Daniel Sentacruz Ensemble ‎– الله الله (Allah, Allah) (1977 – 7″)

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Daniel Sentacruz Ensemble ‎Allah Allah 1977In questa epoca ricca come non mai di problematiche religiose e crisi d’identità globali, probabilmente un’uscita discografica del genere non avrebbe avuto vita facile.

La prospettiva di banalizzare un argomento sacro per alcuni, dipingendolo a mo’ di refrain in una innocua canzoncina di pop parrocchiale con velleità di denuncia sociale schiafferebbe per sempre il malcapitato interprete al pubblico ludibrio; poi probabilmente arriverebbe una querela da parte di qualche associazione religiosa o, peggio ancora, qualche fanatico dichiarerebbe una fatwa contro gli autori infedeli.

Dietro questa “الله الله (Allah, Allah)” pubblicata nel lonyano 1977 troviamo, tra le altre, la penna di un Ciro Dammicco in stato di grazia accompagnato da alcuni ex de I Bisonti, storico gruppo beat italiano, e gorgheggiato dalla voce di Mara Cubeddu, grintosa vocalist all’epoca in piena ascesa nel pop italico (solo due anni prima aveva duettato con il sommo Lucio Battisti in Due Mondi”).

Non lasciatevi ingannare dal titolo però, perché fino ad ora i Daniel Sentacruz Ensemble erano la quintessenza della band di pop leggero e di enorme successo commerciale; come non ricordare la hit “Soleado” (1974), suadente lento senza un testo vero e proprio che entrò nelle classifiche in diversi paesi europei proprio perché perfetto per lo struscio sul dance floor; o ancora “Un Sospero” (1975) altro angelico vocal-strumentale (che divenne sigla dello spot della Grappa Bocchino, quello con Mike Bongiorno che esclamava: “Sempre più in alto!”) e e “Linda Bella Linda” (1976), ritrattino disco-pop portato a Sanremo di ragazza emancipata in cerca di avventure occasionali.

Probabilmente per dare un po’ di sostanza al progetto il gruppo decise di presentarsi al Festival di Sanremo del 1977 in una veste più “impegnata” senza rinunciare però alla loro indole discotecara. “الله الله (Allah, Allah)” sciorina una pseudo denuncia generalista verso la crisi energetica e il caro vita, con liriche che avrebbero potuto scrivere i Ricchi e Poveri per il concerto del 1º maggio:

Per radio e per televisione
Stato in crisi, scioperi a ripetizione
Ma cosa succede? Che gran confusione!
Le tasse, il bollo, l’IVA, la carne congelata
Rapine e furti a domicilio
Ma siamo il paese più bello del mondo

Segue implacabile un ritornello che dovrebbe darci la soluzione a tutti questi mali:

Allah Allah è sceso giù in città benzina, diesel e supercarburante
Allah Allah in tutto il mondo c’è sete di petrolio
Allah Allah, Allah e così sia
ridacci oggi il pieno quotidiano…

La ricetta è semplice: mischiate un po’ di Padre Nostrum e un accenno al Corano (giusto perché la colpa di tutto questo era principalmente dei paesi dell’OPEC) con la retorica del peggior Adriano Celentano di quegli anni, agitate bene in salsa disco-rock annacquata ed ecco fatto.

Daniel Sentacruz Ensemble Allah Allah sanremo 1977
I Daniel Sentacruz Ensemble

Non fu un successo come i precedenti ma in ogni caso il disco vendette comunque discretamente per via della b-side “Bella Mia”, brano senz’altro più accattivante per le radio e per fortuna più commestibile per il mercato pop.

Da non perdere il video della loro esibizione al Festival di Sanremo (presentata dalla fatina Maria Giovanna Elmi), vero trionfo del kitsch con la Cubeddu vestita come Lady Oscar e Dammicco travestito da sceicco-freak che canta in playback assieme ai musicisti agghindati come una serata di carnevale a Ladispoli, mentre la corista ancheggia e ammicca sinuosa.

In quegli spiccioli di anni di piombo con il riflusso alle porte la denuncia sociale stava inevitabilmente scivolando nell’acqua di rose qualunquista per cui faceva figo (e vendeva) cantare canzoni sulla crisi petrolifera e sugli effetti del caro vita di quegli anni. La riprova è che ci ironizzò anche il compianto Rino Gaetano in “Spendi Spandi Effendi”, brano assai pià arguto in questo senso.

Insomma: roba(ccia) per stomaci forti e cultori del diversamente bello poco integralisti, visti i tempi che corrono.

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