son pascal al bano Ainalain

Son Pascal la popstar italiana famosa in Kazakistan e il pezzo reggae con Al Bano

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«Sapete che c’è di nuovo? Mi sono rotto le scatole. Mollo tutto e me ne vado in giro per il mondo». Questa frase, in un momento della vita, è stata pronunciata da ciascuno di noi. Pasquale Caprino da Capaccio (provincia di Salerno), in arte Son Pascal, oltre a dirlo l’ha fatto e per questo godrà sempre della mia stima.

Pasquale racconta di avere iniziato a suonare da piccolo, grazie a una chitarra regalatagli da uno zio. Poi, i primi approcci nel mondo della musica italiana. È il 2009: il panorama dei nuovi artisti è monopolizzato dalle proposte che arrivano dai reality e per Pasquale non c’è spazio.

Dopo un CD pubblicato senza successo la decisione di trasferirsi a Londra. Qui conosce una ragazza kazaka che gli suggerisce di tentare l’avventura nel suo paese. Pasquale accetta e parte per l’ex repubblica sovietica, dove pubblica su YouTube la parodia di una canzone di Sting in salsa kazaka: è il boom. Milioni di visualizzazioni e una carriera musicale in continua ascesa, con esibizioni dal vivo e platee a 5 cifre.

A questo punto entra in scena un’altra incarnazione del sogno italiano, uno che in Russia e nelle repubbliche ex sovietiche viene venerato quasi quanto una divinitá: Al Bano Carrisi, il vate di Cellino San Marco, colui che si è elevato dalla campagna allo star system, destando l’ammirazione degli uni e l’invidia degli altri. Uno di quei cantanti amati o odiati a seconda dei punti di vista, ma cui indubbiamente va il merito di avere una voce inimitabile.

Ainalain, il cui significato suona molto come la traslitterazione fonetica della frase «I’m a lion», nasce dalla fusione di due esperienze di vita diverse ma tutto sommato simili: l’italiano rinnegato in patria che ha trovato successo all’estero e quello che ha avuto così tanto successo in Italia da avere la (ex) moglie americana e una platea mondiale. Il simbolo di un’epoca dove un giovane deve scappare per farcela e quello di un’Italia in cui tutto era possibile.

La canzone viaggia su sonorità reggae invero piuttosto piacevoli e orecchiabili curate dal produttore toscano Ciro Princevibe Pisanelli e da Ernar Myrzabay alternate al ritornello melodico in italiano cantato da Al Bano che sembra ficcato lì in mezzo a colpi di machete e Pro Tools. Non posso dirvi molto riguardo il testo (che riportiamo nella versione originale, in attesa di qualche pia anima che ce ne sveli il contenuto), giacché il kazako è una lingua piuttosto ostica per chi scrive.

La canzone esce nel 2013 e la presenza di Al Bano fa sì che anche in Italia si accorgano del wonder boy campano, cominciando ad interessarsi di lui. Ecco quindi il programma Pascalistan, che racconta la sua vita nella repubblica centro-asiatica, nonché una partecipazione all’edizione 2015 di Pechino Express, in cui il cantante ha mostrato tutta quell’arte di arrangiarsi che lo ha contraddistinto nella sua vita.

Ainalain

In the morning айналайын
Күнің болып жағылайын
әнімді арнаыйн оо
In the evening айналайын
Көңіліңнен табылайын
Қуаныш сыйлайын оо

Жадыраған жүзіңнен ай ай айалайын
Мөлдіреген көзіңнен ай ай айналайын
Балдай тәтті сөзіңнен ай ай айналайын
Ботақаным өзіңнен

әнім сәнім
бал бұл жайнаған
келшi кәнi
еркеле маған
әнім сәнім, жаным менің

La vita è bella lo sai anche tu
L’amore è grande sempre di più
La vita è amore e vola nel blu
E far l’amore è quel sogno in più.

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