La musica napoletana moderna è uno di quei generi popolari, pochi a dire il vero, che continua a stupirci e a proporre personaggi davvero originali. Purtroppo capita che molti di questi si prendano davvero troppo sul serio; negli anni ottanta invece era facile trovarne diversi che si esibissero non solo in canzoni serie, ma anche in pezzi naturalmente giocosi o, come spesso capita, terribilmente osceni.
Oggi parliamo di Angelo Cavallaro, cantante neomelodico che siede perfettamente a metà tra l’oscenità e la risata facile. Difatti è facile notare come la sua discografia sia composta da ogni tipo di canzone possibile: sentimentale (“Amami”), deprimente (“Io Morirò”), folle (“Me l’Ho Fatta Addosso”).
Costui usava esibirsi negli anni ottanta su Antenna Sud, emittente gelese che quelli di voi che bazzicavano Mai Dire TV ricorderanno per aver regalato al mondo diverse perle di oscenità. Il nostro si vedeva spesso circondato di ragazzine, alcune in età addirittura prepubescente, mentre si lanciava in balletti improponibili, badando ben poco all’andare a tempo con le parole del suo pezzo.
Un artista davvero poliedrico che con “A Pugni In Faccia” ci ha regalato uno dei momenti più geniali della produzione neomelodica napoletana degli ultimi anni.
Sappiamo che di canzoni ne sono state scritte un’infinità, soprattutto sull’abbraccio mortale tra amore e gelosia, tanto che di argomenti originali non ne esisteranno più, giusto? Così pensavo anche io, eppure Angelo ce l’ha fatta, ne ha trovato uno. Non siamo sicuri che la canzone l’abbia proprio scritta lui, anzi molto probabilmente no, eppure ci piace pensarlo.
Di che cosa parla “A Pugni In Faccia”? Di una semplice azzuffata, un diverbio tra un fidanzato geloso e la ragazza, pescata in flagrante con un altro uomo. Niente di che, dunque, ma perché sono venuti alle mani?
Beh, pare che il nostro Angelo fosse fidanzato con una ragazza di cui ignorava ogni tipo di parentela, visto che a quanto pare la signorina avesse una sorella gemella. E vai a vedere che lui ha scambiato proprio quest’ultima per la sua fidanzata?
“La gemella di te, stava co chell’là, che putevo sapè, che putevo penzà? Ch’è sora’a’te!” Il nostro Angelo, disperato, cerca di scusarsi dell’accaduto… Come poteva mai saperlo? “Ero fuori di me”, si giustifica, “e quei pugni così n’faccia a essa gli do”. Una rabbia cieca, un furore incontrollabile, chi potrebbe mai biasimarlo? “Ma che colpa ne ho, se tua sorella è la copia perfetta di te?”.
Insomma, nelle due strofe della canzone, sostanzialmente identiche tra loro (onestamente é difficile ricamare più di tanto su questo sfortunato evento), il povero Angelo cerca di addurre la sua totale innocenza, come avrebbe mai potuto sapere una cosa talmente rara?
Ma è nel ritornello che si arriva a un’unione di incompetenza linguistica e di nosense splendido:
“Tua sorella mi sembrò, ch’eri tu!
Abbracciata a chell’là, e così!
Pugni in faccia, calci giù, pure a me!
Guarda un po’ che casino agg’fatt, guarda un po’”
Davvero un momento di altezza lirica quasi inarrivabile, un evento tragico che, per carità, sarà effettivamente successo a pochi nella vita, però credo nessuno possa negarne l’importanza.
Purtroppo la base non raggiunge lo splendore del testo, fermandosi a una qualità degna del peggior intrattenimento all’hotel Peppiniello di Ischia, con un incedere da tarantella anni ottanta immersa senza pietà in salsa Nino D’Angelo. Strumentalmente poi è talmente farlocca che, a parte il basso, la singola linea di synth che funge da melodia non si riesce a capire quale strumento starebbe emulando… Un organetto forse?
Personalmente mi sono spesso chiesto quanto fosse effettivamente ironica “A Pugni In Faccia”. Ritengo sia una di quelle domande che rimarrà ai posteri, un po’ come quelle sull’origine dell’universo. Di sicuro, per come viene interpretata la canzone, gli eventuali dubbi sull’effettiva serietà e, naturalmente, tragicità dell’aneddoto vengono spazzati via.
Uno dei pezzi più liricamente originali nella musica italiana degli ultimi vent’anni, era arrivato il momento di tributargli degni onori.
Damien
A Pugni In Faccia
Stai ncazzata cu me
non me vo chiù parlà
non me vo chiù vedè
famme almeno spiegà
la gemella di te stava cu chill là
che putevo sapè
che putevo pensà
che è sora a te
ero fuori di me
me vedevo tradì
e quei pugni così
n’faccia a essa gli do
me l’ho presa con te
ma che colpa che ho
se tua sorella è la copia perfetta di te
tua sorella mi sembrò, ch’eri tu
abbracciata a chill là, e così
pugni in faccia calci giù pure a me
guarda un po’ che casino agg’fatt guarda un pò
dubitai di te
si, daccordo lo so
colpa mia non è
e ti spiego perché
la gemella di te stava cu chill là
che putevo sapè
che putevo pensà
che è sora a te
ero fuori di me
me vedevo tradì
e quei pugni così
n’faccia a essa gli do
me l’ho presa con te
ma che colpa che ho
se tua sorella è la copia perfetta di te