Le 10 canzoni più assurde dei telefilm di Cristina D'Avena

Le 10 canzoni più assurde dei telefilm di Cristina D’Avena

Le 10 canzoni più assurde dei telefilm di Cristina D'AvenaDi recente tutti gli episodi dei celeberrimi telefilm di Cristina D’Avena sono stati finalmente resi disponibili sulla piattaforma streaming di Mediaset; un’operazione questa che a nostro avviso è imprescindibile sia per gli inguaribili nostalgici, sia per gli amanti del diversamente bello. Casualmente noi di Orrore a 33 giri apparteniamo a entrambe le categorie quindi abbiamo colto la palla al balzo e ci siamo buttati a capofitto nell’opera omnia dei telefilm di Cristina D’Avena.

Prima però un po’ di storia: nel 1988, dopo lo strepitoso successo delle serie TV live action di Licia e i Bee Hive, ideale continuazone delle avventure dell’amatissimo anime Kiss Me Licia che vedevano Cristina D’Avena come protagonista nel ruolo della stessa Licia, si decise di puntare ancora di più sulla giovane cantante bolognese già beniamina dei bambini, producendo ben quattro stagioni di un nuovo telefilm incentrato sulle vicende di Cristina.

Smessi i panni di Licia la D’Avena poté finalmente presentarsi con un taglio (anche di capelli) più moderno, adulto e soprattutto più in linea con il target preadolescenziale che la seguiva ormai da qualche anno. Il risultato furono appunto quattro serie andate in onda dal 1988 al 1991, ognuna con un titolo diverso: Arriva Cristina (1988), Cristina (1989), Cri Cri (1990) e Cristina: l’Europa siamo noi (1991).

Le 10 canzoni più assurde dei telefilm di Cristina D'AvenaPer mantenere la continuità con le già citate serie di Licia i produttori e gli autori ricorrono a uno stratagemma tanto geniale quanto demenziale: nell’ultima puntata della serie di Balliamo e cantiamo con Licia, la protagonista scopre di essere incinta di Mirko e quindi scioglie la band (non so se ve lo ricordate, ma Licia a un certo punto della serie era entrata nei Bee Hive), a quel punto Steve (interpretato da Marco Bellavia), bassista dei Bee Hive, riceve una telefonata proprio da Cristina D’Avena in persona che gli chiede di entrare nella nuova band che sta fondando. Ecco nato il movente per lanciare l’anno successivo Arriva Cristina. In pratica Cristina D’Avena ruba Marco Bellavia a Licia (che è sempre Cristina D’Avena ma con un’acconciatura diversa). Puro delirio. A completare il tutto anche il chitarrista Paul (Luciano De Marini) finiti i Bee Hive seguirà il suo ex compagno di band alla corte di Cristina.

Trama che sta in piedi per scommessa, buoni sentimenti tipici di fine anni ’80 e immancabili stacchetti musicali: con questi presupposti sentiamo già aria di capolavoro, quindi abbiamo scandagliato tutte le quattro stagioni della serie alla ricerca dei momenti musicali più deliranti, geniali e improbabili, naturalmente non vi diremo in quale puntata trovarli, lasciandovi così l’effetto sorpresa e il piacere della scoperta. Quindi quale migliore scusa per piazzarvi sul divano con i vostri migliori amici per una maratona televisiva su Infinity? Nel fratempo ecco a voi dunque la classifica delle 10 canzoni più assurde dei telefilm di Cristina D’Avena.

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Arriva Cristina

Non potevamo non aprire la classifica con la sigla della prima serie Arriva Cristina, una vera e propria dichiarazione d’intenti dell’intera serie su una base pseudo-reggae: buoni sentimenti, positività e spoiler dell’intera stagione all’interno del testo:

Nella mia famiglia
tanto affetto c’è
ci intendiamo a meraviglia.
Sempre con fervore
regna il buonumore
splende la serenità.

Studio medicina
all’università,
non mi sveglio la mattina.
Rido quando canto
mi diverto tanto
molti amici ho sempre accanto.
Tra loro so
che troverò
l’amore per me.

Io sono Cristina
di me scoprirai
che mi piace cantare,
sognare e scherzare
son fatta così.

Precipitevolissimevolmente

Precipitevolissimevolmente è senza dubbio la canzone che rimane più in testa di tutta la serie. Sarà per il titolo in stile filastrocca, sarà per la finta marimba caraibica, sarà per il coro sulla strofa «corri qua corri là, corri sempre qua e là», fatto sta che ci ritroviamo ad agitare la testa e a sculettare come degli imbecilli. Una specie di Hakuna Matata in salsa Fininvest. Spensieratezza assicurata, ahivoi. Applausi a scena aperta per Alessandra Valeri Manera e Ninni Carucci, autori di questa e di tutte le altre canzoni della serie nonché di praticamente tutte le sigle dei cartoni animati Fininvest. Oltre a tutto ciò, Alessandra Valeri Manera è anche la responsabile dell’ideazione e della sceneggiatura della totalità di questa serie.

Videogame

Come accennato in apertura, le tematiche delle canzoni di questa serie sono decisamente meno orientate ai bambini più piccoli e più attente al pubblico preadolescenziale, quindi ecco il tributo di Cristina alla videogame-mania che sul finire degli anni ’80 dilagava tra le sale giochi e le prime home console di massa:

Con i videogame
è proprio uno sballo.
Tra colpi di scena e mille insidie sai gareggeremo noi.

Combattiamo senza sosta contro un’astronave che poi se ne va,
ma ci lascia qua un marziano che divora a morsi tutta la città.

Con i videogame
che giornate toste.
Tra molte sorprese e grandi ilarità gareggeremo noi.

E vai con il solito ritornello killer impossibile da dimenticare:

Gioca, gioca coi videogame.
Dai gioca, gioca coi videogame
da cui tu non ti staccheresti mai.

Ma per studiare
smetterai di giocare
e domani di nuovo ricomincerai.

I nonni ascoltano

Non vi lasciate ingannare dal titolo talmente assurdo che sembra uno scherzo: questa canzone dietro al messaggio pro-social che esorta a dare retta alla saggezza dei nonni nasconde un subliminale occhiolino al pubblico dei nonni, che con le loro paghette foraggiano il pubblico di riferimento, cioè i ragazzini. Il pretesto dell’inserimento de I nonni ascoltano nella serie viene dal fatto che nella quarta stagione Cristina lascia inspiegabilmente la città e va a vivere insieme a due amiche nella casa in campagna dei suoi nonni. Magari lì riesce a studiare medicina con più concentrazione.

W la mountain bike

Continua l’escalation delle canzoni più assurde con questo tributo alla mountain bike (vero status symbol per i ragazzini a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90), un po’ come fecero Edoardo VianelloLucio Battisti con il windsurf nel 1982. In questo caso tra i mille versetti goduriosi e l’interpretazione particolarmente sopra le righe di Cristina svetta una strofa molto simile ad almeno altre cinque sigle Fininvest e un ritornello praticamente uguale alla sigla di Hilary.

Gioventù

Dietro a una base synth-rock si cela una specie di tributo alla gioventù che sembra l’inno di un partito politico di stampo democristiano o ancora meglio una canzone balilla di propaganda, con versi come:

Pungente, aggrovigliata,
inebriante gioventù,
ci fai sentire vuoti
di cosa non sai neanche tu.

Afferri al volo
la nostra voglia di cambiare,
ci catapulti
lassù nel cielo della vita.

Splendi più del sole
fiera gioventù,
l’ombra fugge quando arrivi tu!
Non conosci dubbi
forte gioventù,
ti appassioni e poi non molli più!

Imperdibile il balletto che è una delle cose più ipnotiche mai viste in TV in quegli anni.

L’Europa siamo noi

Già protagonista della nostra classifica sulle cinque peggiori canzoni che parlano di Europa Unita, la sigla della quarta stagione è un brano dal raro lirismo epico con una base a metà tra il modernissimo e il fuori tempo massimo, il tutto condito dalla classica scelta lessicale pittoresca del duo Carucci-Valeri Manera. Ma lasciamo parlare la musica:

Europa unita il giorno senza l’oscurità
Europa unita la voce della fraternità
che tutte le frontiere abbatterà
portando un po di solidarietà nella nostra vita
Europa unita

L’Europa siamo noi
milioni di persone
L’Europa siamo noi
un’unica nazione
Partirà questo treno presto partirà
Partirà questo treno presto partirà
Partirà partirà partirà se ognuno lo vorrà

Chi lo sa che moda andrà

Arriviamo al podio con un vero gioiellino camp. Chi lo sa che moda andrà è l’analisi autorevole di Cristina D’Avena sul mondo della moda, con un testo che sembra uscito da Fedez, la cui contorsione urla vendetta:

Quante mode, quante novità
noi seguiamo con assiduità
e corriamo che ci piaccia o no,
restare indietro certo non si può.

Ogni moda passa e se ne va
resa vecchia dall’attualità,
sempre un gusto del momento c’è
che poi ci firma dalla testa ai piè.

Chi lo sa, chi lo sa,
che moda andrà?
Tra due o tre giorni
bisogna proprio che ti aggiorni.

Chi lo sa, chi lo sa,
che moda andrà?
Tra nuove e ritorni
l’effimero dilagherà.

Parla coi tuoi genitori

Dopo l’attenzione ai nonni non poteva mancare la canzone a favore della comunicazione tra figli e genitori, un inno alla famiglia completamente mirato a un pubblico compreso tra gli 11 e i 14 anni. Il testo merita di essere riportato integralmente:

Parla spesso coi tuoi genitori
se li ignori tutto si complicherà
parla spesso coi tuoi genitori
e non lasciarli al di fuori della tua mentalità
dici che coi tuoi quando parli son problemi
che non vi capite, vi trovate agli estremi
loro ti parlano di autorità
tu non rispondi, ti offendi ma sbagli, dai

Parla coi tuoi genitori
e tutto si appianerà
se chiarirete ciò che non va
Parla coi tuoi genitori
che soffrono come te
la soluzione sta in tutti e tre.

Noi vorremmo

Primo assoluto in questa classifica non può che essere Noi vorremmo, pezzone epico che sembra l’inno di Forza Italia ante litteram, fatto di speranza, verità, pace nel mondo, torrenti scintillanti e cavalli alati:

C’è chi socchiude la porta
che dà sull’umanità
noi spalanchiamola e andiamo
là dove ci condurrà
dobbiamo alzare lo sguardo
cercare nella realtà
scoprire dove corre il mondo
per incontrarlo più in là
il cuore ci guiderà
l’orgoglio ci spronerà
e di speranze così il domani si tingerà

Noi vorremmo tutti un’opportunità
che la pace arrivi da chi non ce l’ha
sul cavallo alato della libertà
Noi vorremmo tutti un’opportunità
un torrente scintillante dove sta
che disseti il fiore della verità.

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  1. Io concordo con “L’Europa siamo noi” una sporca propaganda politica, quando si pensava che l’unione europea fosse un sogno e invece è un incubo che con l’euro sono aumentati i prezzi e la cosa peggiore l’immigrazione, e soprattutto “Noi vorremmo” è la più ipocrita di tutte, a predicare la “pace nel mondo” sono bravi tutti, ma quando scoppia una malattia stanno tutti con le mani in mano, perché il vero guaio del mondo sono le malattie e no la guerra.

  2. Io penso che tutte ripeto tutte le canzoni sia dei suoi film Arriva Cristina, Cristina, Cri Cri, e per finire Cristina l’Europa Siamo noi ogni bambini ragazzo o giovane che cresce o che è cresciuto con le canzoni di Cristina D’Avena lasciateli sognare e che siano loro a poter giudicare ok ? E lasciate in pace cristina d’avena Chiaro????????

  3. Le canzoni di Cristina sono improponibili come testo, musica, accordi, voce da finta bambina ecc. quel che è peggio è che ha sostituito molte ottime sigle di cartoni con le sue che oltre che pessime sono anche parzialmente plagiate. E quelle scritte qui non sono memmeno le peggiori…chi scrive le canzoni della d’avena dice solo luoghi comuni, fa errori storici vedi ‘il tulipano nero’ non esplicita emozioni e superficiale e punta di un pubblico non in grado di giudicare. Solo in 1 paese senza meritocrazia musicale Cristina poteva avere successo. Ha soppiantato gente come i cavalieri del re Fidenco ecc solo per strategie musicali e le tante moine

  4. Commenti assurdi per dei pezzi storici.
    Hanno venduto di + di molti artisti di oggi: cristina 200.000 copie, cri cri 200.000 copie…….solo per citarne due.
    Trovo quest’articolo pessimo, chiamandole assurde queste canzoni. Cristina è storia e rimarrà storia.

  5. Ma pensate a Satomi: da mostro sacro del rock coi capelli viola a comprimario dal caschetto improponibile finito a cantare canzoni da repertorio di CL interpretate dalla ragazza di cui era innamorato, che se la fa col front-man della sua band. Bella parabola…per fortuna che poi, dopo un periodo nella Legione Straniera, é tornato con una nuova identità, Poldino Benz, e si è rifatto accalappiandosi Turchese De Benedetti

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