Piccolo Spazio Pubblicità - I 10 migliori Jingle degli Anni '80

Piccolo spazio pubblicità: i 10 migliori jingle pubblicitari degli anni ’80

È il 1983 quando Vasco Rossi pubblica Bollicine, più di una semplice canzone, non certo uno slogan diretto alla Coca-Cola e ad altri marchi, piuttosto il manifesto di una società che sta cambiando, a partire dalle pubblicità e un riferimento non troppo velato ad un altro tipo di coca. Nel capodanno del 1977 lo storico contenitore Rai degli spazi commerciali, il mitico Carosello, chiude per l’ultima volta il sipario, sintomo di costi eccessivi di produzione e di un mercato che voleva standardizzare gli spot a livello internazionale. Gli anni ’80 diventano quindi la fucina di un nuovo tipo di messaggi pubblicitari, più brevi e d’impatto, con dei jingle accattivanti che ti entravano nella testa e da allora non ne sono più usciti.

Questa raccolta dei 10 migliori jingle pubblicitari degli anni ’80 vuole essere un tributo ad alcuni dei motivetti divenuti tormentoni immortali, spesso più riconoscibili delle canzoni dei Beatles.

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Fruit Joy (1988)

«Alle morbide Fruit Joy, tu resistere non puoi, devi, devi, devi, devi, devi, masticaaar!» Le caramelle gommose alla frutta che tutti ricordiamo e amiamo cominciarono proprio così: prendi un famoso cestista e lo metti vicino ad un ragazzino odioso e saccente, goloso di gelatine alla frutta, la sfida è inevitabile. A vincere però non è il bambino, cui noi tutti auguriamo il male, ma le caramelle stesse, che in barba alle leggi della fisica non vogliono sciogliersi in bocca e, pur di finirle, devi masticare. Comunque io (giusto per tirarmela un po’) sono riuscito a resistere ed ho passato una mezzora buona con la caramella incollata al palato. Un’esperienza mistica che auguro a tutti.

Aranciata San Pellegrino (1988)

«San Pellegrino che aranciata esagerata! Ogni bevuta è una fortissima risata ha-ha! Con le bo-bollicine, la festa è assicurata! San Pellegrino che aranciata esagerata, ha!». Adesso esageriamo! Prendiamo la bibita gasata di cui facevo maggior uso da bambino. L’ho amata, l’ho bevuta, ne ho consumati svariati litri e adesso mi manca da morire. La canzone ed il video ti entravano nella testa (e lo fanno tuttora) con lo stesso impatto dell’acido lisergico. Un misto di buonismo, allegria e obbligo all’acquisto. Se lo ascolti tre volte di fila ti si secca la gola, devi averla, dovessi passare sul cadavere di tua madre. Il bambino con la erre moscia poi è il tocco di classe, capelli arancioni, vestito da bullo con tanto di squinzietta in minigonna al fianco. Con un’aranciata così, anch’io posso diventare un fico.

Rubinetti Zucchetti (1987)

«Si chiama Zucchetti la libertà, di fare con l’acqua tutto ciò che ti va!». Il motivetto con gli anni è caduto nel dimenticatoio, ma negli anni ’80 e ’90 era un vero e proprio tormento. Esistono più versioni di questo spot, di cui questa è la prima, poi con gli anni sono arrivate anche le donnine svestite e la mitica gag dell’asciugamano che cade. D’altronde se vendi rubinetti in un modo o nell’altro, devi attirare l’attenzione.

Amaro Averna (1988)

«Nell’aria, stasera, si respira più amore, e la vita è più vita, tutti insieme così. Amaro Averna, scalda il cuore, col gusto pieno della vita». Ok, la canzoncina non sarà diventata di certo così famosa, ma vogliamo parlare invece di quel «gusto pieno della vita»? Sono ormai anni che bevo il suddetto amaro e la canzone è cambiata diverse volte, sino ad arrivare alla versione del buon Enrico Ruggeri, ma quella frase rimane sempre la stessa: quando uno azzecca lo slogan, non lo lascia più. Una nota in particolare va al video della pubblicità, che ricorda il trend di un altro noto amaro, quello con l’antico vaso che deve essere portato in salvo. Gli archeologi quindi bevono solo amari o sono dei grandissimi alcolizzati? A voi la sentenza.

Tabu (1986)

«Ne mangio mille al giorno, vuoi sapere perché? Sei tutta naturale, niente è meglio di te. Ta-taa ta-tabu! Sono naturale io mi chiamo tabu. Hai poche calorie giuste, giuste per me. Quando non ti sento tremo, svengo, sai perché? Sono lusingata, sono qui per te! Liquirizia pura questo é un sogno per me, che rabbia se mancassi, se non fossi con me. Ta-taa ta-tabu». La nostalgia mi coglie all’improvviso non appena rivedo questo spot con l’inconfondibile uomo di colore, ispirato a Al Jolson su sfondo nero, con i guanti bianchi e il papillon rosso, per non parlare degli occhi decisamente inquietanti. Ne sono state dette di tutti i colori su questa pubblicità, per il presunto razzismo reso ancora più equivocabile dalla versione successiva, in cui alla canzone veniva aggiunto nel finale la frase «Anche bianco!», per reclamizzare la nuova versione bianca delle caramelle. Non ci ho mai visto niente di male e il motivetto, per non parlare del balletto con le mani, mi mette allegria. Importante: non mettete l’accento su quella “u”, se guardate bene sulla confezione non c’è!

Colussi Gran Turchese (1989)

«Gran Turchese ce n’è uno e come lui non c’è nessuno». Questo simpatico spot, ovviamente indirizzato ai bambini, è un bellissimo esempio di pubblicità semplice, diretta e simpatica, di cui oggi sentiamo la mancanza. Che cosa vuoi di più dalla vita di una colazione giocosa e spensierata con dei simpatici biscotti che cantano: «Io sono Supersonico frollino tecnologico. Io sono Tontolino, frollino contadino. Io sono quello magico, maldestro e catastrofico. Scusate senza offese, io sono Gran Turchese», rimando diretto ai mille biscotti con nomi fantasiosi del competitor Mulino Bianco contro la semplicità di un solo biscotto della linea Colussi. Per fortuna oggi c’è Banderas a rendere tutto così inzupposo.

Crystal Ball (1989)

«Con Crystal ball ci puoi giocare (Crystal ball) e tante forme puoi inventare (Crystal ball). Con mille giochi divertenti (Crystal ball), mille colori differenti. Gioca un po’ con Crystal ball». Il Crystal ball lo avevano tutti (tranne me) e non passava giorno che non mi sentissi una merda. Dato il trauma infantile non ho mai sopportato più di tanto questo gioco, che tra le altre cose puzzava di raffineria petrolifera mista a vernice per mobili, quindi non mi dispiacque molto quando scomparve dai negozi, dalle pubblicità e dalle feste dei miei amici. A lungo si parlò di un ritiro dal mercato a causa della sua tossicità, in realtà l’azienda lo vende tuttora, quindi smettetela di addossare al gioco la colpa della vostra deformità.

Kinder Colazione Più (1989)

«Con i cinque cereali di Kinder Colazione Più, con quel gusto di cacao che ti tira un po’ su, puoi partire alla grande anche tuuuu!» Anni ’80 e droga, lo sappiamo tutti, sono un’accoppiata vincente, ma mettere una famiglia di fattoni, figli compresi, per pubblicizzare delle merendine mi sembra esagerato. Nello spot una donna, con lo stesso entusiasmo di un calcolo renale, chiama a raccolta la famiglia per la colazione. Saranno le undici del mattino e sono, ovviamente, tutti già vestiti e pronti per andare al lavoro e a scuola. La cosa più fastidiosa di questo spot però è il bambino, con quella faccia da primo della classe che uscendo salta l’intero vialetto di casa, spero tu sia caduto. Vorrei far notare la cattiveria della madre che mette in tavola le merendine già fuori dalla loro confezione, togliendo a tutti la soddisfazione di scoppiarla.

Aiazzone (1989)

“Vieni, vieni, vieni, da Aiazzone, quanti mobili troverai. Vieni, vieni, vieni, da Aiazzone ed a casa tua li avrai. Vieni, vieni, vieni da Aiazzone, vieni e non ti pentirai. Vieni in moto o in barella, ma vieni a Biella, ma vieni a Biella. Vieni a cena o a colazione, perché Aiazzone ti piacerà, perché Aiazzone ti piacerà!” La cosa strana degli anni ’80 erano le televendite. Veri programmi seguiti da tutta Italia, “isole comprese” (cit.), con tanto di presentatori divenuti icone, mica Mastrota. In questi anni nascono personaggi del calibro di Wanna Marchi, Roberto “il Baffo” Da Crema, Maurizia Paradiso e Guido Angeli. Proprio quest’ultimo deve la sua fortuna al mobilificio più famoso e famigerato del Belpaese, suo lo storico ed usurato slogan “Provare per credere”, da cui nacque l’omonima canzone, finita nel dimenticatoio. La canzone dello spot, scritta da Romano Bertola era invece così famosa che venne ripresa grandiosamente e parodiata ne “La Profezia Della Sibilla” dei CCCP Fedeli alla linea.

Cedrata Tassoni (1982)

«Quante cose al mondo vuoi fare? Costruire? Inventare? Ma trova un minuto per me!» Uno degli spot più longevi d’Italia, dal 1982, che quando lo guardi capisci essere arrivata l’estate. Questa pubblicità riesce a trasmettere una sensazione di benessere, di pace interiore. Credo sia lo spot più azzeccato della storia, lo slogan poi è l’essenziale “Per voi e per gli amici, Tassoni”, senza aggiungere altro. È la perfezione. Amo questa pubblicità. Serve aggiungere altro?

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