
Come non ricordarla a metà anni novanta al fianco di un pezzatissimo Paolo Bonolis al suo peggio, nella trasmissione televisiva “Tira e Molla” (no, ora che ci penso forse il suo peggio è stato “Ciao Darwin”), poi un lento declino accompagnato da un periodo di depressione. La nostra ritorna in TV nel 2004 spiaggiando di reality in reality e forse per cercare di dare una svolta alla sua carriera non trova molto di meglio da fare se non cercare la via della musica. Voilà, ecco bella e confezionata una ballatona pop anonima come delle mutande bianche, marchiata a fuoco da un bel sax alla Papetti in primo piano.
Fin qui niente di bene, ma la tragedia si compie quando la bella Ela apre quella sua boccuccia: legnosa come poche, la sua voce potremmo definirla un po’ afona e un po’ stonata, oppure senza giri di parole semplicemente brutta e poco musicale. L’esecuzione risulta strascicata, scolastica e poco convinta come se la showgirl stesse lottando con tutte le forze per cercare di rimanere intonata (da notare le ricorrenti parti parlate usate come delle vere e proprie stampelle vocali).
Tutto questo andrebbe anche bene per cantare “Lili Marleen” sotto la doccia, ma un po’ meno quando si tratta di tuffarsi nella giungla dela “pop muzik”, che come sappiamo non fa prigionieri.
Molto curioso notare che l’autore e produttore di questa “Voglio Solo Amare” è tale Marco Colavecchio che nel suo curriculum vitae si fregia di aver scritto musica e testi e di aver curato gli arrangiamenti dell’album (mai pubblicato) “Senza di Te” di Antonio Zequilia ovvero il benchmark dell’orrore del pentagramma.
La siliconatissima Ela a noi sta anche simpatica, ma è indubbio che sia dotata solo di due cose interessanti e non sono nè il canto, nè la recitazione, lascio a voi indovinare.