Il disco di cui parliamo oggi non farebbe cattiva figura a fianco di manifesti omosessuali a 33 giri come “Il Vestito Rosa del Mio Amico Piero” (1973) di Gian Pieretti o “Come Barchette Dentro un Tram” (1976) di Alfredo Cohen.
“Ambiguità” è quasi un concept album il cui filo conduttore è l’omosessualità maschile; in questo caso però il condizionale è d’obbligo perché se il programma iniziale era ispirato a simili precedenti, in corso d’opera qualcuno in seno alla vedette Records deve aver avuto da ridire, al punto che metà canzoni sono diventate eterosessuali con risultati grotteschi.
Se Miro (al secolo Mario Baldoni), prima di questo disco-manifesto, negli ultimi 15 anni era stato prima cantante beat, poi interprete di sigle Rai, finendo per reinvertarsi tra funky e discomusic, sul lato testi troviamo Cristiano Minellono, scafato paroliere di gente come Iva Zanicchi, Alice, Viola Valentino, Dalida, Toto Cutugno, Mina e soprattutto Adriano Celentano che nello stesso anno aveva inanellato una bella tripletta di successi come “Soli”, “Comprami” e “Voglio l’Anima”. Insomma non esattamente i personaggi più adatti per un’operazione alla Tom Robinson.
La riscrittura in chiave eterosessuale, dicevamo, è un rammendo tutt’altro che invisibile su un tessuto pensato (anche) per sollevare pruriginose polemiche nell’Italia di fine anni ’70. Eh sì, nell’Italia del 1979 ci si poteva ancora sperare.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLZIuE-cc37xIVlrqSzV2FWhoqVPalbQG9
Prendiamo i due protagonisti di “Spia”, cioè lo stesso Miro e una sua amica, che si accorgono di un voyeur appostato nell’altra stanza: “Se si masturba o no, questo proprio io non lo so”. Che fare? Chiamare il 113? Affrontarlo a muso duro? No, da esibizionista Miro canta e ricanta “Non girarti no, amica mia, spingi pure ancora un po’”. Ohibò: spingere chi? Ci dev’essere una posizione del kamasutra che non afferriamo.
Nella canzone “Riflessi” il sesso della persona amata non è mai specificato, così come nel brano che dà il titolo all’album, in cui si ondeggia vertiginosamente fra il maschile e il femminile, senza che si riesca a capire quale posizione abbia adottato. O forse la risposta va cercata nel gospel misticheggiante di “Joe”, in cui udiamo chiaramente “l’incoerenza non si cura così”. Ben detto.
Forse un po’ di coraggio in più non avrebbe guastato in “Ladrock”, la cui idea di partenza è perlomeno originale: un ladro in calzamaglia nera viene sorpreso dal padrone di casa, il quale però non reagisce, anzi, si capisce che non aspettasse altro che essere l’oggetto unico di un furto in appartamento e visto che in casa non c’è altro gli fa subito gli occhi dolci. Come vada a finire non lo sappiamo, ma non è difficile immaginarlo; dopo 5 minuti e 12 secondi di moine e stucchevoli cortesie il ladrock verosimilmente se ne sarà andato da dove era venuto, probabilmente alla ricerca di qualcuno meno logorroico e che vada al dunque.
Per fortuna nessun rammendo è stato applicato a “Oh No Dottore!” (uscito anche come singolo), il brano musicalmente meglio riuscito del lotto. In scena, un paziente e… una persona laureata che lo visita. È evidente la bizzarria: nella visita compaiono domande da psicanalista (“che cosa è stata mia madre per me?”), test psicologici come le classiche macchie di Rorschach, per finire con un esame corporale da nudo. Ora, nulla esclude che un medico sia anche psicanalista, ma che faccia contemporaneamente i due lavori, insomma… più che altro sembra il copia-incolla di qualche trama di film per adulti.
Nel complesso un lavoro da ascoltare più che altro per genuina curiosità, vista l’epoca in cui è apparso, perché musicalmente convince davvero poco. Tranne un paio di lodevoli eccezioni, il lavoro non si eleva mai al di sopra della mediocrità, affondando decisamente nei brani meno caratterizzati in cui Miro convince poco nella parte del gaio menestrello, come ben raffigurato nell’artwork del vinile (immortalato come una via di mezzo tra Tomas Milian nei panni de Er Monnezza finito tra le grinfie del parrucchiere di Cristiano Malgioglio prima maniera).
Un’occasione sprecata, a nostro avviso. Chissà, forse volevano giocare a quello che lancia la pietra e poi nasconde la mano: “Chi? Io?!”. Ma nel 1979 un Renato Zero c’era già.
EffeDiKappa & V I K K
Tracklist:
01. Ambiguità
02. Tempo
03. Oh No Dottore!
04. Joe
05. Spia
06. Ladrock
07. Pelle di Serpente
08. Riflessi
09. Vivere
Si ringrazia mmasimo per il disco.