Anche se il mio interese per il calcio era pari quello per la botanica sperimentale, Il processo di Biscardi rimaneva comunque un appuntamento fisso. Un magnifico rituale catartico ricco di soddisfazioni per ammirare gli estremi del genere umano.
Il programma televisivo era orchestrato ovviamente da Aldo Biscardi il quale, sempre accompagnato da una straripante valletta muta in abiti succinti, più che moderatore ricopriva il ruolo domatore di casi umani che si davano battaglia a suon di urlacci, supermoviola, pernacchie, gestacci, improbabili bombe di mercato e insulti da bar. Al diavolo la credibilità giornalistica, al diavolo la decenza, al diavolo il contegno, la sola preoccupazione del Ponzio Pilato del pallone televisivo era quella di affermare che in questo marasma da riunione condominiale era sempre il pubblico da casa a decidere. Poco importa se lo scontro verbale tra opinionisti, ospiti (tra cui politici, registi, imprenditori, ex arbitri, magistrati…) e atleti raggiungeva livelli di bassezza difficilmente eguagliabili. Insomma un magnifico circo da Domenica in seconda serata.
Oltre alle tette delle varie vallette e agli opinionisti-caratteristi (Maurizio Mosca, Tiziano Crudeli, Elio Corno…), altro elemento molto caro agli aficionados della trassmissione erano le sigle che si rinnovavano di anno in anno; alle volte brani famosi (addirittura per una stagione fu utilizzato Azzurro di Adriano Celentano in un momento di opus magnum difficilmente ripetibile), altre volte trascurabili canzonette scritte ad hoc.
https://www.youtube.com/watch?v=iWN9XoUlNE8&feature=youtu.be
L’anello mancante tra questi due estremi è Bis Bis Biscardi la sigla autoreferenziale dell’edizione 2004/2005. Il funambolico giornalista pel di carota riesce miracolosamente a riportare in studio di registrazione dopo oltre 20 anni Pippo Franco e il miracolo (o quasi) si compie.
Pur trattandosi di una canzoncina senza pretese lo showman nasuto ci mette lo zampino con il classico testo pieno di humor da commedia all’italiana e un’interpretazione magistrale (d’altronde la classe non si perde), catapultandoci di fatto indietro negli anni ’80 quando il nostro era il simbolo delle hit per bambini.
Idealmente o meglio tematicamente la canzone si ricollega proprio a Il tifoso, l’arbitro e il calciatore, caposaldo del genere e suo ultimo grande successo al botteghino di cui la canzone potrebbe tranquillamente fare da colonna sonora se non fosse per i riferimenti al “moviolone” compiuterizzato che veniva utilizzato nella trasmissione.
«L’arbitro è cornuto o pure no? Chiedetelo alla moglie, io non lo so.» (cit.)
Nostalgia canaglia!