Il genere umano si divide in due categorie: quelli che almeno una volta nella vita si sono trovati, a dispetto del loro credo interiore e del loro codice etico, a ballare all’1:25 di mattina del 1 gennaio il trenino con sottofondo di Disco Samba e quelli che, mentendo, sostengono di non averlo mai fatto.
L’esistenza stessa di questo tormentone e la sua riproposizione ad ogni maledetto Capodanno sono qualcosa di dogmatico, più certo che la seconda venuta di Nostro Signore. Per fortuna diciamo noi, poiché quest’ultima avverrà al compiersi della profezia dell’Apocalisse come sostiene qualcuno. Consoliamoci allora parzialmente sorbendoci questo maledetto medley con l’auspicio di un anno migliore e di un futuro che ci sorrida.
Tornando alla genesi del pezzo, contrariamente a quanto si possa credere non è necessario scavare nei meandri della musica carioca: niente viaggi mentali all’ombra del Pan di Zucchero, niente sonetti alla Bergonzoni de L’allenatore nel pallone sulla spiaggia di Copacabana, niente cocktail sorseggiati da una noce di cocco con sottofondo di maracas.



Disco Samba infatti vede la luce nel più prosaico, nebbioso e piovoso Belgio, partorito dal genio del trio musicale Two Man Sound, un progetto composto dai produttori ed autori Lou Deprijck, Yvan Lacomblez (questi ultimi due avvistati anche in seno alla produzione di quel fenomeno di Plastic Bertrand, autori tra le altre cose dell’immortale Ça plane pour moi) e Sylvain Vanholme. I tre moschettieri salgono agli onori della cronaca musicale grazie al loro modo di concepire la musica dance, unendo melodie e arrangiamenti disco a ritmiche più esotiche e sudamericane come samba, bossa nova e, in generale, la musica popolare carioca. Un modo insomma per ricordare a noi poveri sfigati europei le atmosfere calde (in tutti i sensi) di Rio de Janeiro, Salvador de Bahia o Belo Horizonte, anche durante i lunghi tristi mesi invernali che caratterizzano il nostro continente.
Una ricetta apparentemente scema, che ebbe però i risultati sperati, a giudicare dal trend che ci accompagna ancora oggi, fatto di pezzucci latineggianti da un’estate al mare ma, soprattutto, dall’ossessivo ritorno di Disco Samba nei locali di tutta Italia in occasione del veglione di Capodanno.
La canzone è un medley di pezzi storici quale per esempio Tristeza (di Jair Rodrigues), Zazueira (di Jorge Ben Jor) e Brigitte Bardot (di Jorge Veiga) rinfrescate, reinterpretate, velocizzate e mixate con altri pezzoni originali come So fla fla e il tremendo intro che tutti conosciamo e temiamo.
Del brano esistono infinite versioni modificate e corrette a seconda dei limiti di spazio del supporto fonografico (a 7” o 12”) e della stampa, chiaramente non possiamo che consigliare la gloriosa Complete Disco Version con i suoi ben 7 minuti ed oltre 20 brani mixati al bacio.
Il risultato, costa dirlo, non fa una grinza, perlomeno considerando il contesto: un contiuum irresistibile che pare voler chiamare «Trenino! Trenino! Trenino!». L’effetto ipnotico colpì (duole ammetterlo) anche me durante il capodanno 2005 presso il Rolling Stone di Milano. Ironico destino poi scoprire, tramite cervellotiche ricostruzioni, che in quel trenino c’era anche una ragazza che sarebbe diventata una delle mie più care amiche di università e che allora non conoscevo. Sono tutte storie bellissime, che riconciliano con la morte e che ci fanno apprezzare in toto la grandezza di questo pezzo.
A chi invece non può vantare esperienze di profondità umana come la mia dò un consiglio: non importa quale musica ascoltiate, quale rigore morale e musicale voi teniate, quale personaggio interpretiate, Disco Samba c’è e ci sarà. Meglio quindi fare buon viso a cattivo gioco, resistere, chiudere gli occhi e immaginare a piacere qualche scenario da carnevale di Rio, qualche giocata di Ronaldinho o, se siete delle signorine, qualche aitante ballerino di capoeira, magari pensando alla rendita SIAE elargita ogni 2 gennaio a questi maledetti geni… Vedrete che tutto avrà una parvenza di senso.
Tracce 7” prima stampa belga:
A. Disco Samba
A1. Intro 0:18 (Lou Deprijck, 1976)
A2. Taj Mahal 0:14 (Jorge Ben Jor, 1972)
A3. Upa, Neguinho 0:23 (Edu Lobo, 1964)
A4. Zazueira 0:24 (Jorge Ben Jor, 1963)
A5. Brigitte Bardot 0:18 (Jorge Veiga, 1961)
A6. Caramba… Galileu da Galiléia 0:17 (Jorge Ben Jor, 1963)
A7. País Tropical 0:18 (Jorge Ben Jor, 1969)
A8. So Fla Fla 0:18 (Lou Deprijck, 1977)
A9. Aquarela do Brasil 0:20 (Ary Barroso, 1939)
A10. Você Abusou 0:30 (Antonio Carlos & Jocafi, 1971)
A11. Nega de Obaluaê 0:16 (Wando, 1973)
A12. Tristeza 0:19 (Jair Rodrigues, 1966)
A13. Charlie Brown Charlie Brown 0:19 (Benito di Paula, 1974)
B. Quetal America (Short Version)
Tracce 12” prima stampa belga:
A. Disco Samba (Complete Disco Version)
A.1 Intro 0:18 (Lou Deprijck, 1976)
A.2 Taj Mahal 0:14 (Jorge Ben Jor, 1972)
A.3 Upa, Neguinho 0:23 (Edu Lobo, 1964)
A.4 Zazueira 0:24 (Jorge Ben Jor, 1963)
A.5 Pegue na Cartilha (A-E-I-O-U-Y) 0:13 (Bahiano, 1953)
A.6 Fio Maravilha 0:16 (Jorge Ben Jor, 1972)
A.7 Brigitte Bardot 0:18 (Jorge Veiga, 1961)
A.8 Caramba… Galileu da Galiléia 0:17 (Jorge Ben Jor, 1963)
A.9 País Tropical 0:18 (Jorge Ben Jor, 1969)
A.10 So Fla Fla 0:18 (Lou Deprijck, 1977)
A.11 Aquarela do Brasil 0:20 (Ary Barroso, 1939)
A.12 Você Abusou 0:30 (Antonio Carlos & Jocáfi, 1971)
A.13 Nega de Obaluaê 0:16 (Wando, 1973)
A.14 Tristeza 0:19 (Jair Rodrigues, 1966)
A.15 Charlie Brown Charlie Brown 0:19 (Benito di Paula, 1974)
A.16 Festa Para Um Rei Negro (O-lê-lê, ô-lá-lá, pega no ganzê, pega no ganzá) 0:19 (Jair Rodrigues, 1971)
A:17 Velha Baiana (Mariana) 0:18 (Paulo Brasão, 1977)
A:18 Mas Que Nada 0:27 (Jorge Ben Jor, 1963)
A:19 Desacato 0:35 (Antonio Carlos & Jocáfi, 1971)
A.20 Copacobana 0:23 (Penny Els, 1972)
A.21 Ritmocada 0:44 (Lou Deprijck, 1977)
B. Quetal America