Esasperazione per un clima di violenza che dilaga nelle nostre città, nelle quali la gente per bene, la gente che lavora (!), si trova ormai costretta a imbracciare forconi e baionette.
Non sto citando il truculento Studio Aperto e nemmeno il nefasto TG4, ma sto riferendomi al brano di un bel ragazzotto che spera di arrivare al successo cavalcando in sella a un argomento che mai scomparirà dalle agende degli organi d’informazione: la paura. Perché, deduco, il pastore di un gregge ha necessità che il gregge stesso viva in perenne timore per poterlo governare.
Una fra queste pecorelle smarrite ed erranti si chiama Matteo Greco, cantautore, originario di uno dei luoghi più pericolosi sulla faccia della Terra: le Marche. Esasperato come tanti corregionali che vivono oppressi dalla violenza che si perpetra in molti dei centri urbani classificati al pari di quelli dominati dai cartelli messicani della droga. Voglio ricordare la Loreto della famigerata Madonna, la Recanati che ha dato i natali al pericolosissimo boss Giacomo Leopardi.
Il comune di Jesi invece è stato teatro di un episodio in qualche modo accostabile al fattaccio accaduto a Milano nel 2013 che ebbe come protagonista Kabobo, ghanese, il quale uccise, in preda a un raptus violento, alcuni passanti alle prime ore del mattino a colpi di piccone.
Analogamente, il Kabobo marchigiano nel 2014 ha seminato il panico in strada minacciando numerosi residenti, brandendo un paio di armi affilate fra le quali un machete, senza però mietere vittime.
“Carabiniere Spara” (2015) pare si riferisca proprio a quest’ultimo argomento e affronta in generale lo scottante problema della sicurezza, proponendo la soluzione più semplice, tipo alla “Cielo di Piombo, Ispettore Callaghan”.
Il videoclip parte con una frase ermetica che a parere di chi scrive potrebbe celare qualcosa di profondo: “Il razzismo nasce sempre dall’ignoranza e dalla paura”. Apparentemente la butta lì, ma in realtà potrebbe esserci dietro la CIA. Daniele Bossari e Raz Degan avranno certamente la risposta; a noi gente comune resta il dubbio.
“Ditemi cosa ci fa un uomo con un machete in mano, nessuno che lo può fermare, nessuno che gli può sparare. Carabiniere che hai scelto di non sparare, tanto onore a te. No no no… rivoglio la mia Italia, rivoglio aria sana, una città libera”.
Il protagonista, che sfoggia nel video un paio di pantaloni che richiamano la divisa dei Carabinieri, appare assolutamente solidale con il militare che ha scelto di non sparare (ricordo che il fatto di Jesi culminò con l’arresto dell’individuo, circondato sui gradini di una chiesa e immobilizzato solo dopo aver ferito a un fianco un carabiniere), anche se il fulcro di questo primo stralcio di brano sta nella frase “rivoglio la mia Italia”.
Di fronte a questo, mi chiedo se l’Italia rivendicata dal buon Matteo sia quella di inizio 2000 in cui, rammento, si svolsero campagne elettorali ossessive sul tema della sicurezza nelle città, oppure quella degli attentati mafiosi degli anni ’90, o magari quella dei fiumi di eroina degli ’80 o ancora quella del terrorismo dei ’70 e dei ’60. Forse rimpiange i ruggenti anni ’50, quelli del boom economico, sennò non si spiega! Anche se, per chiari motivi anagrafici, non quadra neanche questa ipotesi. La soluzione al problema del degrado è finalmente proposta durante il ritornello:
Carabiniere spara, fagli capire che non c’è più tempo.
Che dire? Niente! Infatti proseguo.
Ed intanto la violenza aumenta con la delinquenza,
e le città sono più buie e non son più sicure.
Caro governo rivoglio il mio Paese.
Qui il povero cucciolo arrabbiato (paragonato da alcune voci del web a una sottospecie di Povia), da cittadino perbene si rivolge al governo accusato di rimanere immobile di fronte allo scorrere di tutto questo sangue. Il nostro tigrotto tira definitivamente fuori gli artigli quando esclama in successione: “Non m’importa del tuo bel Senato, non m’importa del tuo PIL di merda”. GRRRRR!!! Governo, ti graffio tutto!!!
Matteo Greco, in aderenza con i tempi moderni, con fare social, ogni tanto spara la sua genialata anche su Twitter a seconda di come inocula le notizie somministrategli tramite la cronaca nera, sempre più presente nei palinsesti in TV, la quale ormai ingombra la sua mente.
Il 23/10/2015 scrive: “Il rispetto per la vita dev’essere un diritto garantito ad ogni costo e chi non lo rispetta non può e non deve appartenere a questa società”.
Il 26/10/2015, accodandosi al dibattito sull’autodifesa: “uomini costretti a sparare in mancanza della protezione adeguata. Vivere senza doverci autodifenderci è un diritto”.
Non ho sbagliato io a riportare, sono errori dettati dalla foga del nostro carissimo cantautore.
Il 27/10/2015 pubblica sempre su Twitter il singolo da sponsorizzare “con cui grida basta al lassismo delle istituzioni di fronte all’incontrollata ascesa di violenza nel nostro Paese”.
Spero vivamente per questo ragazzo che un giorno si possa tornare a vivere tranquilli, come nell’Italia da lui stesso rimpianta. Tutti felici, senza paure, assieme ai nostri Marò.