Potrebbe sembrare strano per molti ma una delle mie passioni sportive più forti di sempre è l’hockey su ghiaccio. Uno sport che in Italia non ha mai attecchito, salvo i fasti degli anni ’90, e che viene perlopiù praticato nelle località dell’arco alpino con la sola eccezione, ad alto livello, della città di Milano e, in passato, di Varese e Torino.
Se i campionati italiani si svolgono in minuscoli palazzetti di piccole cittadine montane o valligiane, molta più fortuna invece gode lo sport nel Nuovo Continente: la National Hockey League (NHL), torneo che assegna la prestigiosa Stanley Cup alle franchigie statunitensi e canadesi che ne prendono parte, è il campionato più spettacolare del mondo, con atleti iperpagati, arene zeppe di tifosi e diritti televisivi importanti; tanto che l’hockey è considerato uno dei top four sport d’America, assieme a football, baseball e basket.
Oltre al gesto sportivo e alle colorite scazzottate che lo caratterizzano, l’hockey su ghiaccio ci ha però regalato un altro artificio che definire affascinante è dire poco: la rolba Zamboni, quella strana macchina che prima del match e durante gli intervalli passa sul ghiaccio ristrutturandone la superficie grazie a un sistema di lame e nebulizzazione; ciò permette al manto ghiacciato di riparare i danni dovuti al pattinaggio degli atleti. Figlia del genio di un ingegnere italo-americano, Frank Zamboni, la macchina porta il nome del suo inventore e, con i suoi movimenti, allieta negli intervalli delle partite grandi e piccini, affascinati dalla lucida striscia di ghiaccio appena formato che si lascia dietro. Difficile comprenderlo per i non appassionati ma questa macchina fa ormai parte integrante dell’imaginario dell’hockey su ghiaccio tanto che vengono prodotti anche diversi modellini giocattolo.



Un fascino che, nel 1990, ha colpito la fantasia dei Gear Daddies, una rock-country band del Minnesota, e del suo leader Martin Zellar che scrive (I Wanna Drive The) Zamboni, interpretando il desiderio di centinaia di migliaia di fan del disco su ghiaccio dando voce a un uomo che, affascinato dal funzionamento della rolba, desidererebbe pilotarla negli intervalli di un incontro.
La storia narrata nella canzone è grossomodo la seguente: affascinato dal funzionamento della rolba, l’autore si reca presso il locale palazzetto del ghiaccio chiedendo al padrone il permesso di poterla guidare e provare di essere in grado di portare a termine il proprio compito alla perfezione. Nonostante la buona volontà del ragazzo, poiché la macchina è molto costosa il padrone preferisce affidarsi al vecchio Smokey, l’attuale guidatore, presumibilmente più affidabile e appropriato al ruolo.
Nonostante fosse nata come semplice scherzo in una traccia nascosta dell’album Billy’s Live Bait, il testo sempliciotto, unito a una melodicità tipicamente di genere e al desiderio nascosto di tanti tra quelli che hanno visto almeno una volta in funzione la macchina, ha catapultato la canzone a vero e proprio must dei campionati di hockey americani dove puntualmente viene suonata quando la rolba fa il suo ingresso in campo. (I Wanna Drive The) Zamboni , nata senza alcuna pretesa, si è trasformata in un appuntamento fisso per ogni incontro di hockey a stelle e strisce, tanto da finire persino nella colonna sonora dei film Disney della serie Ducks, incentrati sulle avventure di una squadra di hockey su ghiaccio, e nel più serio Mistery, Alaska garantendo al suo compositore una serena pensione, magari tra un incontro di hockey e l’altro.
(I Wanna Drive The) Zamboni
Well I went down to my local arena.
I asked to see the manager man.
He came from his office and said, “Son can I help you?”
I looked at him and said, “Yes you can.”
‘Cause I wanna drive the zamboni.
I wanna drive the zamboni.
(Yes I do.)Since I was young it’s been my dream
to drive that there zamboni machine.
I’d get that ice just as slick as could be,
and all the kids would look up to me.
‘Cause I wanna drive the Zamboni.
I wanna drive the Zamboni.
(Yes I do.)
The manager said, “Son, I know it looks keen,
but that right there is one expensive machine.
And we’ve got Smokey who’s been driving for years.”
About that time, I broke down in tears.
‘Cause I wanna drive the Zamboni.
I wanna drive the Zamboni.
‘Cause I wanna drive the Zamboni.
I wanna drive the Zamboni.
(Yes I do.)