Guarda un po’ chi si rivede, Sandy Marton! Il belloccio iberico dalla lunga chioma bionda scovato da Claudio Cecchetto chissà dove, più noto come quello che cantava “People From Ibiza”, dopo essere uscito dalla formalina grazie al reality “L’Isola dei Famosi” nel 2005, tenta goffamente di tornare alla musica con un singoletto passato completamente inosservato, ma facciamo un passo indietro.
E’ il 2006 ed il nome del croato-spagnolo più famoso al mondo è tornato, se non sulla cresta dell’onda, quanto meno in prima serata. Come sfruttare questo fama rinnovata? Bhè c’è da scommetterci, con un bel disco nuovo fiammante! Come se gli ultimi 20 anni dal suo ultimo successo (quella “Exotic And Erotic” che ci piace tanto) fossero trascorsi invano.
Visto che il nostro è sempre stato scarsino come autore e non avendo più alle spalle la produzione, ma soprattutto il fiuto di Claudio Cecchetto, come risolvere il problema? Niente di più facile che piazzarci una bella cover e magari chiamando un ospite che fa tanto cool.
Purtroppo tutto appare tremendamente fuori luogo: anzitutto la copertina messianica modello libro di catechismo, dove il nostro appare di spalle, a braccia aperte e bianco vestito proprio di fronte ad un oceano e nel bel mezzo di un arcobaleno quasi fosse un novello Jesus Christ Superstar.
Poi che dire della scelta del brano? Per uno spagnolo pescare dal repertorio dei Gispy Kings viene facile quanto meno per ragioni linguistiche e poi si sa che in Italia lo spagnolo in tutte le salse vende sempre e comunque. Invece di scegliere un brano fresco e ritmato (perché, diciamocelo, da Sandy Marton, cosa ci si aspetta se non canzoni per muovere le chiappe?) ecco che il nostro pesca una ballata piuttosto evocativa che per uno che ha trascorso una carriera tra sintetizzatori e drum machine a far ballare le discoteche di mezza Europa pare una mossa un tantinello azzardata come organizzare l’Oktoberfest a Teheran.
Ecco quindi che, come nei migliori film americani, per salvarci dalla catastrofe arriva il supereroe buono che in questo caso si chiama Al Bano Carrisi, per l’occasione appuntato inspiegabilmente “Maestro” con la emme maiuscola nei credits del disco.



Il risultato? Un polpettone elettro acustico da boy band peruviana con vocalizzi inzuppati di vocoder e la star di Cellino San Marco che risulta ingombrante e fastidioso anche quando si limita a buttarci dentro dei “nana-nana-nana”, gargarismi nasali registrati mentre si puliva le orecchie la mattina (vi prego speigate al Maestro Al Bano Carrisi il significato della parola “gusto”).
Un disco per i completisti di Sandy Marton se mai questa razza sia mai esistita, mentre tutti gli altri possono passare oltre e dimenticare, possibilmente in fretta.