Agli inizi degli Anni ’90 la strategia di marketing della Disney, specie nel nostro paese, cambiò radicalmente per stare al passo coi tempi e proporre un prodotto che sapesse incontrare, sull’esempio del modello americano, i gusti dei lettori moderni.
La pubblicazione di “Topolino” passò sotto la diretta responsabilità della Disney stessa (ricordo la pubblicità che spiegava perché sulla costa sarebbe apparsa la faccia di Topolino invece che il logo della Mondadori). I gadget inseriti nel periodico divennero più tecnologici: radioline, binocoli con lenti d’ingrandimento e bussole, walk-man, zainetti in stile adventure che sostituirono biglie, cartelline della tombola ed oggetti dall’approccio più classico.
La produzione dei grandi classici animati riprese con film dal taglio più moderno, come Aladdin, La Bella e La Bestia, La Sirenetta, nei quali apparvero i primi esempi di grafica computerizzata. Le serie TV animate come DuckTales e Ecco Pippo! svecchiavano considerevolmente l’atmosfera dei vecchi corti con Topolino, Paperino, Pippo e compagnia, basati su gag vecchio stile. Dulcis in fundo, il contenitore pomeridiano Disney Club, un programma per bambini con giochi, attività, interviste e canzoni pensato sul modello dei format a stelle e strisce.
Come tradizione americana vuole, poteva mancare la cantante? Certo che no. Con una sola differenza: mentre le star d’oltreoceano hanno utilizzato il Disney Planet come trampolino di lancio (Britney Spears, Christina Aguilera, Justin Timberlake, Selena Gomez e Miley Cyrus), per la prima vera star nostrana tale esperienza portò frutti più limitati.
Stiamo parlando di Arianna Bergamaschi, più semplicemente conosciuta come Arianna, scelta dalla Disney come cantante di punta per il mercato italiano, che esordì con il singolo “La Sirenetta”, inserito nella colonna sonora dell’omonimo cartone animato del 1990, e sempre nello stesso anno pubblicò questa “Siamo Forti” allegata su cassetta ad un numero di Topolino, traino per un LP dallo stesso titolo. Arianna disponeva di una platea potenzialmente infinita, che tuttavia non portò alla pur brava cantante un successo continuativo. In effetti le opportunità di visibilità, grazie al contratto Disney, ci furono: comparsate al Disney Club, presenza quasi fissa sulle pagine del settimanale, partecipazioni a Domenica In, Telethon e una trasmissione su Radio 105.
Analizzando a posteriori il motivo del successo solo parziale della cantante targata Disney, l’unica spiegazione di questo flop può essere descritta come “sindrome da Mauro Repetto“. Guardate in effetti il look della cantante nel video qua proposto, le movenze sincopate del balletto, le parole della canzone: tutto sembra fuori posto persino in quei tempi, una sorta di moderno che però sa già di antico.



Un confronto con le contemporanee star Disney americane appare impietoso, non tanto per le doti canore dell’artista, quanto per il formato del progetto stesso. Risultato: lo stesso di quello che pensiamo per Mauro, ovvero potenzialità artistica, grande contributo in quanto a testi, ma semplicemente un personaggio che non c’entra nulla col contesto. Con un’aggravante: se perlomeno Mauro era il “biondino che balla come uno scemo” affiancato al cantante, quindi una buona spalla, Arianna era da sola ed inesorabilmente è passata di moda troppo in fretta quando tutti si sono accorti di questa discrepanza.
La carriera della nostra ha poi preso altri binari e si può comunque considerare dignitosa (a parte il featuring con Pitbull nel 2013, ma a sua discolpa chi non ha un featuring con Pitbull al giorno d’oggi?). Resta comunque il fatto che, viste le premesse, il potenziale che il marchio Disney poteva riservare, l’esempio delle star americane contemporanee e le doti canore di Arianna, essa avrebbe potuto essere ben più fulgida. A noi rimane la cassettina bianca e il motivetto con marchetta “leggiamo Topolino – Siamo una banda nessuno che comanda”. Meglio di niente ma ancora troppo poco.