La sera del 13 febbraio 1986 l’Italia era incollata alla TV guardando la prima serata del Festival di Sanremo, con la solita alternanza tra canzoni carine e abominevoli, quella volta impeccabilmente presentate da Loretta Goggi.
La noia aleggiava in sala stampa e chi più chi meno tra i giornalisti accreditati si faceva gli affari propri, con uno sguardo al maxischermo che trasmetteva la diretta e un altro al mazzo di carte, quando improvvisamente successe il finimondo, scatenando il panico tra i presenti e il galoppo verso i telefoni per chiamare le redazioni e dettare le modifiche agli articoli già spediti nel pomeriggio. Ma che cos’era successo?
Semplicemente, si fa per dire, nessuno aveva fatto caso che in quel Sanremo furibondo di liti e risse dietro le quinte, fin dal pomeriggio Loredana Bertè era sparita: nessuno l’aveva più vista. Pare che l’indomabile Loredana avesse deciso di entrare nella storia del Festival se non dalla porta principale, cioé con la canzone più bella, almeno da quella secondaria: con lo scandalo.



L’idea dell’artista era di portare in scena la donna nei due momenti clou della sua vita, nella gravidanza e nel matrimonio e farlo sul palco del Festival, con tanto di balletto annesso (per l’occasione disegnato da Franco Miseria) perché sono due momenti vivi e vitali che come tali devono essere vissuti e celebrati: «Era un’ammissione di verità e personalità della donna nella sua dimensione più vera. Forse la gente crede che la donna incinta debba per forza soffrire in un letto e aspettare il lieto evento con un medico e una levatrice a fianco, invece che ballare, cantare, ed essere se stessa soprattutto in quei momenti così importanti per lei».
Il tutto era però leggermente avanti coi tempi per il 1986 e soprattutto totalmente inadatto al contesto dell’Ariston che da sempre celebrava quanto di più tradizionale e ingessato potesse esserci. Inevitabilmente la performance suscitò enorme scandalo azzerando qualunque discorso sugli altri cantanti e, purtroppo, anche la stessa canzone che passerà inosservata a fronte della mise in questione.
Anche la canzone Re era poco consona alla più tradizionale platea festivaliera, un brano pop rockeggiante scritto con discreta ispirazione da Mango, arrangiato con sonorità moderne per l’epoca per quanto non propriamente orecchiabile (di certo non rimane impressa al primo ascolto e difatti sarà il lato B del 45 giri, Fotografando il vero successo, diventando una delle hit dell’estate).
Come accennato, la seconda apparizione è sempre all’insegna della dissacrazione e dopo le gestanti nel mirino finiscono le spose, rappresentate in pizzi e merletti neri con una Loredana travolta dalle polemiche e già in odore di fiasco che sale sul palco visibilmente incazzata.
In fondo c’e da capirla essendo passata nel giro di qualche giorno da (auto)annunciata vincitrice del festival a guadagnare solo un misero 9º posto. Risultato: la casa discografica la manda al diavolo e per lei inizia quel periodo strano che l’accompagnerà fino ai giorni nostri, dato che solo da pochi anni le viene finalmente riconosciuto il posto che le spetta tra le grandi della canzone italiana e rivedere oggi questi filmati ci consegna soltanto l’immagine di una vera star che fu.
Se vuoi saperne di più su questo incredibile momento della carriera di Loredana Bertè, ti consigliamo l’episodio di SBAM, il podcast di Ariele Frizzante, dedicato proprio a questa vicenda. Puoi ascoltarlo qui.