I primi anni ’90 hanno visto sbocciare una serie di artisti votati al revival italiano pop di qualche decennio passato. Operazioni talmente prive di personalità e votate al facile lucro che la differenza tra l’omaggio e il tarocco fatto ad arte diventa pericolosamente sottile.
I più famosi furono sicuramente gli Audio 2 che riportarono in classifica la voce di Lucio Battisti su innocui motivetti pop, tanto che più di un ascoltatore rimase sorpreso nello scoprire che la voce non era del divino Lucio bensì dei più dimessi autori di Mina.
Un po’ più in sordina arrivò il debutto anche di Anonimo Italiano, altro interprete-clone che riesumava questa volta la voce e le canzoni più populistiche del Claudio Baglioni che fu. Nonostante fosse una sorta di freak che si esibiva con il volto coperto da una maschera e che quando parlava usava un filtro per la voce, il pubblico lo accolse a braccia aperte (probabilmente pensando si trattasse di un’operazione pubblicitaria dello stesso Baglioni), tanto che si beccò una diffida da parte del vero cantante romano.
Ultimo della lista fu tale Arcano, ovvero Dino Moroni, che nel 1995 partecipò alla trasmissione televisiva “Re x 1 Notte”, in cui interpretò i brani di Vasco Rossi in maniera terribilmente convincente: stesse movenze, stessi occhi azzurri e stessa voce.
Fiutando il potenziale affare l’anno successivo gli viene confezionato un intero disco trascinato dal singolo “Vasco Non Vasco”, un brano cesellato minuziosamente in termini di metrica, lessico e interpretazione, tanto da suonare più vero dell’originale nella sua pochezza. Un concentrato scientificamente studiato del Blasco più inutile (ma non ancora molesto).
Prova a guardarti allo specchio
ed avere un dubbio anche te
prova a sentire la tua voce
e capire in ritardo chi è
prova a girare per strada
ed avere sempre Vasco con te
prova ad essere me
e poi prova a pensare a te.
Vasco non Vasco per me volano gli anni
e cresce dentro la rabbia che c’è
la tua vita è una vita da grande
lascia un angolo anche per me
Vasco ricorda loro fanno dei danni
ed io sono incazzato perché
sanno pensare solamente ai guadagni
l’hanno fatto un giorno con te.
In questo caso si tratta chiaramente di un tributo, senza nessuna maschera o pretesa di personalità artistica, anzi la canzone è un appello piuttosto che un omaggio. Arcano racconta della sua triste esistenza sempre all’ombra del rocker di Zocca, tanto che stenta a riconoscere chi dei due sia il vero Vasco, implorando il suo idolo (e indirettamente i sui fan) di concedergli un’opportunità (scordandosi per un attimo che lui stesso ha deciso di abnegare la propria personalità per cercare di essere il suo idolo, ma vabbè…).
Qualcuno ipotizza che sia stata tutta colpa di Fiorello, delle sue maledette imitazioni e del “Karaoke” che spopolava in quegli anni, ma forse si tratta semplicemente del solito popolo bue.