Se da teenager seguivate Beverly Hills 90210 vi ricorderete sicuramente di David Silver, personaggio secondario nella serie, ma che di stagione in stagione riuscì a conquistarsi fama pari a quella degli attori principali, più che altro per via della tormentata relazione con Donna Martin (Tori Spelling), che però non gliel’ha data per ben 10 stagioni.
Brian Austin Green interpretava un ragazzo non troppo sveglio e appassionato di musica che, guardacaso, diventerà il DJ dell’università e tenterà anche la carriera musicale con scarsi risultati. In realtà non si tratta di fiction, ma semplicemente di portare in scena la vita privata dell’attore. Sì perché il nostro non era altro che un giovane attorucolo dal viso carino con il pallino della musica, che grazie ai lauti stipendi guadagnati con la fortunata serie TV e relativa fama decide di provarci davvero con “One Stop Carnival”.
Se avete una buona memoria, non vi saranno scappate le ridicole performance canore del nostro nel telefilm: patetici scimmiottamenti del peggio di Vanilla Ice, con una voce da età prepuberale su delle anonime basi senza mordente. Ecco, il disco è esattamente questo.
Definirla “merda d’artista” sarebbe un complimento, o meglio un insulto a Piero Manzoni. Più cha altro qui ci troviamo di fronte al costoso sfizio di una star annoiata o che, peggio, ci credeva davvero.
Le 14 tracce sono tutte tediosamente identiche e anonime, senza groove né il minimo appeal, nonostante la produzione di Slimkid3 dei The Pharcyde e, udite udite, di un ancora sconosciuto Will.I.Am con il nome di WILL 1X nella canzone “That’s Right”.



Forse accortisi dell’improponibilità dell’operazione i due hanno preferito sbrigarsi usando la stessa base riciclata da dischi hip hop a basso costo dei primi anni ’90, appiccicandola a tutte le canzoni.
Inutile dire che i due singoli estratti non andarono oltre il circolo dei parenti, il peggio però è la seriosissima spocchia che l’opera trasuda.
Sebbene si tratti di una porcheria senza se e senza ma, non possiamo non meravigliarci del fatto che nonostante la fama televisiva, il suo faccione in copertina e l’esplosione mainstream dell’hip hop a metà anni ’90, il disco non sia riuscito a piazzare nessun brano in classifica, nemmeno nelle parti basse, tantomeno in Giappone dove una hit non la si nega(va) praticamente a nessuno.
C’è da ammettere che non era facile.
Tracklist:
01. The Closet
02. That’s Right
03. You Send Me
04. 1-2-Threez
05. Style Iz It
06. Music Business #@!$% (Interlude)
07. Didn’t Have A Clue
08. Da Drama
09. Mind And Da Body
10. Beauty And Da Beats
11. Hometown
12. You Send Me (Jazz Mix)
13. Extacy
14. Do What You Wanna Do