Quando ho saputo che una donna meravigliosa e polifunzionale come Eva Henger ha inciso un nuovo disco (dopo il tripudio di “Oooh Yeah!” 11 anni prima) non ho potuto fare a meno che cercarlo come un cattolico insegue la redenzione. La notizia di questo capolavoro mi ha smosso qualcosa di ancestrale per cui capite anche voi che dovevo recensirlo.
La recensione prevede l’ascolto (noi professionisti ancora ascoltiamo con dedizione i dischi prima di stroncarli), che col senno di poi è qualcosa di cui avrei fatto volentieri a meno.
Ho dovuto dedicare 5/6 ascolti consecutivi al singolo e ai suoi due remix, per capire in che lingua fossero cantanti.
Fino al terzo play ero convintissima fosse giappo-cinese e ammiravo l’ambizione di Eva per la conquista dell’Oriente. Imprenditrice, visionaria con una mano sul synth e l’altra sulla guida agli ideogrammi.
“Lost Love” e “Circle”, entrambi contenuti nel “disco” singolo, sono cantanti in inglese. A tradirli è stata la frase “you better give up to my love”. Lapidaria e minacciosa come la mafia.
Entrambe le canzoni fanno schifo: sono avanzi rimescolati di cose che nel 2009 andavano forte, messe assieme in maniera casuale e a livello vocale gestite pessimamente.
Eva, a malincuore, è stonatina e l’inglese lo parla peggio di come presentava Paperissima Sprint. I remix sono un patetico tentativo di salvare la situazione, che sfociano nelle atmosfere di un pomeriggio autunnale passato agli autoscontri nella deep provincia.
Forse Eva, spinta dal desiderio di mostrarsi al mondo come un’artista completa, ha sentito l’esigenza di cimentarsi in tutti i campi dello show biz. I suoi tentativi canori sono dei grossi buchi nell’acqua ma, per la gioia di tutti, verrà ricordata con affetto per la sua generosa capacità di riempire altri tipi di buchi.
Tracklist:
01. Lost Love
02. Circles
03. Lost Love (Elektro Extended)
04. Lost Love (Elektro Radio)