Fotostop: Claudio Cecchetto auto-clona il Gioca Jouer

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Claudio Cecchetto FotostopStavolta non siamo qui per elogiare o dannare le gesta di qualche protetto della grande schiera di personaggi usciti fuori dal cilindro magico di Claudio Cecchetto, che in pratica hanno dato forma a una buona parte dei nostri anni ’80 e ’90. No, oggi siamo qui per trattare del terzo e ultimo 45 giri firmato dal Nostro in persona.

Quindi signore e signori, dopo l’immortale Gioca Jouer (1981) e il piacevolissimo e straorecchiabile Ska’ Chou Chou (1981, firmato come Claudio Cecchetto e la Dee Jay’s Gang) passiamo a presentarvi direttamente dal 1982 questa Fotostop.

Peccato che a questo punto l’entusiasmo che aveva accolto le due precedenti canzoni vada un po’ scemando anche perché Fotostop altro non è che un nuovo tentativo di brano à la Gioca Jouer, solo un po’ meno famoso e un po’ più fiacco e monocorde: stavolta le istruzioni di Cecchetto prevedono che l’ascoltatore balli ma che alla parola “stop” si fermi per mettersi in posa (come preferisce) mentre il rumore di una macchina fotografica che scatta alcune foto annuncia il nuovo “5,6,7,8” e poi giù di nuovo con la musica.

Ovviamente nel corso del brano la musica si fermerà molte volte e nel finale gli “stop” si susseguono velocemente perché, come dice Cecchetto stesso all’inizio, per riuscire in questo gioco “quello che conta è essere sincronizzati”.

Il fatto che non ci sia altro da aggiungere la dice piuttosto lunga.

In realtà Fotostop non è che sia un prodotto di una bruttezza inenarrabile perché a questo punto si potrebbero tirare fuori un milione di papiri di cose peggiori. Anzi, la ritmica e la musica sono veramente deliziose con quella chitarra funky, le percussioni che si sbizzarriscono e le trombe che chiudono il cerchio dando alla canzone un suo spessore. Però è chiaro a tutti che, come già detto, si tratti di una copia sbiadita del “Gioca Jouer” e che quindi il tutto suoni inevitabilmente come una formula già usata che difficilmente può ripetere l’exploit del brano di due anni prima.

Inoltre qua non c’è un certo signore che risponde al nome di Claudio Simonetti tra le fila degli autori e chissà, magari è anche quello che fece la differenza a suo tempo.

In ogni caso questa Fotostop rappresenta un altro tassello di un personaggio che ha dato forma e volto in Italia ai due decenni più elogiati/disprezzati in assoluto, gli ’80 e i ’90.

Sta alla nostra opinione personale decidere se ringraziarlo o maledirlo per questo.

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