«Il gusto è composto da mille disgusti» Paul Valéry.
Prendiamo un momento di pausa per riflettere. Tutti siamo convinti di avere gusti musicali migliori degli altri e pensiamo che tutto quello che a noi non piace faccia schifo. Quante volte ascoltando una canzone abbiamo pensato (anche ad alta voce): «Questa fa proprio cagare!».
Nel 2007 il critico musicale canadese Carl Wilson decise di pensarci seriamente prendendo in causa un’artista che negli ultimi anni aveva diviso il mondo in due, da una parte una schiera di fan accaniti e dall’altra il freddo gelo dell’odio; una cantante che con la sua ugola potrebbe spaccare in due i ghiacci del polo nord (non a caso fu scelta per la colonna sonora del film Titanic). Stiamo parlando proprio di lei: Céline Dion!
In Musica di merda (Let’s Talk About Love: A Journey to the End of Taste) Wilson cerca di capire perché scegliamo un determinato genere che ci definisca come individui e che cosa ci spinge ad amare o odiare alcune canzoni, andando ad analizzare ciò che disprezziamo: «Questo libro è un esperimento nel campo del gusto, un tentativo di uscire deliberatamente dalla propria estetica personale […] La questione principale, però, è se i gusti di chiunque, a cominciare dai miei, poggino su solide fondamenta».
Partendo da un’attenta analisi biografica, artistica e stilistica di Céline Dion e della canzone My Heart Will Go On, attraverso digressioni antropologiche e sociologiche sulla questione del gusto e alcuni accenni sulla storia della critica musicale, l’autore non cerca di dare risposte concrete, ma arriva ad una conclusione più importante, quella che potremmo definire come Democrazia del Gusto: «[…] non una passiva apertura mentale, ma aggrapparsi attivamente alle persone e alle cose diverse da me, che mettono pericolosamente in discussione il modo in cui sono fatto».



Se state pensando che la conclusione sia la classica «non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace», avete in parte ragione, ma andando oltre la superficialità di facili deduzioni, Carl Wilson osa molto di più, ci spinge contro l’intolleranza (musicale in questo caso), ci sprona a mettere in discussione i nostri gusti, poiché l’assolutismo è solo una chiusura mentale e ci impedisce di conoscere e, forse, apprezzare nuovi suoni.
Il libro, che è stato anche adottato in corsi universitari di estetica e critica, è uscito in una seconda edizione con l’aggiunta di alcuni saggi scritti da artisti, pensatori e critici che parlano indirettamente del libro o ne toccano l’argomento, i nomi noti ai più sono lo sceneggiatore Nick Hornby, l’ex bassista dei Nirvana Krist Novoselic e l’attore/regista James Franco.