Fermiamoci un attimo a riflettere, amici di Orrore a 33 Giri, perché qui assistiamo a qualcosa di surreale, un prodotto che nemmeno la più fervida immaginazione del miglior regista di B-Movie italo-americani degli anni ’80 avrebbe potuto generare. Una commistione che, se non fosse veramente avvenuta, ci chiederemmo tutti se stessimo sognando o meno. Ma andiamo per ordine.
Da una parte David Hasselhoff, aka Michael Knight, aka Mitch Buchanon. Uno dei re della produzione di serie televisive americane a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, quando ancora si chiamavano telefilm, avevano episodi autoconclusivi e la loro trama non era così arzigogolata da doverci costringere ogni volta ad andare su internet a cercarne l’interpretazione. Un uomo i cui spettri, ai tempi del racconto, pur iniziandosi a palesare non ne avevano ancora compromesso del tutto la reputazione, come sarebbe invece accaduto in seguito. Un uomo con diverse passioni: belle donne, bevande alcoliche, macchine parlanti e vita da spiaggia. Pochi (tranne i popoli germanici) però conobbero una delle sue manie minori.
Ecco allora entrare in scena il secondo pilastro portante di questo castello costruito nell’aere del surreale: Pingu, un giovane pinguino protagonista, assieme alla famiglia e agli amici, di bizzarre avventure registrate in passo uno, o più precisamente in claymation (animazione realizzata con modellini di plastilina), e doppiate con una voce proferente parole insensate, molto simile a quella de La Linea di Osvaldo Cavandoli (ve la ricordate?), poiché interpretato dallo stesso doppiatore. Di questo programma animato ideato in Svizzera nel 1986 conservo due ricordi ben distinti: l’odio per il protagonista-pinguino, che riusciva a essere più insopportabile di tutti gli altri comparsoni messi assieme e l’interesse che nutrivo nei suoi confronti. E non ero il solo: pur essendo infatti un programma per bambini solevo guardarlo la mattina prima di recarmi al liceo, allo stesso modo di tanti altri miei compagni di classe. Inspiegabilmente, tra noi disgraziati Pingu era divenuto popolare, tanto che eravamo soliti esprimerci tra di noi imitando il linguaggio insensato del piccolo pinguino. Addirittura uno di noi aveva deciso di rivolgersi ai bidelli della scuola esclusivamente tramite questo bislacco idioma, senza peraltro avere un buon motivo per farlo se non il suo diletto e senza ottenere alcuna risposta se non insulti, improperi o minacce di sospensione. I bei tempi dell’ITIS…
Il catartico potere del pinguino di plastilina creato da Otmar Gutmann non fece vittime solo nella mia scuola. Attirò anche le simpatie dell’aitante David Hasselhoff che nel 1993, forte della sua ritrovata fama internazionale grazie al successo di Baywatch e della sua popolarità come cantante in terra mitteleuropea, si offrì per realizzare un pezzo celebrativo del programma. Nacque così Pingu-Dance, uno dei peggiori e più cacofonici esempi di rap per bambini che sia mai uscito dalle sale di produzione mondiali, scritto a quattro mani con la leggenda dell’hard rock svizzero Vic Vergeat dei Toad, il che rende ancora piu assurdo il tutto.
Intendiamoci, vista la caratura dell’interprete e vista la platea cui il pezzo si rivolgeva non ci si poteva aspettare nulla di diverso se non il classico compitino dalle liriche celebrative del personaggio, unite a istruzioni per gli immacabili passi di danza. È indubbio però che accostare la canzone al buon David equivale a immaginare una mano femminile dalle unghie laccate di rosso graffiare con tutta forza una lavagna nera, sempre per restare in tema scolastico. Ma forse è anche questo il motivo per cui, a distanza di molti anni, l’attore continua a occupare un posto nei nostri cuori.
Deve avere pensato lo stesso anche la produzione del programma, tanto che il pezzo rimase la sigla del programma per le stagioni a venire. Purtroppo in Italia non si ebbe la sensibilità di accontentare migliaia di ignoranti come il sottoscritto, tanto che il disgraziato rap di The Hoff fu censurato per lasciare soltanto il pezzo di ritornello intonato dal canonico coro di voci infantili. Una decisione che ancora oggi grida vendetta e che pugnala alle spalle la nonchalance del nostro nel passare dalle tette delle bagnine di Baywatch alla sigla di un programma per bambini nel tempo di un ora pro nobis; sicumera che un tronfio David Hasselhoff mostra nella foto di copertina del singolo in cui, indossando il giaccone rosso da guardaspiaggia e sfoderando il classico sguardo da piacione, stringe, sdraiato sulla sabbia, il buffo pinguino, in un abbraccio che, partendo dalla California e arrivando alle lande dell’Antartide vuole unire idealmente tutto il mondo in quella che è un’ode all’insensatezza umana e, allo stesso tempo, un pezzo imperdibile per tutti noi amanti dell’Orrore con la O maiuscola.
Pingu-Dance
Pingu…
Pingu…
Okay everybody, this is the Pingu prance
I want everybody up to do the Pingu dance
My name is Pingu, come on, dance to the beat
It’s easy if you try, just watch my feet
Let’s all be happy and have some fun
Let’s count to 10 and start with 1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10, let’s go to 11
Stomp your feet and turn around
Reach for the sky, now touch the ground.
Do the Pingu…
(Do the Pingu dance)
Do the Pingu…
P-p-p-p, p-p-p-p, Pingu
P-p-p-p, p-p-p-p, Pingu, Pingu (do the Pingu)
P-p-p-p, p-p-p-p, Pingu (do the Pingu)
P-p-p-p, p-p-p-p, Pingu, Pingu (Pingu dance)
Now it may look different, but we’re all the same
Just different bodies with different names
We all have mommies and we all have dads
Sometimes we’re happy, sometimes we’re sad
But if you smile and dance with me
You’ll be happy, just wait and see
Stomp your feet and turn around
Reach for the sky, now touch the ground.
Okay kids, come on, and dance to the beat
It’s easy if you try, just watch my feet
Let’s all be happy and have some fun
Let’s count to 10 and start with 1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10, let’s go to 11
Stomp your feet and turn around
Reach for the sky and touch the ground.