Il 1988 segna la nascita del fenomeno rap mainstream in Italia. Gli artefici, manco a dirlo, sono la cricca di Radio DeeJay. Prendi la verve creativa e il fiuto da talent scout di Claudio Cecchetto, aggiungi un Lorenzo Cherubini, ai tempi solo Jovanotti, al top della sua verve ignorante e guascona (prima che diventasse il menestrello impegnato che la massa celebra al giorno d’oggi), condisci tutto con una musica urban, cool e in rapida ascesa oltreoceano quale il rap (non la paccottiglia di oggi ma quello cazzuto di artisti monstre quali Run DMC, Afrika Bambaataa, Raheem, Public Enemy, Beastie Boys e altri di questo calibro). Il prodotto è fatto e finito, pronto da dare in pasto al “bel movimento” di giovanissimi fan che il DJ-presentatore-cantante raccoglieva in tutta Italia.
Un album stravenduto in cascina (Jovanotti For President), una serie di singoli di successo (Gimme Five, Go Jovanotti Go, The Rappers, È qui la festa?) anche con lo pseudonimo di Gino Latino (Yo e Welcome), un libro con tanto di prefazione di Roberto D’Agostino (Yo, brothers and sisters. Siamo o non siamo un bel movimento?), una trasmissione pomeridiana che portava il suo nome (1, 2, 3 Jovanotti), in cui in maniera esagitata ospitava artisti affermati e future stelle alle prime armi (tra cui ricordiamo con affetto degli irriconoscibili Max Pezzali e Mauro Repetto sotto il nomignolo de I Pop), accompagnato da Lulli, il cosiddetto bambino più fortunato del mondo, una vera e propria mascotte in carne e ossa che lo accompagnava sul palco imitandone mimiche e comportamenti. Poteva quindi mancare l’antologia stile Reader’s Digest?
https://youtu.be/arMFiopa-rQ
La compilation intolata semplicemente DeeJay Rap ha una scaletta di quelle giuste con 14 tracce di artisti d’oltreoceano (solo 12 nella versione in vinile con l’omissione di Shake Your Thang delle Salt-N-Pepa e He’s The DJ, I’m The Rapper di Jazzy Jeff & Fresh Prince a.k.a. Will Smith) tutti già considerati veri e propri guru internazionalmente. Ad «accompagnare solo», il pezzo introduttivo in salsa italica The Rappers, tratto dall’album Jovanotti For President, in cui con un inglese dalla pronuncia tutto sommato decente l’allora rapper celebrava la grandezza degli autori delle stesse e la loro sacralità al cospetto della galassia della musica rap. Il tutto su una base senza infamia e senza lode, che all’inizio può sembrare uno stacchetto preso da una puntata di college, ma che in realtà ha il suo perché se inserito nel continuum musicale di genere. È interessante anche notare come il divario tra la musica rap locale e quella americana fosse ben più ristretto allora che adesso, o perlomeno per ciò che riguardò il decennio degli anni ’90 fino alla fine del primo decennio dei 2000.
Se poco si può dire della compilation, vista la sua natura antologica e vista la portata di pezzi quali I’m Bad di LL Cool J, Dance Floor di Raheem o Mary Mary di Run DMC, tanto per menzionare i miei preferiti, è giusto spendere due parole per l’atmosfera che mi ha riportato alla mente il suo ascolto: gli anni in cui il Jova era uno sbarbato che aveva in mente di divertirsi e di fare casino, sfoggiando mise improponibili e sgargianti, una mimica da orangotango e un’ignoranza spensierata che ora appare molto lontana, visto il veloce cambio che lo ha portato a essere sempre meno Jovanotti e sempre più Lorenzo Cherubini. Piaccia o non piaccia, l’abilità di un artista sta anche nel riuscire a evolvere il suo personaggio. Di sicuro però, almeno nel mio caso, la nostalgia per quel Jova è tanta.
Tracklist
01. Jovanotti – The Rappers
02. Run-DMC – Mary, Mary
03. LL Cool J – I’m Bad
04. Mantronix – Simple Simon
05. Public Enemy – Don’t Believe The Hype
06. Wee Papa Girl Rappers – Heat It Up
07. Salt-n-Pepa – Shake Your Thang *
08. Fat Boys – The Twist
09. Richie Rich – Turn It Up
10. Afrika Bambaataa – Sho Nuff Funky
11. Raheem – Dance Floor
12. Derek B – Bullet From A Gun
13. Beastie Boys – No Sleep Till Brooklyn
14. DJ Jazzy Jeff & The Fresh Prince – He’s The DJ, I’m The Rapper *
* solo nela versione CD e MC