Tanto fu detto e scritto su Mariano Apicella, un misconosciuto menestrello napoletano che allietava la corte berlusconiana tra Villa Certosa e Villa San Martino. Una “carriera” tra ristoranti e resort in Medio Oriete, Corea del Sud e Cina (o almeno così narrano le sue note biografiche su Wikipedia), folgorato sulla via di Arcore dalla passione e dallo slancio poetico di Silvio Berlusconi, da sempre amante del bello e della musica napoletana (e noi che pensavamo pensasse solo ai soldi e alla figa).
Proprio grazie a questa amicizia di peso, il nostro Mariano Apicella (che nel booklet del disco ringrazia «assai» anche Andrea Bocelli) nel 2003 dà alle stampe Meglio una canzone, il suo debutto discografico pubblicato nientepopodimeno che dalla Universal. 14 canzoni di pop geriatrico (nonostante il buon Apicella qui abbia solo una quarantina d’anni), imbastardite con quella verve napoletana da pubblicità per un “sugo bolonnese” in qualche televisione privata lituana.
Fin qui tutto bene, o meglio tutto male, ma in fin dei conti il nostro pare un poveraccio come tanti che, invece di vendere i suoi CD copiati in casa al mercato di Forcella, ha avuto la botta di culo di un contratto discografico importante.
Leggenda narra che tutto accadde tre anni prima presso il Grand Hotel Vesuvio sul lungomare di Napoli dove Apicella si esibiva; tra i presenti anche Silvio Berlusconi che tra una barzelletta e l’altra, da buon appassionato della tradizione melodica napoletana, apprezzò il talento di Apicella e tra i due scoccò immediatamente una fraterna amicizia. E vissero felice e contenti.
https://www.youtube.com/watch?v=rAO8m1S3mIY&list=PLYVZwXG7nis2nibde6J7kUJ7QFyL9gjf3
Poiché anche gli amici so’ pezzi ‘e core, avvenne così che, oltre a diventare una sorta di juke box umano del politico-imprenditore (con tanto di comparsata canterina anche a Porta a porta con un Bruno Vespa immacabilmente in posizione “catetica” a presenziare questa pagliacciata), il divino Silvio gli diede l’onere e l’onore di musicare una manciata di testi composti di suo pugno nel corso degli anni; l’estremo compimento del suo estro artistico «matto e disperatissimo» (cit.) poco noto al grande pubblico che in realtà era più interessato a guardare Sarabanda e Amici di Maria de Filippi, piuttosto che ascotare le canzoni di Silvio Berlusconi.
Ora mettiamo da parte le risate, le facili battute, ma soprattutto la noia soporifera di queste canzoni, imbalsamate alla perfezione da provetti arrangiatori e musicisti come Renato Serio, Gianfranco Lombardi, Adriano Pennino e Maurizio Pica, e dedichiamoci all’ascolto dei brani per cercare di assaporare la poetica del nostro ex Presidente del Consiglio, cucito su misura sulle melodie ricamate da Mariano Apicella.



Ammore, ammore, ammore e ancora ammore. Baci, carezze, passione, sentimenti non corrisposti, abbandoni, gelosia e maliconia per la bella fanciulla che ci ha preso il cuor. Questo in sintesi il ventaglio poetico delle 14 composizioni. Il brano di punta è sicuramente la quasi title track Meglio ‘na canzone, una canzunciella appiccicosa che Silvio dedica alla bella di turno per mostrarle i propri sentimenti che altrimenti non sarebbero potuti esse espressi a dovere con le parole. Che tenero.



Un crogiuolo di romanticismo da telenovela argentina che sprofonda nella retorica più trita e ritrita, tra l’infantile e il generico, inzuppata in un catino di zucchero e melassa. Appare tragicamente palese il bipolarismo sentimentale di Silvio Berlusconi: da una parte un fetente romanticismo da libri Harmony (di cui sospettiamo essere un avido lettore a questo punto) e dall’altra le orge con le puttane.
La cosa davvero memorabile di questo poco memorabile Meglio una canzone è, attezione, ciò che troviamo all’interno della confezione: una cartolina che permetteva di partecipare ad un concorso riservato alle coppie che si sarebbero sposate entro il 30 giugno del 2004. Pare che fra tutte le cartoline ricevute ne siano state selezionate tre (una coppia del nord-Italia, una del centro e una del sud – giusto per non scontentare nessuno) ed il nostro Mariano Apicella andò a suonare in carne, ossa e chitarrina al ricevimento dei fortunati vincitori. Cosa non si fa per imbucarsi ad un matrimonio.
Un disco favolosamente brutto e disperatamente noioso.
Tracce:
01. Col cuore in gola
02. Meglio ‘na canzone
03. Colpa mia
04. Ma come fai
05. Ammore senza ammore
06. Nuie ca facimme sunnà
07. Io sarò te
08. ‘A gelusia
09. Pe’ nun te penzà
10. Senza te
11. Nun pò fernì
12. Questo falso addio
13. ‘Stu nummero ‘e telefono
14. Non ti sveglierò