«Don Giovanni Branda annuncia al mondo della canzone in anteprima la prossima diffusione di “Noi siamo fratelli” / “Il tesoro più grande”». Questa la frase che troviamo stampata sul retro copertina di questo oscuro 45 giri. E il mondo della canzone ascolta preoccupato, aggiungerei.
Ciò che mi ha dato l’impulso a spendere 3 Euro per questo 45 gire di tale Don Giovanni Branda è stata la palese minimalità della copertina, ma soprattutto il fatto che entrambi i brani sono degli “slow rock”.
Perché diciamocelo: una copertina monocromatica rosa con una foto tagliata “alla meglio” fa così tardi ’50-primi ’60 che non potevo esimermi dall’acquisto.
Le messe beat sarebbero arrivate qualche anno dopo questo disco (il sound mi suggerisce che siamo nel 1962/1963, ma non c’è indicazione della data di pubblicazione da nessuna parte), eppure qui troviamo un prete che probabilmente si è auto-prodotto un 45 giri per entrare nelle grazie dei giovani di allora, magari di quelli che erano, come dire, lontani dalla fede. In effetti la parola “rock” sulla copertina di un 45 giri attirava.
Dopo questa piccola analisi, ho fatto suonare il dischetto: Noi vivremo sul lato A inizia con un intro degno di un disco surf, con una chitarra che fa tanto Sapore di sale di Gino Paoli. Quando però entra in scena la voce capiamo immediatamente che il Don doveva limitarsi a fare il parroco e non il cantautore (i due brani sono scritti interamente di suo pugno): non so perché, ma appena l’ho sentito cantare mi sono comparsi davanti agli occhi i comici Roberto Malandrino e Paolo Maria Veronica nei panni di Padre Buozzi e Marcolino. Questo Don Giovanni ha quasi lo stesso accento di Padre Buozzi: immaginare poi che nei primi anni ’60 i preti al Nord fossero così fa ancora più ridere.
La parecchia comicità involontaria in questo disco non fa che aggiungere legna al fuoco: Mandorli in fiore non è l’esempio assoluto d’intonazione vocale e di agio nel lessico, soprattutto in una strofa come questa:
La vita ci chiama
a fremer di gioia
a pensieri sublimini
ci chiama ad un inno
che parli di Dio
che parli di noi.
A parte la copertina casereccia, l’interpretazione zoppicante (ad esser buoni) e le canzoni dimenticabilissime ciò che rende questo 45 giri una perla è che, con quella chitarra lì (ad opera del Complesso Pinotti), potrebbe essere l’inizio di un quarto volume della ma tropo lodata serie di Mondo Hysterico. Chissà.
Cercando di risalire al nostro Don Giovanni Branda, scopriamo che il sacerdote salesiano si spense nel 2008 a 90 anni (questo vuol dire che il Don aveva circa 45 anni quando incise queste canzoni). Nato in provincia i Vercelli nel 1918, esercitò il ministero in varie parrocchie del Basso Piemonte e della Liguria, stabilendosi infine nella diocesi di Albenga (Imperia) non abbandonando mai la sua grande passione per la musica.