Per colpa del Trio Bandiera guidato dal signor Ghinazzi, al Festival di Sanremo 2010 rischiava di passare inosservata l’assenza dell’inossidabile Divino Otelma che, ormai d’abitudine, ogni anno si propone con un suo brano e puntualmente viene trombato.
Quest’anno non sono bastate le suppliche ad Antonella Clerici, le promesse di una giovinezza perenne e neppure i riti per la potenza sessuale (tanto declamati nel suo singolo d’esordio del lontano 2005) per ottenere quella chance che gli avrebbe potuto permettere di esibirsi nel teatro Ariston, e se Pippo Baudo per l’esclusione del 2008 si è preso dal “divino” il titolo di “mafioso”, questa volta la paciosa Antonellina non si è beccata nessun epiteto per questa ennesima “buca”.
Che sia un boicottaggio nei confronti di un potenziale canoro sottovalutato? Forse la RAI vuole almeno tenere quel minimo di (in)decenza per il Festival? Oppure il pubblico in sala è troppo impressionabile, con tanto di cardio-sofferenti e palandrano-fobici date le vesti del Divino Otelma (una specie di Papa al soldo del circo Orfei).
Fatto sta che questo nuovo singolo (con tanto di imperdibili suonerie in 4 versioni) non potevamo perdercelo, anche perché è davvero orecchiabile e perfettamente in linea con la produzione del nostro: testo naïf dai richiami cosmico-astrologici, ma dalla memorizzabilità immediata. Che poi sia un’orgia di autotuner poco importa, pur non essendo all’altezza dei suoi migliori episodi lascia ben sperare in vista magari di un nuovo album.