Ok, so benissimo che il Re dei Sorcini, il Renatone nazionale non è dileggiabile alla stregua degli orridi canèadi solitamente recensiti in queste pagine, anche perché mi troverei (ancora oggi) delle orde di fans integralisti che mi insulterebbero a vita via Twitter.
Tranquilli, perché ho invece intenzione di celebrare il 45 giri che uscì per RCA nell’Agosto 1981, unico nella carriera dell’artista ad uscire come “Estate Zerolandia”, quasi ad inaugurare una collana di brani da ombrellone (che purtroppo non avrebbe avuto seguito) e a prendere le distanze da due monoliti musicali come “Icaro” e “Tregua” usciti rispettivamente prima e dopo, ben più importanti discograficamente parlando.
Ho ancora la copia del 45 giri che comprai proprio il giorno dell’uscita, arrivato a casa mi accorsi che i solchi del disco erano stati stampati sul solo lato A per errore. Lo tengo come una reliquia e non me disferei mai e poi mai (tra l’altro il retro era la strafamosa “Più Su” già edita nel live “Icaro” per cui bastò il lato A per farmi contento).
La canzone è stata scritta da Zero e musicata dall’amico Roberto Conrado (non da Piero Pintucci, notare bene), il quale crea una languida intro doo-wop che scaltramente esplode scopiazzando un po’ il riff di “America” di Gianna Nannini. La pungente chitarrina elettrificata che contralta il cowbell della grassa base ritmica è in pratica la traslazione musicale dello spassoso testo che pone il povero Renato alle prese con una gita domenicale con relativa compagna alquanto tediosa (ed immaginiamo obesa). In realtà il pretesto di noleggiare un canotto (probabilmente pedalò non si armonizzava al testo) servirà allo scaltro Zero per annegare la sventurata in alto mare e tornare a casa impunito, sbafando la merenda luculliana che costei si era portata dietro (gorgonzola, emmenthal, uova, cioccolata e té alla faccia del colesterolo!).
La grande interpretazione istrionica di Renato fa sì che lo stralunato testo sia surreale ma non cretino e questo (e lo dico da non-sorcino) è il fascino per cui considero i pezzi più assurdi del primo periodo dei capolavori del pop italiano e senso stesso della sua arte: “Madame”, “Triangolo”, “Sbattiamoci”, “Sesso-o-esse”, “Sgualdrina” (“Dreamer” dei Supertramp) erano l’ambiguo biglietto da visita di un performer sfacciato e a tutto tondo, che non avrebbe avuto eredi in Italia, ma che progressivamente avrebbe ceduto alla seriosità retorica ed al peso di un successo al limite del proselitismo più fanatico.
Da questo 45 giri in poi infatti saranno sempre più rare le incursioni del Nostro nell’allegra follia nonsense profumata di crema abbronzante come in “Galeotto Fu il Canotto”. Talvolta mi piace immaginare che probabilmente, se Zero scrivesse una roba così adesso, si preoccuperebbe di dare una morale “istituzionale” al testo dipingendo un fattaccio di cronaca nera con arresto finale del fedifrago uxoricida, non so perché… Ad ogni modo consigliamo la splendida cover di questo pezzo eseguita da Mina nel suo “Nº 0”
In ogni caso perle così erano il succo delle estati Anni ’80, ci bastava canticchiare brani come questo sul bagnasciuga a Fregene (il politically correct ci era sconosciuto), risognando l’ultimo concerto a Zerolandia dove ci eravamo sgolati tutti in coro per “Il Cielo”, per essere felici. Ecchecavolo, si è giovani una volta sola!
Galeotto Fu Il Canotto
Il cielo è azzurro, il mare è blu
Per la merendina, ci pensi tu!
Partiamo alle cinque?
Torniamo alle otto?!
Affittiamo il canotto!
Affittiamoci un canotto
E prendiamo il largo
Verso il mare blu
.
Oh, oh, oh, cara,
Remo un po’ io, remi un po’ tu.
Hai portato il gorgonzola,
L ‘emmental, le uova,
Cioccolata e the?
..
Oh, oh, oh, cara,
Cosa farei senza di te!
Che idea!
Sospinti dall’alta marea
Che idea!
Senza la bussola, che idea!!
E poi
due punti nell’oceano, noi!
Così vicini, ma lontani,
Nessuno tranne i pescecani
ahi!
Ehi! Ma che fai?
Non sapevo soffrissi di vertigini
Ehi! Non mi sbaglio, annegando stai!
Aiuto!
Lasciami, dai! Perché coinvolgermi?!
Aiuto! Aiuto! Aiuto!
Mentre vai giù,
Non rammento di te
Alcuna virtù!
Mentre vai giù,
Io mi sento su!
Via le tue mani, dal canotto!
E vai sempre più sotto!!
Non ti vedo già più
Che strana donna eri tu!
Ah! Ah! Ah!
Affittammo quel canotto
E prendemmo il largo
Verso il mare blu
Oh, oh, oh, cara,
Adesso tu non ci sei più!
E’ finito il gorgonzola,
L’emmental, le uova,
Cioccolata e the
Oh, oh, oh, cara,
È finita anche per te!
Colpa di quel canotto,
Sei sparita laggiù
Inghiottita dal blu!
Ah, ah, ah, ah, hm!
Cha, cha, cha!
Ah! Ah! Ah!