howard-the-duck-howard e il destino del mondo

John Barry & Thomas Dolby ‎- Howard The Duck OST (1986 – LP)

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howard-the-duck-howard e il destino del mondoHoward The Duck, meglio noto in Italia come Howard e il destino del mondo, è un film diretto da Willard Huyck e scaturito dalla mente di un gasatissimo George Lucas che dopo Star Wars e Indiana Jones nel 1986 ebbe l’intuizione di trasformare in un film la storia a fumetti della Marvel che narrava le avventure di un papero alieno antropomorfo precipitato sulla Terra.

Visto attraverso la mente informe di un ragazzino di quattro anni tutto questo è un indiscusso capolavoro. Lo stesso ragazzino però, oggi cresciuto, non ha avuto bisogno di diventare il nuovo Enrico Ghezzi per cambiare idea su una delle pellicole più brutte mai realizzate ma che mantiene un nonsoché di affascinante. Sarà la nostalgia.

Senza paura di rovinarvi un film che comunque non (ri)guarderete mai vi dico che il nostro Haward, dopo aver sventato un’invasione di alieni in stop motion, diventerà l’impresario delle Cherry Bomb, il gruppo musicale tutto al femminile della cotonatissima Beverly (un palese omaggio alle Runaways, altro gruppo rock all-female), interpretata dalla sempre splendida Lea Thompson (la mamma di Marthy McFly in Ritorno al Futuro), decidendo quindi di piantare le tende sul nostro pianeta.

In mezzo c’è un’avventura che ripercorreremo attraverso i temi del navigatissimo John Barry (che oltre a essere un famoso compositore di colonne sonore fu il primo marito di Jane Birkin) e del poppettaro Thomas Dolby, all’epoca coccolato artista synth-pop con un paio di album di successo alle spalle e una super hit come She Blinded Me With Science.

howard e il destino del mondo

I due autori si occuparono rispettivamente di due categorie musicali ben distinte e complementari: i temi sonori che enfatizzano l’aspetto puramente cinematografico sono griffati John Barry (ovvero il compositore delle mitologiche James Bond Threme, From Russia With Love, Goldfinger e di un altro oceano di lavori), mentre i brani interpretati nel film dalle Cherry Bomb (formate da Dominique Davalos, Holly Robinson e Liz Sagal, oltre alla già citata Lea Thompson) sono stati composti da Thomas Dolby e dai Dolby’s Cube (lo stesso Dolby con qualche amico).

Si inizia con le atmosfere quasi noir di Lullaby of Duckland in cui John Berry dipinge l’umore malinonico di un papero preso male dalla vita con tocchi  jazz cui segue Journey To Earth che con toni più concitati  fa da sottofondo alla scena in cui Howard viene risucchiato e sbatacchiato sulla Terra.

https://youtu.be/-mIYyXbLzLU

Una volta atterrato a Cleveland si riesce ad avere un orientamento spaziotemporale ben preciso grazie all’incontro con dei cattivissimi punk, tipo quelli che Charles Bronson ne Il giustiziere della notte andava facendo secchi, progettando tavole chiodate a molla o andandoli a scovare nelle loro luride tane. Il tempo è maturo per il primo momento eighties e Hunger City dei Dolby’s Cube è pura energia allo stato pop (modello Kidd Video per intenderci) e la possiamo ascoltare eseguita dalle Cherry Bomb in concerto proprio nel locale in cui viene trascinato un Howard in balia dei balordi incontrati poco prima. Da notare che alla voce troviamo la protagonista Lea Thompson (come negli altri brani delle Cherry Bomb): davvero niente male, tanto che venne realizzato un 12” promozionale del brano.

howard-the-duck-howard e il destino del mondoSalvata la dolce Beverly da alcuni teppisti a fine concerto, sistemati con un paio di mosse di “quack fu”, Howard non sa dove trascorrere la notte e come sempre in questi casi comincia anche a piovere: terreno fertile per Don’t Turn Away di Thomas Dolby con tanto d’assolo d’armonica di Stevie Wonder. Così sulle note di Lullaby of Duckland ascoltata già all’inizio e della strappalacrime You’re The Duckiest di un impeccabile John Barry, Beverly invita Howard a casa sua per sdebitarsi.

Va da sé che tra i due nasce un sentimento e se possiamo capire Howard che s’invaghisce di Lea Thompson che gira per casa in mutandine, facciamo fatica a comprendere che cosa abbia trovato la giovane Beverly in un pennuto di poco più di un metro, peraltro senza un quattrino. Forse Howard nascondeva qualche dote nascosta nei pantaloni? Con l’amore arrivano immancabili anche i battibecchi (cosa facile quando si sta insieme ad un papero…) quindi Howard, stanco di essere mantenuto, si procura lavori degradanti dai quali si defila finendo nuovamente nel locale più amato dalle Cherry Bomb, che casulamente stanno suonando proprio quella sera e proprio la già nota Don’t Turn Away. Praticamente è come se mi trovassi davanti a Brian Eno che suona By This River nel giorno in cui mi sento un po’ giù.

howard e il destino del mondo

Il brano viene interrotto da una Beverly straziata (“basta con questa lagna”) che passa oltre attaccando con la rockeggiante It Don’t Come Cheap su cui puntuale parte una scazzottata. La trama si fa sempre più tesa e i problemi si moltiplicano: oltre al dilemma su come rispedire Howard a casa propria si aggiungono occulti super sovrani alieni che rischiamo di trovarci a infestare le strade di Cleveland come se non bastassero già i punk. Prospettiva assai preoccupante anche per Charles Bronson. Uno di questi esseri s’impossessa del dottor Jenning e il film decolla per sempre, fino ai titoli finali. In questo lasso di tempo troviamo l’elegantissima Beddy Bye For Howard e per i momenti concitati Ultralight Flight e Dark Overlord, tutte di John Barry che assieme ad altri temi di farcitura portano il suo lavoro a completezza.

L’immancabile momento di scanzonata euforia non poteva certo mancare in un’avventura per ragazzi e qui la troviamo proprio in coda alla pellicola durante il concerto delle Cherry Bomb, gasate come non mai davanti a un folto pubblico delirante.

È proprio qui che ci presentano in anteprima Howard The Duck scritta da Thomas Dolby in collaborazione col re del funk George Clinton (uno dei tanti componenti di passaggio dei Dolby’s Cube) che si ferma a fare anche i cori e con la chitarra di Joe Walsh degli Eagles che passava di lì per caso, a riprova che per questa boiata non mancarono gli investimenti per un prodotto di qualità. Durante l’esibizione del brano Howard finirà in maniera rocambolesca e inaspettata sul palcoscenico finendo ad esibirsi in un assolo di chitarra che fa molto Ritorno al Futuro.

Durante i titoli di coda si può godere di I’m On My Way di Thomas Dolby cantato da Táta Vega come ottima colonna sonora per l’uscita dal cinema dopo aver visto un film non proprio fra i più memorabili.

Tracce:
A1. Dolby’s Cube – Hunger City
A2. Dolby’s Cube – Howard The Duck (feat. Joe Walsh & George Clinton)
A3. Thomas Dolby – Don’t Turn Away (feat. Stevie Wonder)
A4. Dolby’s Cube – It Don’t Come Cheap
A5. Dolby’s Cube – I’m On My Way (feat. Táta Vega)
B1. John Barry – Lullaby Of Duckland
B2. John Barry – Journey To Earth
B3. John Barry – You’re The Duckiest
B4. John Barry – Ultralight Flight
B5. John Barry – Beddy-Bye For Howard
B6. John Barry – Dark Overlord

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