“No Vasco no”: quando Jovanotti ha partecipato a Sanremo

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Jovanotti Vasco 45 giri sanremoLorenzo Cherubini, aka Jovanotti, aveva appena 23 anni quando ebbe l’onore di salire sul palco del teatro Ariston per gareggiare nella sezione Big. Nonostante quell’aria da tamarro fracassone scapestrato, in realtà doveva essere uno di quelli che chiamano la mamma almeno due volte al giorno, si coprono bene prima di uscire e non bevono mai nulla che non sia sanguinella Guizza. Perché altrimenti non si spiega quest’inno al buonismo in salsa rock che è “Vasco”.

Jovanotti sale sul palco con jeans sdruciti a cavallo basso, i calzini di spugna, il cappello da cowboy saltellando da una parte all’altra del palco come un grillo drogato, cantando cosa? Ma è ovvio: quanto è fico uscire la sera divertendosi sì, ma usando la testa!

Riuscendo a stonare tutta, e dico tutta, una canzone interamente parlata (impresa da Guinness dei primati riuscita, prima di allora, solo a Romina Power), Lorenzo lancia il suo appello a questo Vasco, incarnazione mitologica del bulletto senza regole: non sputtanare tutti i giovani giudiziosi come me con le tue bravate, altrimenti la mamma non mi fa più andare la sera in oratorio!

Educativo come un documentario di Licia Colò eccovi lo splendido testo scritto dallo stesso interprete assieme al suo scopritore, Claudio Cecchetto.

Vai così, è una figata
Perché una storia così non c’è mai stata
Che ci ammazziamo, ci divertiamo, facciamo i scemi
E qualche volta pensiamo
Non c’è problema è tutto ok
Numero uno, faccio quello che farei
E quando torni facciamo festa
Senza nessuno che ci lasci la testa.

No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Per quelli che alla notte ritornano alle tre
No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Per quelli come te, per quelli come me.

Oh, mamma stasera esco prendo la moto, sì,
Ma senza casco
Andiamo in centro, viene anche Vasco
Torno tardissimo, fuori fa fresco
Sì che sto attento, io son mica matto,
E’ tutto a posto, vai, tu vai a letto,
Tu e le tue amiche m’avete rotto
Siete voi, siete voi che avete capito tutto.

No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Per quelli che alla notte ritornano alle tre
No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Per quelli come te, per quelli come me
E invece Vasco questa sera non c’è
Chissà perché fratello ce l’hai con me
Oh, dimmi con chi sei, da un po’ non ci sei mai
Vasco, tu sei noi non ci sputtanare, dai.
No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Perché io non mi fido di chi non suda mai
No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Che mica ci facciamo tradire dai guai
Vai così, vai così.

No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Per quelli che alla notte ritornano alle tre
No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Per quelli come te, per quelli come me
No, Vasco no, Vasco, io non ci casco
Sudi o no, sudi o no.

Un brano così didattico non poteva non meritarsi un ottimo piazzamento e infatti arrivò, a sorpresa, quinto, sgominando pezzi da novanta come Marisa Laurito, Gigi Sabani e Francesco Salvi. Accipicchia.

“Vasco” venne inserita nel mitico album “La Mia Moto”, record di vendite in quell’anno. Da lì a poco Jovanotti avrebbe cominciato il graduale distacco da Cecchetto e la trasformazione a Che Guevara dei poveri. Tutto sommato lo preferivamo quando gridava “gimme five” a chiunque.

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