Qui sugli schermi di Orrore a 33 Giri supportiamo gli sconosciuti che fanno dischi folli e terribili. Lo abbiamo fatto con Gregorio e con molti altri, ed è per questo che siamo emozionati quando ci capita di trovarne di nuovi.
Lui si chiama Ned Lad Uranio, al secolo Mario Ciardo, poeta meridionale e meridionalista, e il suo primo (e ultimo) disco, omonimo, potrebbe essere considerato come pura avanguardia perché pur essendo inascoltabile non è del tutto inconsapevole: Uranio, proponendo rime volutamente inaccettabili e concetti incomprensibili, gioca molto sul suo ruolo di “poeta emarginato”; il problema è che dopo 30 secondi risulta chiaro che costui sia molto emarginato e per niente poeta.
Ogni singola traccia meriterebbe una trattazione a parte, per le chicche impagabili disseminate tra i testi, per l’acrobaticità degli arrangiamenti, per le stonature da manuale del perfetto terrorista musicale e per l’eterogeneità (e la follia) delle tematiche trattate.
L’album parte subito carichissimo con “Fare fare”, guazzabuglio logico e sintattico con il solo scopo di trasmettere il messaggio del “vivi la tua vita al massimo”; la seconda traccia è “Santa la rabbia”, un lunghissimo e imperdibile volo pindarico in cui Uranio se la prende con le donne – in particolare quelle che dirigono le riviste di moda (!) – accusandole, tra le altre cose, di monopolizzare il mercato dell’editoria, di fuorviare le menti, di sfruttare gli ex mariti e di trasformare i propri figli in serial killer, oltre che ovviamente di rifiutarlo quando lui ci prova con loro. So che sembra follia, ma è esattamente così. Ma il meglio deve ancora venire: “Susanna la bestia” è un prog-rap midi nel quale Uranio si scaglia contro tale Susanna (supponiamo Agnelli) solo perché ha contribuito, insieme a Lina Merlin (quella della celebre legge) a chiudere i bordelli, “Sara la scimmia deviata” è un manifesto a favore della poligamia, “Jhonny vorrei lavorare con te” è dedicata a John Casablancas perché “lancia le belle fighe”, “Abbasso P.M.” è una canzone contro la Philip Morris “che vende i suoi veleni”, con tanto di drammatico cambio di tempo (“e allora se mi dai un pacchetto io lo straccio apposta, sarà simbolico ma tanto fa lo stesso, e credimi, stai a sentire un fesso, che ti dice, non le vendere, le tue idee, la tua forza è la purezza, solo questo è quel che conta”).
Con fatica arriviamo ad un gioiellino della track list, “Magic Bambina”, ballad dal testo delirante e pieno di citazioni impossibili da cogliere; basti citare l’incipit: “magic bambina, non sei la prima che come aspirina va giù”; e come se non bastasse, il pezzo si conclude con una serie di stonatissimi gorgheggi in falsetto.
Per fortuna purtroppo, man mano che si va avanti con le tracce, i pezzi degni di nota si diradano: “Accendi il mio fuoco” è “Light my fire” dei Doors tradotta letteralmente in italiano e cantata con voce raschiata da erotomane incallito, mentre “Pastori”, forse inizialmente pensato come singolo, è un pezzo Euro Dance che parla dei pastori d’Abruzzo che scendono dai monti verso il mare, cantata con un delay di 3 secondi e con frammenti di voce campionati a caso.
Verso la fine del disco (lo so, vi starete chiedendo quante canzoni abbia messo nel suo disco), il nostro Ned Lad Uranio ci regala “My land” brano dal ritornello accattivante ma cantato in un inglese indegno persino per Biscardi.
Improvvisamente arriva la sorpresa: in mezzo a questo calderone di concetti astrusi e poesie surreali incomprensibili si infila “Mazarin”, pezzo tanto misterioso quanto affascinante: dopo un minuto di introduzione dance, Uranio innesta per intero una fantomatica canzone francese anni ’70 interpretata da una donna, con tanto di fruscio di vinile, per poi tornare alla parte dance in chiusura di brano. Forse il nostro nuovo cantautore preferito voleva fare un tributo ad un pezzo che a lui piace particolarmente, e noi vogliamo pensarla così, anche perché altrimenti sarebbe un plagio!
Chiudiamo in bellezza con “La dans su Boss”, ballata interpretata da Uranio con la voce, la cadenza e l’accento di Umberto Bossi, creando una connessione Nord/Sud impresentabile sotto tutti i punti di vista.
Che dire, abbiamo per le mani un capolavoro nascosto, un disco che nessuno avrebbe mai il coraggio di ascoltare, ma ad onore del vero va detto che una volta riusciti nell’impresa del primo ascolto, avrete voglia di riascoltarlo più volte, anche solo per chiedervi: “ma possibile che abbia davvero cantato quello che ha appena cantato?”.
Tracklist:
01. Fare Fare
02. Santa la rabbia
03. Susanna la bestia
04. Sara la scimmia deviata
05. Jhonny vorrei lavorare con te
06. Abbasso P.M.
07. Magic Bambina
08. Gegé come fai
09. Accendi il mio fuoco
10. Vibrando Ganando
11. Cristina
12. Pastori
13. Jo Jo Ferrari
14. My Land
15. Mazarin
16. Biondina
17. Colori + Pensieri
18. Perch’io non spero di tornar giammai
19. Il cambiamento
20. Tuo solo tuo
21. Ben venga giugno
22. La Dans du Boss