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Donatella Rettore e il kobra: la censura colpisce l’amore e non il serpente

Il famoso Kobra «non è un pitone ma un gustoso boccone», ma il problema per la censura è quel «quando amo te»

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Quando si parla di Donatella Rettore è facile ricordare i suoi più celebri successi, ma spesso ci si dimentica che alle soglie degli anni ’80 ci arrivò dopo anni di dura gavetta. Fu Lucio Dalla che quando lei aveva solo 18 anni convinse la mamma a lasciarla andare in tournée con lui per aprire i suoi concerti.

E’ una Rettore irriconoscibile rispetto a quella che raggiungerà la fama, i primi anni sono quelli
del cantautorato, un paio di album all’attivo, due Festival di Sanremo (1974 e 1977) decisamente in sordina e il brano La Berta che nel 1976 per qualche strano motivo diventa una hit in Germania.

Il motore Donatella Rettore inizia a carburare solo nel 1979 con l’album Brivido divino, quando
diventa semplicemente Rettore e s’impone con un look aggressivo e alla moda; da qui
inizia la trasformazione che la porterà ad assomigliare all’icona che più facilmente
riconosciamo anche oggi. Un singolo in particolare riesce finalmente a sdoganarla a un
pubblico più vasto, quello Splendido splendente che al Festivalbar del 1979 la incorona rivelazione dell’anno. Una canzone che anticipa incredibilmente la tematica della chirurgia plastica che negli anni a seguire esploderà. Ormai ci siamo, gli anni ’80 sono a un tiro di schioppo e Donatella Rettore ha pronta una canzone scioccante, s’intitola Kobra, ma attenzione, non parla di un serpente. La canzone parla proprio di un’altra cosa.

Negli anni ’80, quelli della degenerazione definitiva della commedia sexy all’italiana, l’imperativo è quello di gettarsi alle spalle il più presto possibile i grigi anni di piombo dai quali si sta uscendo, tutto deve brillare il più possibile, tutto deve luccicare e scintillare, proprio come cantava quella ragazza di Castelfranco Veneto, tutto deve essere «splendido splendente»; le reti televisive private sono pronte a iniziare una guerra senza esclusione di colpi alle vecchie e stantie reti statali, la prima rivoluzione sessuale ormai è passata da un pezzo, ora tutto deve diventare sfacciato ed esplicito. Gli anni ’80 in televisione saranno dedicati al divertimento sfrenato, le ragazze avranno seni immensi, come le showgirl del Drive InSabrina Salerno, e si potranno spogliare senza alcun tipo di pudore di fronte alle telecamere come nel famigerato Colpo grosso di Umberto Smaila.

donatella rettore kobra

Donatella Rettore è pronta a dare il via a tutto questo, e la miccia si accende proprio nel corso di una trasmissione su una rete privata, Antennatre, lei è la cantante-showgirl presentatrice che da qualche anno aiuta la celebre coppia Ric e Gian nella conduzione del programma, qui impara il mestiere, qui capisce come si può giocare con la televisione, qui s’impadronisce definitivamente del suo personaggio e qui debutta Kobra.

Mi fa sempre molto ridere trovare in rete articoli dedicati alla spiegazione del brano Kobra, anche quando sento parlare di doppio senso in realtà sorrido. No, Kobra non è un brano ad ambientazione zoologica; qui si decanta il «nobile servo che vive in prigione», penetrante come «una lama», languido come «un sospiro», totalizzante come «un impero», statuario come «un blasone di pietra ed ottone», ammaliante nelle sue movenze e nei suoi modi: «il kobra si snoda, si gira mi inchioda, mi chiude la bocca, mi stringe mi tocca», come fare ad essere più espliciti di così?

E’ di nuovo il Festivalbar di Vittorio Salvetti a premiare proprio il brano Kobra, si parla di un primo posto nella categoria donne e un secondo nella classifica generale o di un ex aequo con Miguel Bosè e la sua Olympic Games (scritta con la zampino di Toto Cutugno) che ha decisamente perso la sfida del tempo nell’immaginario collettivo rispetto a Kobra. Miguel Bosè giovane e bello dentro a delle tutine colorate aderentissime lo ricordavo ma questa sua canzone onestamente l’avevo rimossa.

Tornando al nostro cobra che «non è un pitone ma un gustoso boccone», quello lo ricordavo molto bene e mi sono molto stupito di non trovare nulla riguardo allo scandalo che un testo di questo tipo avrebbe dovuto suscitare. In effetti il brano della Rettore venne censurato ma in maniera davvero insensata: la strofa incriminata è l’ultima, che così nel testo stampato sulla busta dell’LP viene omessa. La cosa bizzarra è che la canzone non viene toccata e il brano viene cantato integralmente in quasi tutte le esibizioni televisive. La frase epurata è: «quando amo te». E’ come se, non sapendo più dove mettere le mani su un testo che più che al doppio senso punta da subito all’esplicito, si fosse deciso di cancellare il contesto, cioè se il cobra non è un serpente in generale la accettiamo, ma se il cobra che non è un serpente lo contestualizzi nell’atto di amare qualcuno allora no, allora è veramente troppo. Fu cosí che la fredda e insensibile mano del censore calò sul cobra e colpí l’amore al posto del serpente.

Happy ending della nostra storia: Kobra vince l’edizione del Festivalbar del 1980 nella categoria donne come dicevamo, ma, cosa più importante, dando ufficialmente il via agli anni ’80 nel nostro Paese. Il singolo trascinerà al successo il quarto album di Donatella Rettore, quel Magnifico delirio che contiene anche un’altra canzone un po’ birichina e che non passa inosservata. Il brano Benvenuto attira l’attenzione per un paio di strofe anche in questo caso un filo esplicite: «Benvenuto per sempre, sulla pancia ed assetato. Benvenuto in gola e nel palato. Benvenuto uomo». Aridanghete Donatè, una te la facciamo passare ma due di seguito è un po’ troppo, e fu cosí che la RAI impose una decisa censura delle strofe incriminate. 

Ariele Frizzante

Se vuoi ascoltare la storia di Kobra di Donatella Rettoreclicca qui per riprodurre l’episodio di SBAM podcast di Ariele Frizzante.

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