Glezos E Gli Ufo - Orrendi! (1993 - CD)

Glezos e Gli Ufo – Orrendi! (1993 – CD)

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Glezos E Gli Ufo - Orrendi! (1993 - CD)Dopo l’esperienza con gli UFO Piemontesi e l’ottimo esordio con l’album “Buonanotte Ai Suonatori” del 1992, Glezös Alberganti decide di concedersi un B-Side sperimentale in combutta con i cugini Mauro e Fabrizio Palermo assieme a Francesco D. più noti nell’ambiente rock italiano come gli Sharks e nel 1993 prova a calcare nuovamente il palcoscenico del rock demenziale con l’album “Orrendi!” firmato come Glezos e gli UFO ed è il caso di dire che siamo di fronte al classico nomen omen ma in questo caso godibilissimo.

Riprendendo quella che era la filosofia di vita della band originaria, ovvero “pensare ad una storia alternativa della canzone italiana”, Glezös confeziona un gioiellino rock tutto italiano che mescola sapientemente l’hard rock degli Spinal Tap con il più velato pop rock dei Cugini di Campagna, che nulla ha da invidiare ai più ben noti Elio e Le Storie Tese e ai poppeggianti Avanzi Sound Machine.

Apre le danze “Orrendi”, brano-manifesto della band che dopo il l’esordio di grande successo dell’anno precedente al Festivalbar, vuole probabilmente infiggersi una autoironica e beffarda canzonatura, quasi a voler rimarcare il concetto che si può riuscire nella vita anche se non si è capaci di combinare un benemerito fico secco; concetto che sarà ripreso anche nel brano “UFO Di Tutto Il Mondo Unitevi”, estendendolo anche al resto degli improbabili “orrendi” sparsi in giro per il globo.

Proseguendo nell’ascolto si nota l’impronta tipica degli Sharks, a cui si aggiungono testi-mazzata sulla nuca e funambolici tentativi di plagio: notevoli i pezzi come “A-M-E-D-E-O” (un brano ultrademenziale che ricorda tanto quelle canzoncine improvvisate che si facevano da bambini mentre si registravano le proprie performances in musicassetta), “La Più Brava Della Classe” (che riprende le solite storielline infantili dei primi amori stile “Il Tempo delle Mele”), “Voglia” (che ci dimostra come un problema sessuale impellente ed apparentemente insolubile possa essere risolto anche per vie alternative) ed infine “Tipi da Spiaggia” (che fa il verso alle classiche avventure da battigia già viste e straviste in film come “Sapore di Mare”, quando Jerry Calà ancora era attirato dalla gnocca piuttosto che dalle serate pianobar).

Interessanti anche le cover personalizzate come “La Vie En Rose” (che anticipa quello che farà Joey Ramone con “What A Wonderful World”), “Sei Mia” (che gioca sfacciatamente con “Tainted Love” dei Soft Cell) e l’originale “Killer Klowns”, bellissimo omaggio al film Comedy-Horror “Killer Klowns From Outer Space” dei fratelli Chiodo (!) che ne riprende tra laltro il tema principale. Il non plus ultra dei plagi-omaggi però è “Pioggia Viola” che oltre ad tributare Prince e il suo brano più celebre “Purple Rain”, fornisce agli incauti ascoltatori una versione che sembra essere stata scritta a più mani da Dado di Zelig, i Neri Per Caso e Stefano Nosei (quello dei tempi d’oro per intenderci, quando ancora andava in onda su Odeon TV nella trasmissione “TeleMeno” con l’indimenticabile Dottor Spot).

Tra un orrore e l’altro Glezös si diletta pure con i canti di protesta e di lotta politica: “Stati Uniti D’Italia” e “Ottimismo Buonumore” riprendono con precisione uno scenario tragicamente attuale, ma già musicalmente predetto nel lontano 1993 …Roba che nemmeno il più veritiero Franco Trincale di “Canzone Nostra” sarebbe riuscito a fare! Ma siccome, si sa, a noi Italiani non piace parlare troppo di problemi, ecco a chiudere dei brani-relax come “Karaoke” (che riecheggia il mitico Fiorello delle piazze, prima che venisse lobotomizzato dalla TV commerciale) e “Azzurro” che ci offre la possibilità di cimentarci come cantanti professionisti anche se non lo siamo e non lo saremo mai, senza bisogno di certi DJ o di certi “Amici” per riuscire a sfondare e ottenere così la popolarità mediatica.

Con “Orrendi!” Glezös da il meglio di sé, vantando una collaborazione preziosa come quella degli Sharks, riportandoci indietro negli anni ’80 con riff, ritmiche e assoli tipici della migliore tradizione rock italiana; una nota curiosa è data dalla scheda di partecipazione al videoclip degli Orrendi allegata al booklet: per partecipare (“a titolo gratuito” ovviamente) bisogna indicare il numero di denti cariati, il numero di licenziamenti subiti e dichiarare il numero di auto/moto sfasciate (!). Una ciliegina sulla torta che rende l’album un vero e proprio pout pourri di rock demenziale a tutto tondo e senza pretese che allieterà sicuramente tutti quei pomeriggi estivi passati chiusi in casa all’ombra di una tapparella, magari mentre si sfoglia qualche vecchio numero di Rockerilla e si ammira alla parete un vetusto poster di Bon Jovi quando ancora si permanentava i capelli.

Alex

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