Che il calcio e la musica siano strettamente legati non lo scopro certo io, direbbe un qualsiasi calciatore in una qualsiasi conferenza stampa usando la banalità che è tipica delle dichiarazioni che normalmente gli competono.
Fatto sta che i calciatori che hanno registrato una canzone si contano sulle dita di un millepiedi (ipotizzando che le abbiano). Ci sono le canzoni per sponsorizzare varie campagne di beneficenza, gli inni delle squadre (Pazza Inter), Ruud Gullit e il reggae (miracolato dell’antidoping?) e Alexi Lalas, l’amerrigano del Padova dalla chitarra elettrica.
In Italia, ovviamente, per non essere da meno, abbiamo avuto anche noi chi si è cimentato nel canto appena fuori dal rettangolo da gioco. E anche qui, come nell’intro, una frase di tale bruttezza stilistica mi sembrava congeniale a quanto sto per presentare, ovvero Sto correndo di Giuseppe Galderisi, in arte “Nanu”.
Galderisi è un ragazzo del ’63 e mi piace chiamarlo così anche un po’ per la somiglianza con l’eterno ragazzo Gianni Morandi. Ha giocato in un numero considerevole di squadre in Italia, tra cui Milan, Juventus, il Padova (grande amore) e l’incredibile Verona dello scudetto (semifantascienza). Ed è proprio a Verona che il nostro piccolo e tenace centravanti, così veniva descritto nello stile di gioco, ha dato sfogo alla sua vena artistica. Sto correndo infatti esce nel 1985, si dice dopo la sconfitta con il Torino che quasi stava per cancellare l’incredibile sogno dello scudetto gialloblù (ciao mamma sono Bruno Pizzul). E invece, con la carica che solo la sua musica può dare, la situazione si ribaltò e partì la volata che trasformò in leggenda la stagione, grazie ai gol e alle parole a caso di Nanu.
Una storia affascinante, come quella dell’etichetta che produce il disco, la American Records, che nata solo l’anno prima, dopo l’uscita del singolo che farà impazzire tutta Verona produce altre sottoetichette che si dedicheranno, probabilmente per il trauma subito, a techno, trance e hardcore. Se questo fatto non vi riempie il cuore di gioia come è stato per me, passiamo allora a parlare nel dettaglio della canzone.
https://youtu.be/Uu2q91CbqQI
Sto correndo è senza dubbio un piccolo capolavoro, a partire dall’intro dal ritmo vagamente reggae europeo fino alla schitarrata che irrompe subito, come se gli Iron Maiden suonassero i Toto. Subito riconosciamo la grande passione mai nascosta di Nanu per Renato Zero, che potremmo definire il nostro Elton John che guardacaso è grande appassionato di calcio, presidente del Watford (club inglese di prima divisione) e grande amico di George Best. Solo coincidenze? Io non credo proprio.



Ma quanto più mi colpisce della ballata di Nanu è il testo, credo, e spero, scritto proprio da Galderisi. Tecnicamente è snello, asciutto, diretto e racconta in prima persona lo scendere in campo e le emozioni che si provano quando tutto il pubblico è lì per vederti giocare. Prendiamo la prima frase «Entra svelto tocca a noi, sohottopahassaggio» con quell’allungamento delle vocali a favorir la metrica, a darle un assist che devi solo spingere dentro.
Poi inizia il dialogo con i tifosi e subito le emozioni la fanno da padrona nel verso «Siete in centomila lassù / sentirsi solo». Ma c’è poco spazio per preoccuparsi della solitudine di Nanu che immediatamente il nostro broncio si trasforma in sorriso: «Un urlo rimbalza nel cielo e torna giù / e mi dà coraggio».
Segue l’apparizione di un angelo che gli chiede di insegnargli a giocare bene in paradiso come fa lui e poi Nanu si accorge che sta sognando oppure che è fattissimo, e ritorna in sé andando a segnare nel ritornello con quel’ urlo «Passa la palla Pino» che sembra cacofonicamente troppo simile a «Butta la pasta Pino». Infine Nanu porta la squadra alla vittoria «Colpo di testa / rete» e corre a ringraziare i tifosi, i veri artefici del suo successo, i centomila lassù. E così si chiude alzando di un tono e al giro dopo facendo sfumare frettolosamente il tutto.
Un peccato che la carriera canterina di Giuseppe Galderisi si sia fermata a questo splendido episodio, chissà che cosa avrebbe potuto regalarci la sua musica se solo non avesse scelto di fare l’allenatore.
Voto alle scelte della vita: 2. Egoista.
Riccardo Valentino