Francesco Magni - Voglio L'erba Voglio (1980 - 7")

Francesco Magni – Voglio L’erba Voglio (1980 – 7″)

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Francesco Magni - Voglio L'erba Voglio (1980 - 7")Francesco Magni, cantautore brianzolo, inizia la sua carriera negli anni ’70 grazie a due fortunati incontri: prima con Nanni Svampa poi con Moni Ovadia, quest’ultimo che gli produce il LP “Il Paese Dei Bugiardi”. Il successo però arriva con il Festival di Sanremo del 1980, grazie alla canzone “Voglio L’erba Voglio”.

Il brano, inserito nel secondo LP “Cocò” e che vanta la collaborazione di artisti del calibro di Antonella Ruggero, Alberto Fortis (featuring proprio di questa canzone) e Mario Arcari, è un concentrato di musica folk dato dalle chitarre di Franco Parravicini e ance etniche, suonate da Gerardo Cardinale. Su queste basi l’autore, con movenze da folletto, rigurgita le sue osservazioni sul suo mondo contemporaneo, ma che a più di trent’anni di distanza risultano ancora decisamente attuali.

Nella canzone vi sono riferimenti alla “Marcia dei 40000”, al femminismo, alla ricerca del benessere spirituale e fisico, al Papa, allo stato e come si evince chiaramente dal titolo anche alle droghe leggere, il tutto condito con una dose d’ironia e neologismi che arricchiscono un testo recitato, più che cantato.

Presentato al trentesimo Festival di Sanremo, il brano si piazzò solamente al dodicesimo posto, ma riuscì a vincere il premio della critica, sintomo di un pubblico già allora in cerca di certezze e abitudini nelle solite canzoni con buoni sentimenti e frasi tratte dai baci Perugina, ma che premiava chi aveva l’ardire di portare una ventata di aria fresca.

Per la cronaca, “Strepennato” vuol dire: spennato più volte.

 

Voglio L’erba Voglio

Eravamo quarantamila alla manifestazione
strepennati a puntino, giusto per l’occasione,
tutti quanti nel recinto come tanti pecoroni,
delusi d’illusione con la rabbia sugli striscioni,
negli occhi la certezza che ci avevano fregati,
allora come sempre restavamo strepennati, restavamo strepennati.
Voglio l’erba, voglio l’erba voglio, l’erba voglio del giardino del Re.
Qualcuna grida: “Io sono mia!”
Anch’io sono mio ed è mio anche mio zio
che è andato in Africa a cercarsi mia zia,
travestita da Mandinga, se l’è portata via,
l’ha chiusa in una gabbia per non farsela scappare,
ma s’è accorto che più avanti di così, no, non poteva andare,
no, non poteva andare.
Voglio l’erba, voglio l’erba voglio, l’erba voglio del giardino del re.
C’è chi va in India con la California in testa,
e chi fa il gallo solamente il dì di festa.
Ah, ah, Are Krisna, Are Krisna, Bambulè, Shombon oh, oh.
Macro-quasi-biotica, superlusso-recuperata.
Nutritevi come porcelli, poi curatevi con l’insalata.
Se sei un po’ sbiellato fatti uno yogurt all’autocoscienza,
in meno di vent’anni capirai se avrai pazienza,
fa bene alla salute, sembra che qualcuno vola,
se proprio non gliela fai puoi sempre urlare a squarciagola, a squarciagola.
Voglio l’erba, voglio l’erba voglio, l’erba voglio del giardino del Re.
Col Papa nuovo sarà tutto più bello,
si potrà fumare la strada nella pipa,
vedremo volare qualche uccello UFO
che splenderà come un simbolo di pace
che dirà “bravo” a chi lavora e tace
e se non sei contento puoi cantare un ritornello
sempre nuovo e sempre quello.
Voglio l’erba, voglio l’erba voglio, l’erba voglio del giardino del Re.
Ma il Re dov’è? E’ andato a Santa Fe
a prendere un caffè, ma no, ma dai,
qui il Re non c’è … non c’è,
non c’è, non c’è mai stato.
lo stato, lo stato, lo stato s’è spostato … s’è spostato!
C’è il multinazionato… Nato… Nato
o forse un’illusione in tanta confusione.
Voglio l’erba, voglio l’erba voglio l’erba voglio del giardino del Re.
Vorrei potervi dare un po’ di cose belle
non solo martellate che fan vedere le stelle,
diffondere nell’aria vibrazioni d’amore,
ma sono strepennato e faccio il cantautore.

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