Il disco reietto per eccellenza. La speculazione musicale più bieca ai danni del gruppo prediletto da Andy Warhol perpetrata da un ex pupillo di Lou Reed, tal Doug Yule, ingaggiato ai tempi del terzo LP omonimo dei Velvet Undeground per sostituire un certo John Cale.
Dall’estate del 1970 di fatto la band aveva raggiunto la morte celebrale avendo perso il suo carismatico leader avviato ad una lungimirante carriera da tossico solista, e del nucleo originale era rimasta solo la batterista Maureen Tucker, mentre al basso e alle tastiere c’erano dei mestieranti a contratto come Walter Powers e Willie Alexander. L’avido manager Steve Sesnick deciso a spremere il limone Velvet Underground fino all’ultimo centesimo (“squeeze the Velvet Underground”, come si legge in copertina), strappò l’OK della Polydor europea per far stampare un ultimo LP prodotto, scritto e suonato quasi interamente dal superstite Doug Yule a Londra.
Rispedito il resto della band in USA, e con l’aiuto del batterista dei Deep Purple Ian Paice, Yule incide quasi in totale solitudine questa dozzina di canzoni come Velvet Underground. In realtà se fosse uscito a nome del solo Doug Yule forse non sarebbe stato così malaccio, del resto poi la sua carriera di voce solista era già iniziata ai tempi del terzo LP omonimo dei Velvet Underground per poi sostituire in buona parte del successivo “Loaded” la voce di un Lou Reed piuttosto out. Inoltre le sue idee melodiche furono la spina dorsale del secondo e ultimo periodo della band, ma stavolta il ragazzo ha tutto il giocattolo per sé: parte infatti imitando il timbro nasale di Reed nella prima traccia “Little Jack” ma poi se ne va scivolando su lirismi beatlesiani nelle successive “Crash” e “Caroline” appoggiandosi su rockettini mid-tempo (“Mean Old Man” e “Wordless”) e su accenti country-rock sui generis (“Friends”).
Qui la differenza con il resto del repertorio della band, più che lo squallido tentativo discografico che merita il dimenticatoio a vita, la fa la qualità delle canzoni, tristemente mediocri; purtroppo Doug Yule era un ottimo musicista ma Lou Reed e John Cale erano illuminati dal genio. Punto e basta.
I Velvet Underground hanno sempre negato “Squeeze” come facente parte della discografia del gruppo, infatti il disco apocrifo (uscito solo in Europa per la Polydor) fu ristampato in CD dopo quasi 40 anni nel 2012 dalla piccolissima Kismet, riversando il vinile in digitale dal momento che non erano disponibili i master originali, né compare in buona parte delle bibliografie uscite negli anni. Un vero figlio bastardo del rock, verso il quale il nostro unico rimpianto rimane per la allusiva e colorata copertina con un Empire State Building fallico che avrebbe meritato ben altro contenuto musicale.
Tracklist:
01. Little Jack
02. Crash
03. Caroline
04. Mean Old Man
05. Dopey Joe
06. Wordless
07. She’ll Make You Cry
08. Friends
09. Send No Letter
10. Jack & Jane
11. Louise