Oggi siamo circondati da decine di artisti (o presunti tali) costruiti a tavolino: la faccia giusta, il look giusto, la canzone giusta. Furiosi investimenti in ricerche di marketing e produttori “in” per creare il nuovo tormentone da lanciare.
Fortunatamente fra le pieghe di questo sistema ogni tanto spuntano artisti assolutamente sconosciuti e completamente in contrasto con i modelli dominanti che grazie al web si ergono a furor di popolo contro questo leviatano malefico che si chiama industria discografica.
Ivan Mládek e la sua Banjo Band è solo uno degli esempi: surrealismo in salsa ceca. La sua “Jožin z Bažin” datata 1978, come un virus impazzito ha fatto il giro del mondo con 30 anni di ritardo, catapultando il musicista e comico di Praga alla ribalta e trascinando il brano in cima alle classifiche di Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Russia.
Perchè tutto questo entusiasmo? Prendete una trasmissione televisiva sovietica di fine anni ’70, una band da freak show guidata da Ivan Mládek in persona, con una stempiatura già troppo accentuata e delle basette troppo spericolate anche per quella decade, che intona una canzunciella folk su un mostro mangia uomini che vive in una palude e su un moderno eroe che lo cattura grazie ad un aeroplano spargi concime per poi venderlo allo zoo. Il vero one man show è però l’insostituibile Ivo Pešák: impareggiabile spalla e vero performer d’oltre cortina che letteralmente emerge dallo schermo per l’esecuzione del ritornello. Il nostro si produce in una danza via via più spericolata con giochi di spalle, braccia ed anche da premio Oscar come migliore attore non protagonista.
Deve sembrare po’ buffa la vita per Ivan Mládek, un piccolo genio dei tempi moderni famoso suonatore di banjo Ceco ed inventore del guitariano (un nuovo strumento musicale definito la “tastiera per chitarristi”), con una brillante carriera come autore e comico che a 70 anni suonati si trova a portare in giro per l’Europa dell’Est, assieme alla sua sgangherata combriccola, uno scherzoso motivetto senza pretese scritto 30 anni prima, che manda il pubblico in delirio come fossero delle patinatissime rockstar.
Immensi.
Jožin z Bažin
Jedu takhle tábořit škodou sto na Oravu.
Spěchám, proto riskuji, projíždím přes Moravu.
Řádí tam to strašidlo, vystupuje z bažin,
žere hlavně Pražáky, jmenuje se Jožin.
Jožin z bažin močálem se plíží,
Jožin z bažin k vesnici se blíží,
Jožin z bažin už si zuby brousí,
Jožin z bažin kouše, saje, rdousí.
Na Jožina z bažin, koho by to napadlo,
platí jen a pouze práškovací letadlo.
Projížděl jsem dědinou cestou na Vizovice.
Přivítal mě předseda, řek mi u slivovice:
«Živého či mrtvého Jožina kdo přivede,
tomu já dám za ženu dceru a půl JZD.»
Jožin z bažin močálem se plíží,
Jožin z bažin k vesnici se blíží,
Jožin z bažin už si zuby brousí,
Jožin z bažin kouše, saje, rdousí.
Na Jožina z bažin, koho by to napadlo,
platí jen a pouze práškovací letadlo.
Říkám: «Dej mi, předsedo, letadlo a prášek,
Jožina ti přivedu, nevidím v tom háček.»
Předseda mi vyhověl, ráno jsem se vznesl,
na Jožina z letadla prášek pěkně klesl.
Jožin z bažin už je celý bílý,
Jožin z bažin z močálu ven pílí,
Jožin z bažin dostal se na kámen,
Jožin z bažin tady je s ním amen.
Jožina jsem dohnal, už ho držím, johohó,
dobré každé lóvé, prodám já ho do ZOO.