Per la serie “cani e porci al microfono” è arrivato il momento di parlarvi del rap inciso dal simpatico Loris Capirossi. Nel 1998 Il centauro emiliano, per la gioia dei suoi tifosi incise la canzone Loris 65 (per chi non lo sapesse 65 era il numero della sua moto) distribuita gratuitamente in allegato alla rivista Motosprint.
Fortunatamente il brano si pone subito su un piano goliardico, aprendo con Loris che ammette la sua totale incapacità di cantare; non sarebbe pertanto giusto affondare il coltello nella piaga della sua performance canora, ma noi siamo cattivi e lo facciamo.
La canzone in sé è un rap sottotono (nulla a che vedere con il duo di Varese), completamente affossato dalla piattezza dell’interpretazione del nostro che, come sempre in questi casi, viene aiutato da una seconda voce, in questo caso un coro femminile che nel ritornello fa all’incirca:
Canta canta che ti passa
a ritmo di rap chi può ti sorpassa.
Canta canta che ti passa
a ritmo di rap raggiunge lo scopo.
https://www.youtube.com/watch?v=a9TAYmMB-I4
Pur tralasciando la prestazione catastrofica del pilota pluri-campione del mondo, è impossibile non menzionare il testo immancabilmente autobiografico:
Mi chiamo Loris e vado in moto,
ero piccolino e mi sono appassionato.
Le due ruote mi hanno preso,
ragazzi lo sentivo: la pista mi voleva.
Che sensazione provo?
E’ come la morosa che dice “sì, ci sto”.
Insoma correre in moto per Lrois Capirossi è come quando la sbarbina te la dá. Ma non manca neppure il messaggio motivazionale, in reltá un pensierino da prima elementare, per i suoi giovani fan invitandoli a seguire i loro sogni:
Ognuno di noi è un potenziale
ha un sogno nel cassetto da realizzare.
E’ molto importante non stare a guardare
il tuo desiderio è da conquistare.
Loris 65 era un regalo per gli appassionati di motociclismo e per i fan di Loris Capirossi, ma un regalo di merda rimane un regalo di merda. Onestamente in tutto qiesto non c’è nulla che possa avere un minimo di appeal: una cnazone moscia, senza nerbo e dal testo brutto e noioso. Quanto meno potevano mettere una foto di Capirossi in moto piuttosto che in giacca a vento ed occhiali da sole neanche fosse Reinhold Messner in partenza per una scalata. Il disco non raggiunge neppure lo status di “oggetto da collezione” che il tempo generosamente regala a tutte le cose e non è neppure un brutto che fa il giro e diventa bello.