Matia Bazar Questo è il Tempo
I "nuovi" Matia Bazar versione 2018

Questo è il tempo: la svolta giovanilistica dei “nuovi” Matia Bazar

Ultimo aggiornamento:

Matia Bazar Questo è il TempoI Matia Bazar sono un po’ come la tavola del pranzo di Natale, dove tutti erano abituati a veder seduta la padrona di casa che, ad un certo punto, se n’é andata a cucinare altrove: si consuma il rituale, ci si siede e si mangia facendo finta di nulla, nessuno lo dice, ma il cibo è molto più scadente anche perché, nel loro caso, la padrona di casa ha aperto un proprio ristorante dove cucina ancora oggi piatti magnifici e ricercati.

Certo, dimenticare i vocalizzi inarrivabili di Antonella Ruggiero è cosa impossibile quasi per definizione (“Matia” altro non è che uno dei suoi soprannomi di gioventù), ma nel corso degli anni, tra continui rimaneggiamenti della formazione e alterne vicende, i reduci dei Matia Bazar hanno comunque cercato di guardare oltre.

Sebbene la proposta sia andata via via allontanandosi dalla sofisticatezza e dallo spermentalismo degli esordi adagiandosi su soluzioni più sempliciotte, ciò ha permesso alla band di tirare onestamente a campare accompagnandosi a vocalist di rispetto anche se prive di carisma, mantenendo un certo livello di stile e conservando quell’aurea di grandeur che spetta a chi, in ogni caso, può vantare un repertorio come il loro (salvi gli svariati scivoloni in tempi recenti, come ad esempio le ultime partecipazioni al Festival di Sanremo).

Nel 2017 con la dipartita di tutti i membri fondatori del gruppo rimasti pareva che l’avventura Matia Bazar fosse giunta alla sua naturale conclusione; invece no, perché il polistrumentista Fabio Perversi, collaboratore della band dal 1999, ne raccoglie i cocci e il nome per (ri)formarne l’ennesima inutile incarnazione. Sfugge davvero il senso dell’ultima versione del gruppo, il perché della svolta giovanilistica (come se il loro pubblico di ultra-cinquantenni ne sentisse il bisogno) e la necessità di dover proseguire a tutti i costi, anche quando la redditività dell’operazione sembra palesemente avvicinarsi allo zero. Sfugge, anche perché è proprio sfuggita questa ennesima nuova vita, di cui credo nessuno abbia avuto notizia oltre se non, forse, solo gli stretti famigliari del gruppo.

Per la serie “ritorni senza vergogna” Fabio Perversi si circonda di giovani ragazzi di belle speranze e nel 2018 si ributta in pista ma oltre al marchio di Matia Bazar non c’è davvero più nulla. Il nuovo singolo Questo è il tempo (titolo che ricorda ben più note hit in ambito ecclesiale, dato che saranno almeno 6 o 7 i brani da messa con lo stesso titolo) ci consegna l’immagine di un gruppo giovanile con un signore di mezza età che non si capisce bene che cosa ci faccia là in mezzo, quasi a doverci essere per forza visto che è il proprietario della band.

La cantante, tale Luna Dragonieri (che firma il brano insieme allo stesso Perversi), fa quel che può (sgolarsi così però non fa bene, qualcuno glielo dica), ma la canzone non va oltre un piatto anonimato da sottofondo per saloni di parrucchieri, comprensibile per una formazione agli esordi che diventa però sconcertante nel momento in cui ci si ricorda che porta il nome di qualcosa che ha fatto una storia… che non c’è più.

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  1. “Questo è il tempo” di farla finita con il nome degli altri. Se sono così bravi, vadano da un buon grafico e si scelgano un logo appropriato (magari un asinello ragliante). Come si fa ad andare in giro chiamandosi con il soprannome di una cantante modello superlusso+++ che ha abbandonato il gruppo da anni? E’ imbarazzante

  2. È orribile, sono perfettamente d’accordo con il contenuto dell’articolo.
    Chiunque conosca sufficientemente la storia del gruppo e non parli semplicemente per dare aria ai denti non può pensarla diversamente! Nel senso che se amavi mangiare cioccolato non è che all’improvviso ti può piacere mangiare merda.
    Avere un repertorio come quello dei Matia Bazar e finire a fare ciò che stanno facendo è imperdonabile, disgustoso e disonesto. Il “patto con il pubblico”… Ma dove cazzo è finito? Con il loro marchio possono giusto pulirsi il buco del culo. Perché un tempo dietro al marchio c’erano artisti, ora ci sono pagliacci. Sì sì come no sono un coglione sono nostalgico eccetera il sound dei vecchi brani è superato eccetera eccetera sì sì come no. Ascoltate l’album ARISTOCRATICA e date una definizione a quegli arrangiamenti. Erano post moderni allora e sono ultra moderni oggi. Sembra paradossale ma è così. Perché è così? Perché dietro c’erano artisti, idee, cura, ricerca. Non l’improvvisazione di 4 dementi in cerca di un po’ di visibilità forzata (che peraltro non avranno) e qualche soldo. Porco***!!

    1. Il tuo linguaggio becero e volgare ti caratterizza! Dalla tua bocca non possono uscire cose sensate! Da non considerarti!

    2. Antonella e i “titolari” cantavano e suonavano, più o meno, come quelli della formazione attuale. E avevano, all’incirca, la stessa presenza scenica e la stessa classe. Naturalmente, loro ci riuscivano con una mano legata dietro la schiena, un sacchetto in testa e tenendo dell’acqua in bocca. Se li lasciavi in condizioni logistiche normali, prendevano questi nuovi scartini e se li mettevano in tasca.
      Giacomo, hai perfettamente ragione. Capisco la foga di chi crede nel valore dell’arte, ma ti prego: il linguaggio!!! Altrimenti, le tue idee perdono forza.

  3. Il mondo va avanti ragazzi…Antonella cantava nel gruppi 30 anni fa……e basta……a me piaceva Laura Valente ma è acqua passata..

  4. Il mondo va avanti ragazzi…Antonella cantava nel gruppi 30 anni fa……e basta……a me piaceva Laura Valente ma è acqua passata..

  5. La voce non mi dispiace, mentre non mi piace la canzone, la trovo troppo piatta, ogni tanto prova a salire ma rimane alla fine ferma in un limbo di inconcludenza. Il video non lo sopporto proprio, troppo claustrofobico, sempre loro, sempre la stanza.. basta!

  6. Obiettivamente ho letto articoli migliori su questo sito, che in linea di principio leggo volentieri e spesso ne condivido le posizioni. Sta di fatto che se invece di chiamarsi “Matia Bazar” si fossero chiamati, che so, “Pina ed i suoi scagnozzi” avrebbero avuto meno visibilità. Ma del resto il mondo è pieno di casi in cui i marchi vengono ripresi, riadattati e spesso rovinati. Tanto per restare in tema musica, avete comprato un impianto stereo AKAI recentemente? Cosa c’è rimasto della vera Akai, se non il marchio?

  7. Costruttività e obiettività zero in questo articolo.. siete dei tifosi, non dei cultori della musica.

  8. Quando si dice NOMEN OMEN… “Perversi” non è un cognome ma una dichiarazione d’intenti (nefasti)….
    E qualcuno gli dica di tagliarsi quel codino spelacchiato

  9. Una cosa è certa: hanno un ufficio stampa potente, ha sguinzagliato qua dei pitbull che difendono l’indifendibile.

    1. Primo: pitbull lo dici a qualcun altro.
      Secondo: io parlo a nome personale e non sono stato sguinzagliato da nessuno.
      Risultato: in poche parole hai detto una cosa non vera in maniera offensiva, perfettamente in tono con l’articolo! Complimenti!

  10. Questo e’ un articolo che si puo’ leggere solo seduti su una tazza che serve come stimolo e ci riesce molto bene !

  11. Di orrore ce’ solo l’articolo di questo signore e i commenti dei frustrati o mancati musicisti

  12. In Italia lo sport nazionale non è il calcio, è stroncare sul nascere i giovani con belle speranze. Sempre pronti a fare confronti con il passato e a rimanere chiusi nei propri armadi. Sono dei professionisti, lasciamoli crescere senza pregiudizi.

  13. Questi commenti di nostalgici incalliti e soprattutto incarogniti lasciano il tempo che trovano!

  14. Sempre meglio della musica che oggi si sente in radio….ascoltiamo le canzoni …diamo tempo anche alla nuova cantante…le critiche vanno bene…ma senza cattiveria gratuita!

  15. Credo che alla base ci sia lo stesso ragionamento che ha portato il cinema a buttarsi su remake, reboot e sinonimi vari: proporre qualcosa di (più o meno) nuovo sfruttando la fama di qualcosa già noto.

  16. La fine di un grande gruppo questi non sono neanche l’ombra sbiadita del grande nome che portano.

    1. Queste di articoli spazzatura attirano sempre i commenti fuori luogo e di cattivo gusto degli spiritosoni di turno!

    2. Questi articoli spazzatura attirano sempre i commenti fuori luogo e di cattivo gusto degli spiritosoni di turno!

  17. Grandissimo l’Autore di cotanto articolo che, come sempre, coglie infallibilmente nel segno, con buona pace delle vittime dei suoi strali.

  18. I Matia Bazar sono finiti con l’abbandono di Carlo Marrale e la morte di Aldo Stellita. L’anima del gruppo erano loro, ancor più della Ruggiero.

  19. la Antonella Ruggiero attuale, a 66 anni, se la pappa a colazione, questa sciacquetta.
    Santi Numi che disastro!

        1. Notiamo nel video, oltre alla sublime interpretazione di Antonella Ruggiero, anche l’assolo di chitarra di Marrale e l’ottimo arrangiamento del maestro Cossu, nemmeno paragonabile alle basi midi da karaoke dei nuovi cosiddetti Matia Bazar.

          1. Per quanto riguarda gli arrangiamenti, sono stati fatti espressamente in linea con i gusti e lo standard attuali. Io, che mi sono nutrito sin da giovane della musica prog (Emerson Lake & Palmer e Genesis erano i mie favoriti, ascoltavo solo loro a loop) adesso non li ascolto quasi più, il mio orecchio musicale si è evoluto e trovo attualmente più affine a me il sound odierno anche se molto più essenziale. Infatti anche riascoltando i vecchi brani dei Matia nella veste originale li trovo attualmente distanti in fatto di arrangiamenti. Non sono affatto nostalgico. Quindi chi vuole rivivere i vecchi Matia si ascolti i dischi, per me che preferisco ascoltare questo nuovo sound vado ad ascoltarli dal vivo, senza tante polemiche e cattiverie per questa nuova formazione, che ha un curriculum di tutto rispetto anche a livello mainstream.

        2. Ognuno ha le sue caratteristiche di voce, non deve essere un clone. Il canto non è una gara sportiva, ma deve soprattutto emozionare. Per me è degnissima di cantare brani così e definirla sciacquetta mi sembra estremamente irriverente!

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