Come una scoreggia in chiesa durante la messa di Natale ecco che arriva, bella croccante, la peggior reinterpretazione che la musica italiana abbia partorito nell’ultimo decennio, ideale colonna sonora dell’apocalisse.
L’ingessatissima style coach (?) Carla “fashion e poi ancora fashion e perché no un pizzico di fashion (cit.)” Gozzi dopo aver resuscitato in compagnia di Enzo Miccio il topos televisivo della coppia “lei snob isterica, accompagnata da lui checca fashion victim”, decide di seguire le orme dello spirito guida Jean Paul Gaultier e di sfondare il muro dell’improbabilità proponendo, non si sa bene a chi, la cover di “You Can Leave Your Hat On” uscita dalla penna e dal pianoforte di Randy Newman, ma che il mondo ricorda nelle versione “Las Vegas” cantata da Joe Cocker grazie allo strip tease di Kim Basinger nella famosa scena del film 9 Settimane e ½ .
La nostra “fashionista” nel ruolo di cantante è assolutamente imperdibile: in soli tre minuti riesce a fare stragi di innocenti professoresse di inglese, macellando senza pietà la lingua della maledetta Albione come solo i cantanti iberici riescono a fare. Un massacro tale che pur dopo ripetuti ascolti non si fa davvero caso a quanto faccia schifo come cantante, nonostante i grossolani espedienti tecnologici utilizzati per tenere insieme la baracca.
Per una che parla italiano infilando ogni tre secondi moleste parole inglesi a sproposito per snobismo pecoreccio come se avesse il cervello cablato con la versione beta di Google Translator, che vive tra l’Italia e gli Stati Uniti e che per giunta ha come compagno un medico newyorkese viene davvero da chiedersi come sia possibile che abbia una pronuncia peggiore di Giovanni Trapattoni.
Ma tutto questo non basta, perché tra una risatina isterica e urletti da carampana sotto la doccia, possiamo ammirare leggiadri passi di danza degni di una novantenne con attacco di dissenteria acuta.
In realtà siamo noi che non capiamo questi del “club del fashion”: come una martire del trend e dello stile Carla Gozzi ha voluto mettersi in gioco al grido di abbasso il cattivo gusto e la sciatteria, per affondare nei liquami estetico-espressivi degli italiani ed elevarli a un nuovo livello di consapevolezza dello stile.
Non so voi ma io non ne ho abbastanza, ora voglio un disco intero perché tutto questo talento non deve andare sprecato.