Su queste pagine il periodo riguardante gli anni ’80 è spesso tirato in ballo sotto forma di sfrenate esagerazioni, luci abbaglianti, musica pop dai capelli cotonati e altri fronzoli. Tutto ciò ha implacabilmente fissato le fondamenta per un modello culturale preso come riferimento da intere generazioni. Guardando le trasmissioni popolari condite dallo sgambettare di Heather Parisi, i programmi comici di Renzo Arbore e la sua banda di folli, ascoltando i vecchi dischi (anche quelli più comuni e sputtanati) non si può fare altro che provare nostalgia o quantomeno (almeno per chi li ha vissuti in età infantile) un sentimento accogliente, quasi materno.
Di questo periodo è ben impresso nella mente dei bambini d’allora uno fra i suoi lati più oscuri, demonizzato, quando il problema divenne dilagante, con il bombardamento a tappeto tramite pubblicità progresso raffiguranti aloni viola e occhi bianchi.
L’eroina e la cocaina, oggi come allora, sono presenti in quasi tutti i contesti sociali; quello della strada è senza dubbio il più visibile, popolato e forse disperato (sicuramente lo è per la miseria o quant’altro). Negli anni ’80 la diffusione dell’eroina, in particolare fra i giovani, fu travolgente al punto d’aver smosso, in analisi posteriori, questioni in merito alla sua funzione d’annichilimento strategico ai danni dei movimenti giovanili. Amore Tossico (1983) di Claudio Caligari, scomparso nel 2015, segue a ruota la pellicola Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (in tedesco Wir Kinder vom Bahnhof Zoo) diretto da Uli Edel nel 1981 e anche in questo caso più che un film è vita vera che il regista (coadiuvato dal sociologo e in questo caso sceneggiatore Guido Blumir) ti inchioda ad osservare, per una volta, da spettatore coinvolto nella sua amarezza.
Pochi “privilegiati” hanno addirittura la possibilità di essere spettatori quotidiani di vicende analoghe svolte fra il SerT (servizio per le tossicodipendenze) e la piazza della borgata di turno, magari proprio a Centocelle o Torpignattara, quartieri di Roma che troviamo in molte scene.
Solo nel 2016 a distanza di molti anni l’etichetta indipendente italiana Penny Records ha preso l’iniziativa di produrre l’LP “Amore tossico: la colonna sonora originale” raggruppando tutte le musiche del film; l’edizione speciale contiene, oltre al vinile con trenta tracce originali rimasterizzate, il poster originale del film e un CD con le stesse tracce del disco. Forse avrebbero potuto fare di più aggiungendo un libretto da sfogliare, con foto e didascalie, in appoggio a un prodotto musicale che quasi non può fare a meno delle immagini del film.
La cosa più importante rimane la musica che venne affidata a Detto Mariano, dapprima collaboratore di Adriano Celentano e del Clan, Bobby Solo e anche Lucio Battisti tra gli altri, per poi dedicarsi a tempo pieno alle colonne sonore componendo principalmente musiche per commedie di enorme successo negli anni ’80 come Spaghetti a mezzanotte, Zucchero miele e peperoncino, I fichissimi, Eccezzziunale… veramente, Acapulco prima spiaggia… a sinistra, Il ragazzo di campagna, Grandi Magazzini e Yuppies. Amore Tossico è un film differente e per questo il suo approccio si fa esasperatamente iper-realista.
Le 30 tracce che compongono l’intero lavoro sono in maggioranza schegge di pochi secondi intitolate come riferimento alla scena di appartenenza. Il risultato è un’atmosfera ossessiva, tetra e angosciante. Insomma, da tenersi stretta la propria anima per non rischiare di vedersela strappata. Non mancano inoltre alcuni spruzzi periodici di amara tenerezza perché, ricordiamocelo, questa è anche una storia d’amore.
“Amore Tossico – Titoli di Testa” è la prima traccia del disco, forse la più semplice da tenere a mente: una sorta di manifesto. Una marcia macabra dove spicca un freddo suono sintetico che richiama la tromba, acuminato e pungente come un ago. La sezione ritmica di batteria sintetica è ridotta a uno scarno accompagnamento di kick sovrapposto a un metal noise in reverse. Tutto il resto dell’album manterrà più o meno questa linea. Il richiamo è automatico alla prima scena del film che vede sei fra ragazzi e ragazze erranti in un paesaggio degradato, illuminato da una tenue luce solare. Il luogo è un pezzo di spiaggia nei pressi dell’idroscalo di Ostia, teatro di gran parte della storia.
La scena successiva è memorabile e vede protagonisti Enzo e Chopper sul pontile di Ostia nell’intento di contare i soldi necessari per potersi bucare. Il dialogo è stampato nell’immaginario collettivo dei cultori: “ma in finale tu quanto c’hai?” – “c’ho i du scudi de prima, anzi, anche meno, me so preso n’gelato” – “ma come, dovemo svortà e te piji er gelato?”… “a Chò nun te capisco se sbattemo pe mettere ‘nsieme quattro lire pe fasse no schizzo e tu te piji ‘n gelato?” La seconda traccia è “Cesare, Enzo, Chopper (e i du gelati)” e ci presenta Cesare, il personaggio principale:“quanto?” – “45/46 mila lire” – “mbe stamo coe pezze ar culo e ve state a magna pure er gelato?!… famme da ‘nmozzico” . Il brano, ritmato e decadente, sarà utilizzato in altri momenti della prima parte del film e lo si può trovare, con qualche variazione, in altrettante tracce del disco sotto titoli differenti, sempre riferiti alla scena in atto ( “…annamose a pija ‘sto grammo pè cazzi nostri”, “Incontro con Massimo davanti al SAT”).
Michela, Loredana e Teresa completano l’elenco dei protagonisti composto, come da tradizione pasoliniana, da attori formati dalla vita (Ragazzi di vita) legati in varie misure a storie di tossicodipendenza. Alcuni di loro morirono nel giro di pochi anni dal termine delle riprese e altri probabilmente si portarono addosso il peso di essere “quelli di amore tossico”.
“Michela compra da Teresa” è un frammento sonoro di una manciata di secondi che accompagna l’azione descritta dal titolo. Lo stesso avviene con “Affannosa ricerca di un limone”, “Michela e la sòla totale nella toletta del bar” e “Michela esce di corsa dal bar”.
Penso che a questo punto sia ancora più chiaro lo stile di questo che non è tipicamente un album da ascoltare in automobile o in casa durante le faccende.
“Cesare cerca di recuperare i soldi di Michela da Teresa”, l’ottava traccia, è la seconda più lunga del disco e dura il tempo di accompagnare l’azione dal lungomare fino alla pineta di Ostia.
Quando gli eventi si spostano a Roma le melodie si inaspriscono ulteriormente. Da “Michela e Cesare nella stazione di Ostia Lido” fino a “Massimo va a contrattare con la madre di uno spacciatore” (una curiosità: l’attore che interpreta Massimo, Faliero Ballarin, è il padre del rapper Inoki), in un rimpallo fra cupo divertimento (le scene con i travestiti amici loro incontrati al SerT riescono a strappare qualche risata) e fasi altamente drammatiche, il ritmo è abbastanza sostenibile. E’ quando una protagonista “si fa” sfruttando l’unica vena buona, ovvero sul collo, che calano le tenebre e il freddo diventa glaciale. “Loredana si infila la siringa nel collo” è il brano, stando a quanto ci racconta Detto Mariano, creato dopo aver sentito il parere di un tossicodipendente: mostruoso. Scene come questa scossero parte dell’opinione pubblica, convinta che sul set ci si facesse sul serio. La versione ufficiale è che le siringhe fossero caricate “a salve”, con sostanze disintossicanti e neutre (acqua distillata).
Da qui in poi l’introspezione prende il sopravvento sull’azione. I brani seguono fedelmente la linea adottata dal regista aprendo profondi crepacci su terreni sempre più impervi. “Cesare e Michela… dopo l’amplesso…”, “Cesare, Michela e la pistola” e “Oh … a Cè…mo che famo” riempiono di significato importanti momenti di amara filosofia.
Con “Loredana in strada è “a rota” (in astinenza)” siamo giunti alla traccia numero 20. Se non sapessi di che cosa tratta il film e ascoltassi solo la traccia, penserei che è stata composta per un horror. In effetti, avvicinandoci all’epilogo (del disco come del film), le speranze volte a un lieto fine per l’umanità, nonostante l’intermittente luce fioca, appaiono sempre più vane. Detto Mariano e il suo Fairlight nuovo fiammante calcano la mano sull’ossessione psichedelica non volendo dare scampo ai sensi di chi si copre gli occhi durante le scene più crude. Gli unici momenti che manifestano una parvenza di lontana felicità sono sempre quelli in cui i ragazzi vanno a farsi tutti insieme (“Tutti a casa di Patrizia”), momenti tuttavia sempre più osteggiati dalla base sonora. “Questo si che è un quadro vero… fatto di sangue…” ci avvia verso un finale che è un chiaro omaggio a Pierpaolo Pasolini.
Prima della conclusiva “Amore tossico_ titoli di coda”, una versione più lenta dello splendido tema iniziale, ce ne sono altre 3 utili all’esposizione di altrettante scene fondamentali alle quali non farò riferimento per rispetto di chi non ha visto il film. Con questo si conclude uno dei lavori più controversi che il nostro cinema abbia mai conosciuto.
La copertina dell’LP rappresenta il “quadro vero” dipinto a casa di Patrizia con il sangue dei ragazzi, spruzzato dalle loro siringhe su un foglio appeso al muro. In quel momento Cesare ci offre una riflessione straziante: “questo si che è un quadro vero: fatto de vita, fatto de morte, fatto de sangue. De sangue nostro”. Il brano plasmato intorno al quadro è come forma visiva, quasi fosse uno degli schizzi. “Amore tossico: la colonna sonora originale” di Detto Mariano è un LP estremo. E’ n’disco vero: fatto de vita, fatto de morte, fatto de sangue. De sangue nostro.
Tracklist:
01. Amore Tossico_Titoli di Testa
02. Cesare, Enzo, Chopper (e i du’ gelati)
03. Michela compra da Teresa
04. “…annamose a pija ‘sto grammo pè cazzi nostri”
05. Affannosa ricerca di un limone
06. Michela e la “sòla” totale nella toletta del bar
07. Michela esce di corsa dal bar
08. Cesare cerca di recuperare i soldi di Michela da Teresa
09. Michela e Cesare nella stazione di Ostia Lido
10. Incontro con Massimo davanti al SAT
11. Cesare e Massimo: una rapina da ventimila lire
12. Loredana scippa una collana
13. Loredana in strada in attesa di Mario lo spacciatore
14. Cesare raggiunge Chopper, Enzo e Michela davanti al SAT
15. Massimo va a contrattare con la madre di uno spacciatore
16. Loredana si infila la siringa nel collo
17. Cesare e Michela … dopo l’amplesso…
18. Cesare, Michela e la pistola
19. “Oh … a Cè…mo che famo”
20. Loredana in strada è “a rota” (in astinenza)
21. “pappone” costringe Loredana a salire in macchina
22. “Nun vojo vedè li schizzi de sangue su la tappezzeria”
23. “Pappone” segue Loredana sull’arenile
24. Lottano Cesare con “pappone” e Michela con Teresa
25. Tutti a casa di Patrizia
26. “Questo si che è un quadro vero …fatto di sangue…”
27. “e va bbè dai… l’ultima pera”…
28. Cesare vuole morire come Michela
29. Corsa disperata di Cesare finita con un colpo di pistola
30. Amore Tossico_titoli di coda