Personalmente ho sempre avuto una certa attrazione per la musica country sin da quando ero bambino, ma non la roba commerciale e patinata tipo Dolly Parton o Garth Brooks, ma quello puzzolente di piscio, stalla e sudore, insomma la musica che potremmo ascoltare nei peggiori saloon dell’America Confederata.
Tra questa fauna poco raccomandabile la corona del “bad motherfucker” per eccellenza spetta a David Allan Coe, il vero fuorilegge del country & western, tanto da far sembrare Johnny Cash un chierichetto.
Una giovinezza bruciata tra furti, risse e patrie galere che non gli impedì di diventare molto popolare negli Stati Uniti tra gli anni ’70 e ’80 e di piazzare “You Never Even Called Me By My Name” nella top ten di Billboard senza perdere un briciolo della sua fama di outlaw. Aura che non perse neppure in tarda età, tanto che nomi come Dead Kennedies, GG Allin, Dimebag Darrell, Rex Brown e Vinnie Paul dei Pantera e anche quel tamarro di Kid Rock negli anni decisero di rendergli omaggio, coverizzando i suoi brani o con succulente collaborazioni.
Nonostante il successo di pubblico e critica il nostro pensò bene di non smentire la sua fama di musicista scomodo e fuori dalle righe pubblicando due album di “musica per adulti”. Nothing Sacred del 1978 e Underground Album del 1982 (ovviamente autoprodotti) sono uno sputo in faccia all’industria discografica e all’America benpensante. Titoli come Nigger Fucker, Cum Stains On the Pillow, Don’t Bite the Dick o Fuckin’ In the Butt non lasciano molto spazio all’immaginazione e difatti i soliti tromboni non tardarono a tacciarlo di razzismo e misoginia, senza capire che si trattava di puro divertimento, infatti David Allan Coe non suonò mai questi brani dal vivo.
https://youtu.be/l6C4BiaFHZU
Se è pur vero che in Nigger Fucker il nostro non modera certo i toni nei confronti di una donna bianca che lascia figli e marito per godersi un bel pisellone nero, non dobbiamo dimenticarci che il suo batterista era proprio un nero sposato con una donna bianca, o ancora Fuck Aneta Briant non era una serie di insulti a casaccio, ma un vaffanculo alla cantante Anita Bryant dopo le sue dichiarazioni anti-omosessuali.
Il meglio di questi due rari gioiellini è raccolto in 18 X-Rated Hits che ci sentiamo di consigliarvi nonostante le registrazioni siano ben lungi dall’essere perfette, ma proprio perchè (più o meno) gracchianti ci danno l’impressione che quel bastardo di David Allan Coe sia proprio nella nostra stanza a raccontarci storie di sesso, droga e mignotte tra un whiskey e uno sputo per terra.
Tracklist:
01. Nigger Fucker
02. Whips & Things
03. Cum Stains On the Pillow
04. Pussy Whipped Again
05. Linda Lovelace
06. Little Suzzie Shallow Throat
07. Pick ‘Em, Lick ‘Em & Stick ‘Em
08. Rock and Roll Fever
09. Masterbation Blues
10. Don’t Bite the Dick
11. Jimmy Buffett
12. Rails
13. One Monkey
14. Coffee
15. Fuckin’ In the Butt
16. Nothin Sacred
17. Three Biggest Lies
18. Panheads Forever