di un brano reggaeton qualsiasi che già di suo sarebbe pressoché indistinguibile da un’ipotetica presa in giro. Perlopiù, nella sua radiante malinconia, il videoclip è tristemente carente dei caratteristici cliché di questo tipo di musica, tra cui il machismo estremizzato, le numerose ragazze avvenenti e maggiorate e l’ostentazione del denaro.



Dopo questo esordio col botto, Fernando sparì dalla circolazione, mentre Francisco, crogiolandosi del suo soprannome, continua ad esibirsi localmente ogni estate senza essersi mai fermato, e a quanto pare, ha anche continuato a registrare altre canzoni.
Probabilmente ascoltare quest’album dovrebbe divenire il soggetto di una prova di resistenza. L’obiettivo sarà difficile, ma si mormora che diverrete “el rey delle spiagge del Sudamerica”.
Come si può tralasciare un’accattivante canzone estiva che ha delle strofe come «Se andiamo al porto / non vedremo alcun morto»?
Vamos a la Playa
Vamos, vamos a la playa
Vamos a gozar
A la siete de la mañana se me occurio
Decirte ponte un traje de baño y un short me pondré yo
Disfrutaremos con tu hermana, con mi hermano el sol radiante con mucha diversion
Vamos, vamos a la playa
Vamos a gozar
Si vamos a Quisandal, lo mejor es nadar
Si vamos al playon, gozaremos un ‘bolon’
Si vamos a Cata, habla re con tu papa
Si vamos a Morrocoi, nos iremos desde hoy.
Vamos, vamos a la playa
Vamos a gozar
Si vamos a Ocumare, no llevemos a tu madre
Si vamos a Chuao, nos diremos “Chao pezca(d)o!”
Si vamos al Rincon, ese sito es el mejor
Si vamos al puerto, no veremos ningun muerto.
Nota: Quisandal, Cata, Morrocoy e Chuao sono famose spiagge del Venezuela