“Benzina e cerini” è il brano ultimo classificato al Festival di Sanremo del 1961. Il suo destino non poteva essere diverso sapendo che l’interprete è un tale Giorgio Gaber che, forte del vigore dei suoi vent’anni, canta una canzone che parla di combustibili decisamente lontani dalla tradizione lirica italiana.
La canzone fu presentata in coppia con Maria Monti (come imposto dal regolamento), sponda femminile di un sodalizio che va oltre l’arte e affronta il tema dell’amore (unico tema in gara) in termini poco accomodanti verso un pubblico deluso nelle aspettative a causa delle metafore incendiarie. Se Giorgio Gaber avesse resistito un’altra manciata di anni avrebbe potuto utilizzare il napalm come simbolo dell’amore incendiario, questa volta, però, che brucia l’epidermide delle masse.
Coautore del brano è Enzo Jannacci, compagno all’epoca di scorribande nel progetto I Due Corsari i quali erano soliti saccheggiare il buonsenso comune. Non ci si rende conto forse che senza i tre nomi citati finora il mondo sarebbe triste come l’UDC.
Per quantificare con maggiore precisione il peso di un ipotetico fallimento a Sanremo negli anni ’60 e di conseguenza il coraggio di presentarsi con un brano del genere è bene citare un’analisi dello stesso Gaber tratta dal libro “Giorgio Gaber – frammenti di un discorso”:
“Io trovo che [il Festival di Sanremo, n.d.c.] fosse già tremendo allora. L’ho vissuto da spettatore quando ero proprio piccolo e ricordo che la vittoria di Modugno con Nel blù dipinto di blù fu una festa nazionale. Forse allora anche il fattore discografico c’entrava meno (…). Già quando arrivai io cominciava ad esserci una specie di battaglia discografica, un gioco al massacro con i cantanti che si dividevano fra perdenti e vincenti (…). Il discorso cominciava a diventare un po’ pesante e in quella occasione Sanremo diventò il festival dei dischi e non della canzone… chi andava a Sanremo in certi casi poteva giocarsi tutta la carriera. Vero è che il sangue piace alla gente, vero è che questa cosa aveva un rilievo se non altro discografico e commerciale e probabilmente aveva ancora un senso. Poi via via è sparito perché (…) negli anni ’70 si vendevano altre cose”.
“Io sono dell’idea che la televisione sia un mezzo straordinario quando ti porta a casa delle cose che tu non potresti vedere; le cose accadrebbero comunque ma il fatto che la televisione te le porti a casa è un gran bel vantaggio. Se invece una cosa è fatta per la televisione perde il suo scopo e la televisione diventa una specie di spettacolo dei poveri legato a un pubblico che non c’è, a un interesse che non c’è, che devi inventare, che non esiste. Questo credo che sia il limite della televisione e a questo punto anche del Festival di Sanremo, che essendo ormai una trasmissione TV ha perso completamente il suo scopo originale”.
Certo, nella nostra epoca dell’immediatezza non è troppo semplice da capire; anzi, a un’attenzione spicciola potrebbe apparire più come il delirio di un rosicone. Trovo calzante piuttosto il paragone riguardante Hitchcock che spiega a Truffaut il motivo per cui pensa che il cinema sia morto con l’avvento del sonoro.
https://www.youtube.com/watch?v=-tzf-o93ozs
L’ardente brano è un rumba-rock’n’roll contenuto in un 7″ che sovrasta in qualche modo il senso dell’amore come sentimento, dato che il protagonista chiede esplicitamente alla sua amata, la quale è solita cospargerlo di benzina e dargli fuoco, di non esagerare con questo gioco ardito essendo già il proprio cuore in fiamme: “Ma lei mi tormenta forse le piaccio bruciato, certo è un po’ pazza ma io me ne sono innamorato”.
Il discorso potrebbe riguardare una forma di morbosità estrema da parte di una ragazza talmente possessiva che non accontentandosi di aver mandato già in fiamme il cuore del suo amato vuole bruciare tutto il resto. “Con quel maledetto gioco, mi cosparge di benzina e mi dà fuoco e io brucio brucio d’amore”. Nonostante Il protagonista non appaia completamente d’accordo, il suo ardere d’amore è comunque un dato di fatto.
https://www.youtube.com/watch?v=7zSCTPDymTs
Il lato B ci riporta ad una temperatura accettabile evocando brezze marine con “La conchiglia”, un delizioso brano che, rispetto al precedente, sarebbe stato maggiormente idoneo a partecipare al rassicurante concorso sanremese di allora, ma probabilmente la scelta non sarebbe stata confacente alla complessità del personaggio.