Il Ragazzo che sorride

Il ragazzo che sorride, un musicarello con Al Bano alla difesa dei diritti dei lavoratori e contro la disparità razziale

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Il 1968 oltre ai vari cambiamenti sociali segnò anche la fine dell’epoca d’oro dei musicarelli; ormai l’attitudine commerciale di questo genere di pellicole si era estremizzata fino a renderle solo dei meri prodotti pubblicitari e modaioli, nient’altro di più che lo specchio del peggio della TV, della radio e delle riviste di gossip dell’epoca.

Il Ragazzo che sorride

Lo spazio per un riferimento a culture giovanili dell’epoca o di critica generazionale per quanto minimo (vedi ad esempio Urlatori alla sbarra del 1960 su tutti) fu sostituito da un coacervo di personalità televisive e non, caratteristi illustri e sketch comici che dovevano riempire i buchi lasciati dalle canzoni sulla celluloide, con trame ancora più scalcinate e senza senso (quando c’erano).

Alla ricerca di qualcosa di nuovo ecco che arriva Il ragazzo che sorride, un musicarello con Al Bano Carrisi impreziosito da una bella spruzzata di impegno politico e diritti civili; qui il celebre cantante di Cellino San Marco si trasferisce in Africa diventando involontariamente leader di un gruppo di operai neri con cui combatte per i diritti dei lavoratori e contro la disparità razziale. Insomma fantasia che viaggia a briglia sciolta.

Dopo l’esordio cinematografico con Nel sole (1967), sul cui set si mormora sia nato l’amore tra Al Bano e Romina Power, e il suo seguito L’oro del mondo (1968), venne immediatamente realizzato quello che avrebbe dovuto essere il terzo capitolo della saga della celebre coppia. Nei primi due film Carlo/Al Bano, è riuscito a trovare l’amore, finire il liceo e non andare in gattabuia tutto grazie al provvidenziale intervento di Franco e Ciccio. A quanto pare però per questo Il ragazzo che sorride Romina Power non potè partecipare alle riprese in quanto preferì all’ultimo momento recitare in Marquis de Sade: Justine di Jesús Franco, Femmine Insaziabili di Alberto De Martino e I caldi amori di una minorenne di Julio Buchs; come si può dedurre già solo dai titoli, pellicole ben lontane dal rassicurante tradizionalismo casa e chiesa che trasudava il personaggio di Romina nelle pellicole precedenti.

Il Ragazzo che sorride
Al Bano e Susanna Martinková in una scena del film

La sceneggiatura dell’ipotetico seguito de L’oro del mondo venne quindi cambiata in maniera frettolosa e confusa con un risultato quasi straniante, in quanto ritornano personaggi dei primi due film, ma i nomi dei protagonisti sono completamente diversi: Al Bano qui non più Carlo ma Giorgio ora si è laueato e da cinque anni è sposato con la sua amata ora interpretata dall’affascinante Susanna Martinková la quale da lì a breve avrebbe smesso i panni della moglie ubbidiente e sottomessa per dedicarsi a pellicole dal sapore sperimentale come Colpo rovente (1970) accanto a Carmelo Bene e a veri e propri casi cinematografici come La principessa sul pisello (1976).

Se i primi due musicarelli del cantante salentino si tenevano in piedi quasi esclusivamente grazie alle canzoni e soprattutto agli sketch di Franco e Ciccio, qui i siparietti comici di Nino Taranto, Antonella Steni e Francesco Mulè (grande caratterista nonché riconoscibilissima voce dell’Orso Yoghi) occupano oltre la prima mezz’ora di film senza mai far ingranare la trama, come se fossero stati presi di peso da tutt’altra pellicola e buttati lì a caso. Ma se si avrà pazienza, si vedrà in breve tempo il film mutare trasformandosi in un vero e proprio (s)cult.

Giorgio (Al Bano) rifiuta un grande lavoro di ricerca all’estero per stare vicino ai suoi cari, ma si arrabbia quando scopre che sua moglie non vuole subito dei figli in quanto giovanissima e (comprensibilmente) rifiuta di andare a vivere a con lui in una capanna in Kenya («Non è da te stare tra gente che lavora e suda, senza il conforto del tuo bagno e dei tuoi sali…»), così, arrabbiato e ferito nell’onore, da buon uomo del sud inizia a dubitare della fedeltà della moglie. Desolato accetta quindi il lavoro nel cuore del Continente Nero andando a gestire una miniera di minerali preziosi, ma prima di partire chiede al suo ex professore (Nino Taranto) di pedinare la moglie e tenerla sempre sott’occhio, beffardo quanto profetico e iettatore il fatto che l’uomo in questione nella finzione faccia di cognome Leccisi

Solo e sconsolato giunge in quello che dovrebbe essere il Kenya, in realtà più verosimilmente un qualunque scorcio dell’agro romano, dove conosce Rocky Roberts (con i suoi occhiali scuri anche in miniera), un lavoratore del posto che gli dà il benvenuto illustrandogli le terrificanti condizioni climatiche e le fatiche del lavoro in miniera, quando all’improvviso, senza alcun motivo, inizia a cantare «Con tutte le ragazze sono tremendo, le lascio quando voglio e poi le riprendo» come climax di un vero e proprio momento cult, ma siamo appena all’inizio (e passati circa 40 minuti di niente era pure ora che iniziasse il film vero e proprio).

Giustamente scioccato da come viene trattata la manovalanza locale il protagonista denuncia ai suoi superiori le pessime condizioni igieniche e lavorative, la totale mancanza di diritti umani e la suddivisione razziale («Ho notato che le squadre sono formate o da soli bianchi o da soli negri»). Ma non perderà ovviamente anche ogni occasione possibile per cantare qualche canzone d’amore.

Il Ragazzo che sorride

Forse per scappare dalle terrificanti melodie del loro nuovo capo miniera alla fine gli operai bianchi accettano la proposta progressista di lavorare nella pericolosa miniera, anche perché «in fondo ai pozzi il colore della pelle non si distingue più», ma il dramma è dietro l’angolo: la storia si concluderà più o meno bene con un finale incredibile, non del tutto spiegato e abbastanza inadeguato per un musicarello, con il nostro Al Bano che non poteva non concludere cantando a pieni polmoni la canzone che dà il titolo al film.

Il brano omonimo è costruito su una melodia composta da Mikis Theodorakis (noto compositore della colonna sonora di Zorba il greco) all’epoca incarcerato per il suo impegno politico contro la dittatura dei colonnelli in Grecia, e risale all’anno precedente quando venne utilizzato come sigla per la rubrica televisiva Europa giovani ottenendo grande successo nei juke box di tutta Italia trainando il secondo album di Al Bano intitolato anch’esso Il ragazzo che sorride. Tra «Il mondo di domani confini non avrà, ed una mano bianca la nera stringerà» e «Fratello abbracciami chiunque sia abbracciami, se sete un giorno avrai la mia acqua ti darò» il film si avvia finalmente al termine.

il ’68 ha lasciato la sua impronta di impegno politico anche a Cellino San Marco, un anno di cambiamenti sociali forse ineguagliati che indirettamente ha permesso anche la realizzazione di questo apocrifo catto-comunista/terzomondista Al Bano-movie.

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