Franco Califano è sicuramente uno dei personaggi italiani più controversi degli ultimi trent’anni e uno dei cantanti più sottovalutati nel recente passato.
Divenuto famoso come autore di celebri canzoni per Renato Zero, Ornella Vanoni, Peppino di Capri e Mina, come cantante è sempre stato criticato per essere stato semplicemente se stesso. Il Califfo ha saputo parlare di ciò che lo circonda senza particolari filtri e questo lo ha reso un personaggio “scomodo”.
“Balla Ba” è una piccola rarità nella sua discografia perché qui Califano è alle prese con la discomusic (in effetti siamo in pieni anni ’70), anche se ovviamente il tutto è solo un pretesto per le sue liriche di poeta metropolitano che criticano la nuova moda delle discoteche: “M’hai chiesto un ballo e io per educazione t’ho detto sì, ma per un ballo solo… Qui sò dù ore che sbattemo er culo!”; “Senti che roba aoh! Guarda che casino! Tutti ammucchiati a zompà come grilli, sembramo proprio un mucchio de imbecilli.”).
A Franco Califano tutto questo non piace, ma non perché è il solito vechio rompicoglioni, bensì perché tutto questo è uno spreco inutile di energie che potrebbero essere impiegate in altre e ben più divertenti situazioni: “Quando ritorni vedi de fa piano, tanto l’amore è chiaro nun lo famo… e nun dì in giro che io nun funziono, perchè le forze sò quelle che sono quanno che è sera, l’energia è contata… o se famo un balletto… o ‘na scopata…”.
Vero e proprio inno di tutti quelli che alla sera devono razionare le energie, ma soprattutto manifesto per ergersi ancora una volta al di sopra delle vacue mode passeggere.
Non so voi ma io sto con Califano!