Se qualcuno pensasse che inginocchiarsi sui ceci, fustigarsi o uncinarsi col cilicio rechi la sofferenza necessaria per l’espiazione dei propri peccati, sappiate che è completamente fuori strada. Nulla infatti è paragonabile, sofferenza o espiazione che sia, all’ascolto di “Canta con noi” degli ineffabili quanto oscuri Future; pseudo-gruppo romano sorto il tempo di partecipare per tre volte al Festival di Sanremo (solo nella sezione dedicata agli artisti emergenti) sul finire degli anni ’80, per poi essere messi fuori legge causa insopportabili supplizi e sesquipedali proposte musicali.
Fin da quando i riflettori illuminarono questi cinque adorabili figuri, passati dai camerini di una boutique “moda giovane” di terza categoria direttamente sul palco dell’Ariston, ci si para innanzi un quadretto osceno fatto di piaggeria spiccia e urticante benevolenza. Mai avrei pensato che si potesse rappresentare un look così omogeneo da arrampicatore sociale con spruzzi di finta simpatia ed ebetismo allo stato puro.
Noi invece ci siamo sorbiti, senza mezzi termini, le vibranti note di “Canta con noi”, anthem casareccio da promotori finanziari in gita domenicale, con riverberi socio-demenziali come ci ricorda l’esplicito ritornello:
Canta con noi
potresti accendere
in ogni cuore una speranza in più.
Canta con noi
vedremo la città
che questa volta insieme a noi canterà.
Canta con noi
daremo a chi non ha
e sentiremo voci e cuori pieni di felicità.
Tale efficace motivazione si staglia su una marcetta sbiascicata, tendente ad inno di sconfitta e unito da preziosi echi di chitarra stinta, qui inflitta con un cantato dentro una metrica assolutamente asincrona. Allo squittio di Massimiliano Spurio (voce e chitarra) s’intreccia, elettrizzante come un due di picche, la vocalità della cantante Antonella Colonna (vero nome Antonella Gaudenzino) e, come un fiume in piena, tutto il gruppo (Pietro Paolo Di Filippo alla chitarra, Davide Spurio alle tastiere e Gian Luca Tilesi alla batteria) si accoda con un improbabile coro piatto, impalpabile, occasionario.
L’implacabile dilaniamento sonoro via via rifluisce incolore dove la sensazione di vuoto pneumatico è di raro superamento, “cantando con loro” non ti lascia nessuna opzione o scampo e l’incedere del testo continua strabiliante tra un senso di laida concordia e un contratto Co.Co.Pro da firmare in bianco:
Non temere del futuro
che il futuro siamo noi
tante sono le speranze
che camminano con te
verso un mondo che sarà
proprio come io vorrei
se le vostre mani si uniranno a noi
ci sarai anche tu
a colorare quest’attimo
porterai dentro noi
la gioia di stare qui.
Quattro singoli in quattro anni e dopo il 1990 per fortuna di questi Future non si sentì più parlare, ma ai più solerti in tema di almanacchi non sarà sfuggito che questo delizioso “Canta con noi” vinse addirittura l’edizione Nuove Proposte 1988 in quel di Sanremo. Eh sì, signore e signori brano vincitore di quell’anno, lasciando a tutti noi un profondo dubbio su tale piazzamento: giuria e pubblico senza orecchie o amichevole nepotismo?
Tony Maniccia