Qualsiasi popolo presente sul nostro eccentrico pianeta porta con sé una sorta di bagaglio genetico che lo rende diverso e particolare rispetto ad un altro.
La storia ci dà prova del fatto che nei paesi anglosassoni, nel Regno Unito in particolare, esiste una forte attitudine all’utilizzo spiccato dello humor nero. Prendendo in considerazione l’epoca moderna un esempio su tutti in ambito cinematografico può essere rappresentato dall’indiscusso maestro del terrore: Sir Alfred Hitchcock. Senza impantanarci nei particolari, i suoi film sono zeppi di trovate umoristiche dal colore tetro e le ironiche presentazioni fatte dal Maestro in persona in ogni singolo episodio della serie Alfred Hitchcock Presents, con considerazioni finali dello stesso, ne fanno una caratteristica imprescindibile.
Un altro pilastro portante per un certo genere di cultura è Agatha Christie che al pari di Hitchcock ha saputo coniugare logica, tensione e trovate satiriche dalla lama affilata, rivolgendo con frequenza particolari attenzioni ad alcune tradizioni della propria cultura di appartenenza.
Proprio due fra i suoi romanzi più riusciti (il primo è un romanzo, il secondo un racconto più breve) prendono il titolo, ed in qualche modo anche gli spunti narrativi, da altrettante filastrocche per bambini, tramandate nel Regno Unito di generazione in generazione, talvolta utilizzate anche in Italia per facilitare l’apprendimento della lingua inglese: Ten Little Niggers (Dieci piccoli indiani) e Three Blind Mice (Tre topolini ciechi). Nonostante le loro melodie innocenti e cantilenanti siano praticamente note ai più (compresi coloro che non hanno studiato la lingua inglese da bambini) i temi di queste piccole storielle in rima, probabilmente saranno sfuggiti a molti altri.
I due titoli appena citati vanno ad aggiungersi all’altrettanto celebre quanto truculenta Oranges and Lemons; probabilmente esiste un legame diretto fra le ciniche filastrocche insegnate ai piccoli sudditi di Sua Maestà, abituati sin da piccoli ad alcuni argomenti sinistri, e il senso dell’umorismo tipico dei britannici in generale.
Spoglio della benché minima pretesa di fare antropologia, vi presento tre esempi abbastanza eloquenti.
Ten Little Niggers
Ten Little Niggers iniziò a circolare negli Stati Uniti d’America intorno al 1863, a seguito del Proclama di Emancipazione emanato da Abramo Lincon, volto alla liberazione degli schiavi. In essa si colgono richiami dispregiativi e fortemente razzisti.
La filastrocca, adottata anche in Inghilterra per insegnare i numeri, descrive fondamentalmente dieci azioni di gruppo compiute da altrettanti piccoli negretti, termine adattato tra l’altro nella nostra penisola con “indiani”, che risulta meno ingiurioso. In ogni caso in senso aggettivale il termine “negro” in italiano potrebbe essere usato correttamente, secondo l’Accademia della Crusca, senza essere ritenuto necessariamente offensivo. Comunque, per correttezza, chiedo perdono a Malcom X.
I piccoli negretti, amici di circostanza, compiono azioni di gruppo che li portano man mano alla morte o alla scomparsa. Uno dopo l’altro. Il primo muore di indigestione dopo un pasto consumato insieme agli altri; il secondo si addormenta per sempre durante una veglia notturna di gruppo; il terzo scompare durante una passeggiata; il quarto perisce mentre taglia la legna; il quinto, giocando con un alveare viene punto da un’ape; il sesto viene condannato da un tribunale; il settimo viene preso da un granchio sulla spiaggia; l’ottavo è agguantato da un orso mentre si trova allo zoo; i due piccoli negri restanti si siedono al sole ed uno dei due finisce sciolto come cera; l’ultimo negretto rimasto solo «…in un bosco se ne andò: ad un pino s’impiccò…».
Brutta cosa la solitudine.
In uso corrente, qualche volta si preferisce cantarla con un finale diverso, sostituendo il drammatico atto dell’impiccagione con il matrimonio dell’ultimo personaggio rimasto; cosa che almeno non evoca gli atti scellerati operati dal Ku Klux Klan.
Ten little nigger boys went out to dine;
One choked his little self and then there were Nine.
Nine little nigger boys sat up very late;
One overslept himself and then there were Eight.
Eight little nigger boys travelling in Devon;
One said he’d stay there and then there were Seven.
Seven little nigger boys chopping up sticks;
One chopped himself in halves and then there were Six.
Six little nigger boys playing with a hive;
A bumble bee stung one and then there were Five.
Five little nigger boys going in for law;
One got into Chancery and then there were Four.
Four little nigger boys going out to sea;
A red herring swallowed one and then there were Three.
Three little nigger boys walking in the Zoo;
A big bear hugged one and then there were Two.
Two little nigger boys sitting in the sun;
One got frizzled up and then there was One.
One little nigger boy left all alone;
He went out and hanged himself and then there were None.
Three Blind Mice
Voci autorevoli supportate da riscontri storici sostengono che la filastrocca di Three Blind Mice sia riferita alla regina d’Inghilterra e d’Irlanda Mary I, famosa anche ai posteri col soprannome di Bloody Mary, per la spietata repressione attuata durante il suo regno a metà del ‘500 ai danni degli oppositori alla restaurazione del cattolicesimo. Mi auguro che la prossima volta in cui andrete a bere nel vostro locale radical chic preferito, arredato con bancali sottratti ad innocenti magazzinieri, rivolgerete almeno un pensiero a tutti i protestanti periti nel nome dei vostri cocktail al pomodoro.
La fattoressa del brano rappresenterebbe appunto la sovrana la quale taglia le code con un coltellaccio a tre topolini ciechi, utilizzati per sostituire figurativamente tre nobiluomini (secondo una delle tante interpretazioni storiche) arsi sadicamente vivi, come tanti altri per eresia, durante gli anni dell’inquisizione.
Three blind mice,
Three blind mice,
See how they run!
See how they run!
They all run after the farmer’s wife,
Who cut off their tails,
With a carving knife.
Did you ever see such a thing in your life,
As three blind mice?
Oranges and Lemon
Oranges and Lemons risuonata tuttora dalle campane anglicane del Regno Unito, visto che cita una serie di chiese site all’interno o nei pressi della città di Londra.
Sono state avanzate varie ipotesi riguardanti il significato: potrebbe essere riferita a sacrifici di bambini; potrebbe descrivere esecuzioni pubbliche; oppure potrebbe alludere ad un problema riguardante la sessualità di Enrico VIII. Meglio non addentrarsi nella vicenda.
La filastrocca tra l’altro fa parte di un passaggio fondamentale di 1984, celebre romanzo di George Orwell. Viene citata a Winston, il protagonista, mentre visiona illegalmente una foto ritraente un palazzo di Londra che un tempo era la chiesa di San Clemente: «Oranges and lemons say the bells of Saint Clement’s».
La canzoncina viene anche utilizzata dai bambini britannici per svolgere un gioco, durante il quale due persone, l’una di fronte all’altra, alzano le braccia e si stringono le mani formando un arco sotto al quale passano velocemente, a turno continuo, gli altri piccoli partecipanti. Al termine della filastrocca le braccia alzate si abbassano serrandosi di colpo, imprigionando il malcapitato che in quel momento si trova all’interno.
La frase di chiusura, ricordata anche a Winston dal personaggio che gli mostra la foto nel romanzo, al termine della quale si serrano le braccia durante il gioco infantile è la seguente: «Here comes the candle to light you to bed. Here comes the chopper to chop off your head».
“Oranges and lemons”
Say the bells of Saint Clement’s.
“You owe me five farthings”.
Say the bells of Saint Martin’s.
“When will you pay me?”
Say the bells of Old Bailey.
“When I grow rich”.
Say the bells of Shoreditch.
“When will that be?”
Say the bells of Stepney.
“I do not know”.
Says the great bell of Bow.
Here comes the candle to light you to bed.
Here comes the chopper to chop off your head.