Ci siamo soffermati tantissime volte su quanto la mania della discomusic tra il 1978 e il 1979 sia stata invasiva e totalizzante in Italia e nel resto del mondo, a tal punto da inglobare ogni altro genere musicale, senza contare rifacimenti di classici musicali che nulla avevano a che fare con i ritmi dance del periodo, fatti per pura speculazione monetaria sulla gente che acquistava qualsiasi cosa avesse la parola “disco” appiccicata sopra.
Da appassionati di improbabili manifestazioni sonore di ogni risma, non potevano ignorare questa ennesima chicca di casa nostra.
Parliamo del progetto Pizza & Company di cui non si conosce nulla se non che il loro primo e unico 45 giri venne pubblicato dalla Polydor. Questo Made In Italy se non fosse uscito nel nostro paese in primis avremmo dubbi persino sulla sua italica provenienza per quanto è stracolmo di beceri stereotipi: la pizza, il made in Italy e tanto di copertina sexy-culinaria.
I contenuti rispecchiano fedelmente le premesse: sul lato A, sotto il nome di Made In Italy si cela un medley di famose canzone italiane che riscossero grande successo all’estero rimodernate da una base disco posticcia piena di archi, basso e batteria ossessivi snocciolando pian piano brani quali la celeberrima Azzurro, un paio di hit di Gigliola Cinquetti come Quando m’innamoro e Alle porte del sole, Vado via di Drupi, l’immancabile Quando, quando, quando di Tony Renis (che ne realizzò egli stesso un rifacimento in chiave discomusic di grande successo in quello stesso periodo), chiudendo con Soleado, tormentone dei Daniel Sentacruz Ensemble.
https://youtu.be/FMCCCHimRcs
Il lato B Tarandisco è ancora più irritante e straniante in quanto è un tentativo di creare una disco-tarantella! Abbiamo così la solita base disco dal ritmo secco e e deciso, basso pulsante, archi immancabili e cori femminil dall’afflato partenopeo più stereotipato che si trascinano per tutti i 3 minuti scarsi del brano. Ascoltare per credere.
Questo capolavoro porta la firma di tale Arciboldo, pseudonimo dell’autore Antonino Cocco, fatto sensato considerando che lo stesso Cocco, prima di occuparsi sporadicamente di italo disco negli anni ’80, tra gli altri progetti aveva realizzato almeno un’antologia di musica folkloristica.
https://youtu.be/USf4tHL8KrA
Chissà se qualcuno in discoteca avrà mai ballato questo abominio, magari all’estero, mercato per il quale probabilmente il disco venne concepito (il vinile venne distribuito in Spagna e Portogallo). Passata l’onda lunga del successo della febbre dele discoteche, da lì a poco prodotti discografici come questo divennero subito imbarazzanti cimeli di demenza invecchiati malissimo che per noi è sinonimo di valore aggiunto al tesoro.